Sovranità nazionale e lotta per il socialismo

Le citazioni nell’articolo sono tratte dalla risoluzione n. 1 del VI Congresso del P.CARC.

dalla Quando nel 2017-2018, ai tempi del “prima gli italiani” della Lega di Salvini, trattavamo l’argomento della sovranità nazionale venivamo spesso attaccati o addirittura bollati come destri e reazionari da una parte del movimento comunista del nostro paese.

Ma compagni, la sovranità nazionale è un tema che appartiene al movimento comunista fin dalla sua nascita!Sono stati i revisionisti moderni che lo hanno eluso, consegnando il nostro paese agli imperialisti Usa e al Vaticano dopo la fine della Seconda guerra mondiale. Questo ha permesso ai partiti di destra, che da sempre scimmiottano il movimento comunista cosciente e organizzato con l’obiettivo di raccogliere consensi, di appropriarsene per la loro becera propaganda. Propaganda a uso e consumo della classe dominante.

Oggi, con il governo Meloni e l’Italia coinvolta da oltre un anno nel conflitto in Ucraina al carro della Nato e degli imperialisti Usa, il problema della sovranità nazionale diventa tanto più evidente quanto più disastrosi sono gli effetti della guerra sulla popolazione italiana.

Mobilitarsi per la sovranità nazionale significa:

“- lotta contro la Nato (basi e installazioni militari, partecipazione a missioni di guerra, partecipazione alle sanzioni economiche contro altri paesi, impunità dei soldati Usa a fronte di reati comuni per cui non sono processati, ecc.);

– lotta contro la Ue e le sue istituzioni (debito pubblico, patti di stabilità, pareggio di bilancio in Costituzione, assegnazione di quote di produzione in campo agricolo e industriale, ecc.);

– lotta per impedire chiusure e delocalizzazione delle aziende italiane e la loro vendita ai gruppi multinazionali, per mantenerle aperte e in funzione in Italia (attuazione degli articoli 41, 42 e 43 della Costituzione), per nazionalizzare le aziende strategiche, ecc. Non c’è sovranità nazionale né benessere popolare né sicurezza personale senza direzione delle autorità italiane e dei lavoratori sulle attività economiche che si svolgono in Italia;

– lotta contro il Vaticano (abolizione dei Patti Lateranensi e dei privilegi della Chiesa cattolica rispetto alle altre organizzazioni e associazioni religiose).”

Lottare su questi quattro fronti – è impossibile mettere mano a uno senza intervenire in una certa misura anche sugli altri tre – significa lottare per contendere la direzione della società alla classe dominante.

Un paese che non può decidere cosa e come produrre, che non ha il controllo di quello che accade sul suo stesso territorio (come succede oggi per le decine di basi militari Nato e americane disseminate in Italia, per esempio), che deve subordinare all’approvazione di Washington o Bruxelles le sue decisioni politiche ed economiche, ebbene questo paese non può nemmeno decidere di porre fine alla sua partecipazione al conflitto in Ucraina.

“Alcuni ci accusano di essere nazionalisti perché chiamiamo i lavoratori italiani a lottare contro i gruppi imperialisti in nome della lotta contro il degrado materiale, intellettuale e morale e contro la distruzione dell’apparato produttivo che essi impongono in Italia. Noi siamo internazionalisti, nel senso in cui lo è sempre stato il movimento comunista: appoggiamo con tutte le nostre forze le lotte dei lavoratori di tutti gli altri paesi per la propria emancipazione e miriamo a stabilire relazioni di solidarietà e collaborazione con le masse popolari di tutti i paesi. Rompendo le catene dell’Ue e della Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, Usa e sionisti, l’Italia darà un aiuto a tutte le classi sfruttate e a tutti i paesi oppressi. La sottomissione comune ai gruppi imperialisti non porta all’unità, ma alla guerra tra masse popolari dei vari paesi e in ogni paese. Solo masse popolari sovrane nel proprio paese sono in grado di stabilire un rapporto di collaborazione e di solidarietà con le masse popolari di altri paesi.”

E sta qui la profonda differenza con l’uso strumentale che la borghesia fa del concetto di sovranità: mentre per la classe dominante essa coincide con “nazionalismo” (e porta alla mobilitazione reazionaria delle masse popolari di un paese contro quelle di altri paesi), per i comunisti la sovranità nazionale è un aspetto essenziale per la rivoluzione socialista e per l’instaurazione del socialismo.

In questo preciso senso noi comunisti siamo per la sovranità nazionale, perché senza (cioè senza potere decisionale su quello che succede all’interno dei propri confini e nelle relazioni con altri paesi) proseguire nella costruzione di una società socialista è impossibile per definizione. Dovremmo chiedere il permesso a Biden, al Papa o alla Von der Leyen?!

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