Benché il governo Meloni sia ossequioso attuatore del programma conosciuto come “agenda Draghi” (pertanto nulla di più eversivo, più anticostituzionale, più reazionario e più antipopolare di quanto non fosse già quello imposto da Nato e Ue con il loro “governo dei migliori”, sostenuto anche dal PD), nella sua opera si giova del contributo dei nostalgici più o meno palesi del Ventennio fascista. I suoi esponenti e galoppini sono gretti, reazionari e più sfacciati nel dire e nel fare quello che la classe dominante tutta pensa e fa da decenni (dalla fine degli anni ‘80 del secolo scorso, approfittando del declino del movimento comunista).
Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti: gli attacchi alla libera associazione delle masse popolari, alle forme di organizzazione autonome e alternative al sistema di profitto e speculazione dei capitalisti, all’attività politica, sociale e culturale sono del tutto uguali, in termini di contenuto, rispetto a quelli promossi dal governo Draghi (e di quelli che lo hanno preceduto), ma sono aggravati dallo spirito antidemocratico, antipopolare e persecutorio tipico della destra reazionaria, in un contesto in cui il nostro paese sprofonda nell’economia di guerra, è trascinato in una guerra – quella della Nato contro la Federazione Russa – e alla classe dominante servono appigli per alimentare la divisione e la contrapposizione fra settori delle masse popolari.
Allora ecco la ripresa del razzismo di stato, delle discriminazioni di genere spacciate per “tradizione”; ecco l’aumento della censura e della repressione, ecco la criminalizzazione di tutte le esperienze di organizzazione che vanno oltre le forme e i modi tollerati (e imposti) “dall’interesse nazionale”.
L’Arci ha una lunga storia di promozione dell’organizzazione delle masse popolari su base culturale, artistica, sportiva, sociale, una lunga storia di organizzazione delle masse popolari alla partecipazione attiva e collettiva alla vita pubblica legata all’opera del vecchio movimento comunista e socialista.
Ebbene, oggi che il governo dei nostalgici del Ventennio fascista perseguono lo stesso programma dei “democratici guerrafondai”, anche l’Arci ha il compito di mettere per intero e fino in fondo quella sua esperienza e quella sua storia al servizio della resistenza che le masse popolari oppongono agli effetti della crisi e alle varie manovre della classe dominante per riportare indietro le lancette della storia.
È un compito che richiede di cambiare pelle, all’Arci e a tutti gli organismi che resistono alle continue violazioni della Costituzione del 1948 e all’attacco che la classe dominante sta portando contro i lavoratori e le masse popolari. Cambiare pelle perché si stratta di una mobilitazione progressista, nel senso che mira al progresso della società e del paese; popolare nel senso che si basa sul protagonismo delle masse popolari, è partigiana, nel senso che usa ogni strumento per incarnare e promuovere gli interessi di una parte della popolazione, la maggioranza, le masse popolari, ma in definitiva è una mobilitazione assolutamente politica, perché è strumento per cambiare il corso che i nostalgici del Ventennio e i “democratici guerrafondai” stanno imponendo al paese e contribuire alla costituzione di un governo che ha come fulcro della sua azione l’attuazione delle parti progressiste della Costituzione del 1948.
Su queste basi e con questi presupposti il Partito dei CARC invita il Presidente dell’Arci, il Consiglio Nazionale e i direttivi delle Sezioni locali, a partecipare al suo VI Congresso.