Genova – Manifestazione “Abbassate le armi e alzate i salari”
Per preparare la manifestazione del 25 febbraio, i compagni del Calp hanno indetto nelle settimane precedenti diverse assemblee molto partecipate, sia a Genova che in altre città italiane, invitando alla massima partecipazione alla giornata contro la guerra, i traffici di armi e l’economia di guerra che sta avendo effetti disastrosi sulla vita dei lavoratori e del resto delle masse popolari.
Al concentramento del corteo, di fronte al varco Etiopia nel porto di Genova, si sono presentate 10mila persone provenienti da tutta Italia: lavoratori del porto e di altre aziende genovesi (come Ansaldo e Amiu, la municipalizzata della raccolta rifiuti), il gruppo solidale della Gkn di Firenze “Insorgiamo”, molti studenti delle superiori e universitari (in particolare organizzati in Osa e Cambiare Rotta), sindacati di base (con massiccia presenza di Usb, ma anche gruppi locali del Si Cobas, Cub e Sgb), partiti politici, organismi popolari (come No Tav, No Muos, Fridays For Future, Non Una di Meno, ma anche coordinamenti contro il Green Pass e contro la repressione), uno spezzone dei compagni anarchici e altri ancora.
In contemporanea, Usb aveva indetto uno sciopero di 24 ore in tutti i porti italiani.
Il corteo, partito in ritardo rispetto a quanto preventivato per aspettare i compagni da Torino, il cui treno è stato bloccato dalla polizia ferroviaria “per controlli”, ha attraversato il porto bloccandolo per alcune ore, per concludersi poi in piazza De Ferrari. I camionisti, rimasti in attesa di caricare o scaricare alle banchine a causa del passaggio del corteo, non hanno espresso alcuna ostilità e, anzi, per lo più solidarizzavano con la manifestazione. Stessa cosa è successa quando il corteo ha attraversato le vie della città, con le persone affacciate alle finestre che rilanciavano gli slogan, segno evidente che le masse popolari sono contrarie alla guerra. Ha voglia la classe dominante a dire il contrario!
Tanti gli interventi che hanno toccato vari temi: l’opposizione al governo Meloni e alla partecipazione dell’Italia al conflitto in Ucraina al carro della Nato e degli imperialisti americani; la contrarietà ai traffici di armi nei porti; il carovita galoppante; la necessità di misure di sicurezza sui luoghi di lavoro (ricordiamo che pochi giorni prima c’è stato un grave incidente all’Ansaldo di Genova e il 10 febbraio è morto un portuale a Civitavecchia); la lotta contro la repressione sui luoghi di lavoro, contro l’alternanza scuola-lavoro e in solidarietà all’anarchico Alfredo Cospito che lotta contro il 41 bis.
La manifestazione di Genova ha sicuramente rappresentato un forte segnale contro la guerra che si è espresso sia nella partecipazione di migliaia di persone, sia nelle parole d’ordine avanzate portate negli interventi. Essa ha visto alla sua testa i lavoratori del Calp, segno che quando la classe operaia si muove, trascina dietro di sé tutto il resto delle masse popolari.
Niscemi – Manifestazione No Muos
Il corteo è stato organizzato dal movimento No Muos che ha raccolto l’appello del Calp e che ha anche partecipato con una sua delegazione alla manifestazione di Genova.
Vi hanno preso parte circa 500 persone. Erano presenti Fgc, Csp Giuffrida, PaP, Usb, Trinacria, Coordinamento contro la terza guerra nucleare mondiale (No 3GM), Pcl, Spazi Sociali di Catania, Sicilia Libertaria, Proletari Comunisti, Slai Cobas.
Da anni gli attivisti No Muos lottano contro l’installazione del sistema di comunicazioni satellitari militari del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti all’interno della riserva della Sughereta, poco distante dal centro del paese. Hanno scritto gli organizzatori in una nota: “Abbiamo scelto di manifestare lì per denunciare che la guerra che divampa a qualche centinaio di chilometri da casa nostra, si può fare anche perché la Sicilia è diventata la portaerei della Nato e degli Stati Uniti (…) La base di Sigonella e il Muos di Niscemi sono infatti fondamentali per le ricognizioni che effettuano sul teatro di guerra, mettendoci di fronte al fatto che anche noi siamo, senza volerlo in prima linea in questa guerra.”
Le principali parole d’ordine che hanno caratterizzato i cori e gli interventi durante il corteo, di conseguenza, sono state: NO al Muos e alla sottomissione del nostro paese agli Usa e alla Nato, cacciare il governo Meloni, NO all’invio di armi e alla partecipazione alla guerra in corso in Ucraina attraverso l’uso del Muos e della base di Sigonella. Molti interventi hanno inoltre sottolineato la necessità della lotta contro il 41 bis, per un lavoro dignitoso che consenta ai giovani proletari siciliani di non emigrare altrove, per gli investimenti nella sanità pubblica e nell’istruzione con tagli, invece, alla spesa militare.
Cagliari – Manifestazione “No all’invio delle armi – Fermiamo le guerre!”
Il corteo, al quale hanno preso parte circa 1.000 persone, è stato organizzato dal Coordinamento Prepariamo la Pace di Cagliari e ha visto l’adesione di realtà di tutta la Sardegna. Tra i partecipanti segnaliamo i Disarmasti Esigenti della rete Icam, Associazione Nord-Sud di Tempio, Italia Nostra Sardegna, Isde Sardegna, Medicina Democratica, Arci Comitato Regionale, Acli Sarde, Non Una di Meno, Amici di Sardegna, Amici senza Confini, Rete Sarda Cooperazione Internazionale. Oltre a queste, hanno partecipato anche diverse realtà studentesche, politiche e sindacali, tra cui uno spezzone antimilitarista anarchico in solidarietà ad Alfredo Cospito e il movimento A Foras (che sta costruendo un’altra mobilitazione contro la guerra per il prossimo 28 aprile).
Le parole d’ordine sono state per lo più comuni a quelle delle manifestazioni di Genova e Niscemi, caratterizzate però dalle particolarità della Sardegna, una regione martoriata da decenni dalla presenza di innumerevoli poligoni e basi militari Nato, che di fatto occupano il territorio e ne dispongono a loro uso e consumo.