“Anche in Italia suona la fanfara di guerra: studenti inviati nelle industrie belliche a svolgere l’alternanza scuola lavoro, progetti per ampliare le basi militari esistenti e costruirne di nuove (come a Coltano), aumento del traffico di armi nei porti e delle esercitazioni militari, fino alla banda musicale della Nato che sfila al carnevale di Viareggio (!).
Tuttavia le fanfare non coprono lo scricchiolio continuo e insistente del paese che sta crollando: il progressivo smantellamento dell’apparato produttivo, lo stato di abbandono della sanità pubblica, il degrado a cui sono condannate la scuola e l’università, le file di persone alla Caritas, gli sfratti, i pignoramenti, il dissesto colpevole dei territori…
[…] L’opposizione alla guerra e all’economia di guerra è condivisa, anche se con motivazioni diverse, da larga parte della popolazione italiana: non solo dalle masse popolari, ma anche da gruppi ed esponenti della classe dominante (nell’ambito delle contraddizioni tra gruppi imperialisti europei e gruppi imperialisti Usa), da una parte del clero e delle istituzioni cattoliche e perfino da una parte delle Forze Armate e delle Forze dell’Ordine (in proposito si vedano le numerose critiche pubbliche di ex generali e persino di generali tutt’ora in servizio).
[…] C’è solo una strada, solo una, per cambiare il corso delle cose: aprire in ogni paese imperialista il “fronte interno” della guerra, rendere ognuno di essi ingovernabile alla classe dominante.
Per quanto riguarda l’Italia, ciò significa mobilitarsi per rendere ingovernabile il paese al governo Meloni fino a cacciarlo; impedire che sia sostituito da un altro governo di servi della Nato e della Ue e sostituirlo con un governo di emergenza delle masse popolari organizzate.
“Sarebbe bello, ma non è possibile” è la risposta più comune che incontriamo di fronte a questa prospettiva. Ma, compagni e compagne, partiamo dall’esperienza pratica e guardiamo la realtà: coloro che solo due anni fa andavano ripetendo che la guerra nel cuore dell’Europa non sarebbe stata possibile, sono gli stessi che oggi dicono che non è possibile cacciare i servi della Nato e della Ue dal governo del paese e che non è possibile costituire il Governo di Blocco Popolare.
Il domani sarà diverso dall’oggi. Quello che sarà domani dipende da quello che si fa oggi. Succederà quello che faremo succedere”.
Tratto da “Rovesciare il governo della guerra”, Resistenza n.3/2023