Presidio per la riapertura del Pronto Soccorso dell’Ospedale “San Giovanni Bosco”
Il giorno 3 aprile la Consulta Popolare Salute e Sanità ha tenuto un presidio davanti all’ospedale San Giovanni Bosco di Napoli per rivendicare la riapertura del Pronto Soccorso. Proprio per quella giornata, infatti, sulla spinta delle mobilitazioni degli ultimi mesi la Regione e la direzione generale dell’ASL avevano annunciato in pompa magna la riapertura del presidio, per poi non mantenere la promessa a causa delle forti carenze di personale che rendono di fatto impossibile garantire i servizi minimi.
Nel volantino di rivendicazione dell’iniziativa si legge, infatti: “la riapertura è stata rinviata a data da destinarsi a causa di carenze di personale che, come dichiarato la scorsa settimana dallo stesso Verdoliva (direttore generale dell’ASL Napoli 1, NdR), fanno sì che non vi siano le condizioni minime per mantenere aperta la struttura sui tre turni previsti.
La Consulta Popolare per la Salute e Sanità del Comune di Napoli denuncia ancora una volta l’ennesima operazione propagandistica di De Luca e di Verdoliva sulla pelle dei cittadini campani. L’annuncio della riapertura, evidentemente, era stato fatto solo per placare le acque dopo gli ultimi episodi di malasanità (l’ultimo è quello della signora morta fuori dall’ospedale) e per continuare il giochino dello scaricabarile tra regione e governo centrale sulle carenze di personale, omettendo ogni responsabilità della regione sullo sfascio della programmazione sanitaria”.
Il presidio ha visto la partecipazione di un vasto fronte di forze mobilitatosi in difesa della struttura e a sostegno della Consulta: dalle sigle sindacali, come CGIL, NURSIND e SGB, al comitato di quartiere attivo nel “Rione Amicizia”, fino al presidente della III municipalità del Comune di Napoli.
Nel corso dell’iniziativa i manifestanti, per soccorrere una signora che aveva appena avvertito un malore, hanno fatto irruzione all’interno del Pronto Soccorso chiuso, solidarizzando con i lavoratori della struttura e unendosi ad essi nel denunciare la situazione e sollecitarne la riapertura. Un piccolo esempio di cosa vuol dire agire da autorità, non limitandosi a denunciare le malefatte della classe dominante e dei suoi amministratori ma indicando soluzioni e attuandole direttamente nella misura delle proprie forze.
Flashmob dei lavoratori dell’ospedale “Cardarelli”
Nella giornata di giovedì 6 aprile le RSU CGIL, CISL, FIALS e COBAS dell’ospedale Cardarelli di Napoli hanno svolto un flash – mob fuori l’ospedale per denunciare le principali criticità che caratterizzano la situazione della struttura sanitaria: carenze di personale, precariato dilagante, situazione del Pronto Soccorso – Osservazione Breve Intensiva (OBI), ecc.
Nella nota delle quattro segreterie si legge: “Quanto evidenziato ha come unico obiettivo quello di migliorare le condizioni di cura dei pazienti che quotidianamente afferiscono alla nostra Azienda ma ciò non può realizzarsi senza contestuale miglioramento delle condizioni di lavoro degli operatori. La nostra azione non terminerà fintantoché le criticità a più riprese evidenziate non troveranno soluzione e a tal proposito segnaliamo, che nonostante l’avvio della procedura di raffreddamento del conflitto con Organi terzi, la Direzione Strategica al termine della manifestazione ha convocato – come richiesto dalle scriventi – su tavoli separati, le organizzazioni sindacali e la RSU inserendo all’ordine del giorno quanto da noi richiesto”.
Il flash mob ha costituito l’ultima tappa di un percorso di mobilitazione dei lavoratori dell’ ospedale Cardarelli che ha visto la convergenza di tutte le principali sigle sindacali operanti nella struttura, che unitariamente hanno proclamato l’8 marzo lo stato di agitazione e che è culminato con l’assemblea generale del 23 marzo, imposta dai lavoratori ad una Direzione sorda alle loro esigenze, espressione della classe dominante che sta privatizzando e sfasciando la sanità pubblica a Napoli e in Campania. Questo percorso è la dimostrazione che quando i lavoratori, a prescindere dalle appartenenze sindacali, scendono in lotta, le stesse organizzazioni sindacali sono spinte a coordinarsi tra loro, mettendo da parte ogni spirito di concorrenza e a farsi promotrici della mobilitazione dei lavoratori, invece che limitarsi ad erogare servizi e a partecipare al banchetto dei padroni.
Dare continuità alla mobilitazione e svilupparla significa non solo consolidare l’unità d’azione delle organizzazioni sindacali, ma anche alimentare e rafforzare l’unità dei lavoratori del Cardarelli con tutti gli organismi di lavoratori e utenti che lottano contro lo smantellamento della sanità pubblica in città (dai lavoratori e utenti del San Giovanni Bosco, a quelli del Loreto Mare, dal Comitato San Gennaro alle realtà riunite nella Consulta Popolare Salute e Sanità) e con la più vasta rete delle organizzazioni operaie e popolari attive sul territorio (dagli studenti del collettivo M – AREA, agli operai Whirlpool, agli organismi di lotta dei disoccupati).
Significa in sintesi, rendere questa mobilitazione parte di unamobilitazione generale che, a partire dalla difesa delle condizioni delle masse, sia incanalata e diretta a creare le condizioni per costruire un nuovo governo che sia emanazione delle masse popolari stesse e che risponda ai loro interessi.
Solo in questo modo sarà possibile, già in questa fase, prendere le misure per ridurre l’inflazione e la speculazione, per migliorare le condizioni economiche, di lavoro e di vita delle masse popolari e per un nuovo ordinamento sociale.