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Né qui né altrove
Liberiamoci dal fossile
Ne qui né altrove. I servi della Nato che governano il paese scaricano sulle masse popolari i sacrifici “per sostenere la guerra”. Con il pretesto di far fronte alla crisi energetica – che la guerra contro la Federazione Russa ha solo aggravato, perché era preesistente – impongono l’installazione dei rigassificatori nei porti italiani: bombe innescate che, anche senza scoppiare, sono una costante minaccia per la sicurezza della popolazione e hanno un impatto devastante sull’ambiente e su tutto il territorio.
Piombino è un esempio. Delle conseguenze della guerra, delle speculazioni, del fatto che a pagare devono sempre essere le masse popolari e solo loro, del servilismo del governo italiano (altro che Fratelli d’Italia, sono servi della Nato!) verso i padroni a stelle e strisce e della Ue.
Ma è anche un esempio di resistenza: la mobilitazione delle masse popolari di Piombino ha ispirato ed è stata d’esempio per le masse popolari di altri territori che si uniscono per dire NO al rigassificatore, né qui né altrove!
Liberiamoci dal fossile. E la mobilitazione di Piombino raccoglie il sostegno di tutte le reti ambientaliste del paese, di tutta quella parte di popolazione che chiede uno sviluppo diverso, che dà alla parola sviluppo un significato diverso rispetto alla devastazione e al profitto che invece è l’unico significato che riconosce la classe dominante.
Siamo la maggioranza
La maggioranza delle masse popolari italiane è contro il coinvolgimento del nostro paese nella guerra che la Nato sta conducendo in Ucraina contro la Federazione Russa, è contro l’invio di armi all’Ucraina e le sanzioni alla Federazione Russa.
La maggioranza delle masse popolari è contraria alla devastazione dell’ambiente, allo smantellamento della sanità pubblica, allo svuotamento della scuola pubblica e dell’università. La maggioranza delle masse popolari è contraria al programma comune della classe dominante (quello che oggi viene chiamato “agenda Draghi”). Eppure, nonostante siano la maggioranza, le masse popolari non riescono a far valere i loro interessi.
Dobbiamo organizzarci
e far valere tutta la nostra forza
Posto che l’unione fa la forza, tutte le spinte a organizzarsi per fare fronte a questo e a quel problema sono giuste e vanno sostenute. Ad esempio, per ottenere la revoca di una misura antipopolare bisogna organizzarsi e mettere in atto una serie di iniziative per costringere le autorità e le istituzioni a fare marcia indietro.
Il pezzo in più che dobbiamo mettere è ragionare e confrontarsi su un “programma comune” da contrapporre a quello della classe dominante, coordinarci per attuarlo, diventare quel “grande centro autorevole” in grado di dispiegare su ampia scala la mobilitazione necessaria per costituire il governo di cui c’è bisogno.
In questo modo ogni mobilitazione – grande o piccola – rientra in un movimento più ampio e unitario. In questo modo ogni organismo operaio e popolare diventa articolazione di un organismo più grande, capace di rispondere unitariamente alle manovre della classe dominante e di pensare (e passare) insieme al contrattacco.