Da gennaio è in corso in Francia una grande mobilitazione contro la riforma delle pensioni voluta dal governo Macron, che porterebbe l’età pensionabile da 62 a 64 anni. Nel momento in cui scriviamo, sono già cinque le giornate di mobilitazione generale indette dai sindacati che hanno visto milioni di lavoratori scendere in piazza in tutto il paese e adesioni altissime agli scioperi generali convocati.
Ma la forza di questa mobilitazione non è solo nelle grandi manifestazioni di massa. Particolarmente interessanti sono le forme di lotta messe in campo dagli operai del settore energetico, ben illustrate nel video “Partigiani contro il Carovita: chi sono i Robin Hood dell’Energia?”, prodotto da Ottolina TV e da cui traiamo spunto per questo articolo (il video è consultabile sulla pagina YouTube “OttolinaTV”).
Il 19 gennaio, giornata di mobilitazione generale, viene tolta per tre ore la corrente nella via centrale di Figeac, paesino in cui risiede Huguette Tiegna, ingegnera elettrica e parlamentare di Renaissance, la formazione di Macron. Lo stesso giorno la corrente salta anche nella zona industriale di Massy. Nella Loira Atlantica viene tolta l’elettricità agli autovelox. A Chaumont restano per tutta la mattina senza corrente prefettura, consiglio dipartimentale, consiglio regionale e municipio.
Non è certo una coincidenza fortuita. Fin dall’inizio della campagna contro la riforma delle pensioni il segretario generale del ramo energia della Cgt, Sébastien Menesplier, aveva dichiarato: “Vedremo quelli che sostengono la riforma. Ci prenderemo cura di loro. Li andremo a trovare nei loro uffici. Ci parleremo. E se poi, per caso, continueranno a non capire le esigenze del mondo del lavoro, li colpiremo con interruzioni di elettricità mirate.”. E così è stato!
È importante notare come questa forma di lotta, anche se illegale, non isola politicamente gli operai e il sindacato, ma trova anzi il sostegno di varie forze parlamentari, da France Insoumise, al Pcf fino ai Verdi. Anzi, addirittura nei giorni seguenti la Cgt ha rilanciato dichiarando che, se non si fosse fermata la riforma delle pensioni, episodi del genere sarebbero stati sempre più frequenti.
E infatti non è finita. Alle azioni di attacco diretto a istituzioni e membri del governo, si affiancano azioni in sostegno alla popolazione colpita dal carovita. A ridosso dello sciopero del 19 gennaio, a Marsiglia gruppi di operai organizzati dalla Cgt manipolano i contatori per ridurre dal 50% fino a quasi il 100% i prezzi delle bollette per i piccoli fornai locali messi in ginocchio dai rincari.
“L’idea era quella di creare un legame tra i lavoratori salariati e queste altre categorie che insieme a noi stanno lottando contro questa riforma iniqua delle pensioni” ha spiegato il segretario generale locale del ramo energetico del sindacato Renaud Henry, aggiungendo: “È un’azione illegale, ma morale”.
E quello di Marsiglia è stato solo un assaggio. A partire dal 26 gennaio le azioni di sabotaggio delle aziende elettriche a favore degli utenti in maggiore difficoltà si sono estese a macchia d’olio in tutto il paese: da Lille a Nantes, da Lione a Nizza, non c’è sostanzialmente grande area urbana della Francia che sia rimasta fuori da questa forma di lotta. “Le azioni hanno riguardato ospedali, cliniche, strutture sportive, sedi di associazioni, biblioteche, scuole, asili”, ha spiegato Menesplier. A queste misure si affianca il riallaccio delle utenze per migliaia di utenti morosi.
“Il nostro obiettivo è tessere un’alleanza con tutta la popolazione colpita da questa crisi, con gli strumenti che abbiamo a nostra disposizione come classe operaia”.
Queste pratiche di lotta rappresentano un’esperienza estremamente importante per tutti i lavoratori. Mostrano la forza della classe operaia, una forza che i lavoratori riescono a far valere per intero solo quando si concepiscono come potere alternativo a quello della classe dominante. Evidenziano pure il ruolo che un sindacato può assumere in questo senso, per organizzare gli operai dentro le aziende, mobilitarli su azioni concrete, legarli alle altre classi delle masse popolari, portarli a mettersi alla testa delle mobilitazioni, iniziando nei fatti ad assumere il ruolo di nuove autorità pubbliche.
È evidente che, se lo volessero, i vertici della Cgil, sindacato ben più grande e capillare della Cgt, potrebbero già da domani mettere in campo azioni che vanno in questa direzione. L’impotenza che lamentano è frutto del fatto che non osano rompere con il sistema e la legalità della classe dominante, non osano fare delle rivendicazioni dei lavoratori una questione di ordine pubblico: solo la base può, moltiplicando le mobilitazioni e la pressione sui vertici, costringerli a farlo.
L’esempio dei sindacati francesi vale anche per i sindacati di base del nostro paese che potrebbero già fare come loro!