le 7 misure del programma del Governo di Blocco Popolare” sono inapplicabili senza l’instaurazione del socialismo?

Dibattito sul VI Congresso

Nel mese di febbraio si sono conclusi i congressi di Sezione ed entro metà marzo si saranno svolti anche quelli delle Segreterie Federali. Tutto il lavoro congressuale è stato impostato in modo da favorire la discussione politica e il confronto sull’analisi della situazione, sui compiti dei comunisti, sugli aspetti ideologici e politici da affrontare per la rinascita del movimento comunista cosciente e organizzato.

Abbiamo impostato i lavori per un Congresso coinvolgente, partecipato e aperto: la strada imboccata è coerente con la voglia di discutere che anima tanti compagni.

Sono emerse tante domande, critiche, osservazioni che, partendo dai documenti congressuali, ci permettono di – e ci spingono a – entrare più nel concreto della linea del Governo di Blocco Popolare (GBP). Da ciò prendiamo spunto e ispirazione per migliorare, in generale, il nostro lavoro di propaganda, ma alcune questioni – per motivi di spazio solo alcune di esse – le trattiamo in questo articolo.

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Quelle che presentate come “le 7 misure del programma del Governo di Blocco Popolare” in realtà sono inapplicabili senza l’instaurazione del socialismo, la classe dominante non permetterà mai l’esistenza di un governo che promuove un programma simile.

[Spoiler – l’articolo risponde anche all’obiezione che la linea del GBP è una strada riformista e socialdemocratica].

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Le 7 misure del programma del GBP sono misure di buon senso, cioè per pensarle e individuarle non serve essere guidati dalla concezione comunista del mondo e per attuarle non serve l’instaurazione del socialismo.

Lo dimostra il fatto che nella storia del capitalismo – e anche nella storia più recente della sua fase imperialista – anche i governi borghesi hanno attuato misure simili a quelle che indichiamo o addirittura misure coerenti con il programma del GBP.

Solo che la borghesia imperialista le attua in ordine sparso, come esercizio provvisorio e limitato, le adotta solo quando è costretta e, comunque, con il proposito di tornare alla (sua) “normalità” appena è possibile. Alcuni esempi.

Per fare fronte all’ondata che ha travolto la finanza mondiale dopo lo scoppio della bolla dei mutui sub-prime negli Usa (2007 – 2008), la borghesia ha infranto un tabù: ha nazionalizzato le banche. Lo ha fatto negli Usa, in Gran Bretagna, ma anche in Italia e in altri paesi. Certo, non le ha nazionalizzate tutte e le ha nazionalizzate con l’obiettivo di salvare gli speculatori della finanza e spalmare i debiti sui conti pubblici, ma così facendo ha dimostrato che il vero ostacolo per nazionalizzare le banche (e ogni altra azienda) è la volontà politica, non ci sono altri impedimenti.

Per fare fronte agli effetti economici più disastrosi della pandemia – parliamo della sussistenza per milioni di persone – un governo borghese come il Conte 2 ha predisposto un meccanismo con il quale, attraverso i Comuni, a centinaia di migliaia di famiglie è stata recapitata a casa una carta prepagata con la quale fare la spesa. Certo, non è stato sufficiente e in un certo modo ha pure alimentato le speculazioni delle grandi catene della Grande Distribuzione Organizzata. Ma è stata una dimostrazione che in Italia esistono sia le risorse che gli strumenti per debellare per decreto l’indigenza. L’unico motivo per cui ciò non avviene è che manca la volontà politica di farlo.

La situazione determinata dalla pandemia offre, in verità, molti altri spunti. Ad esempio, ha dimostrato che una diversa progettazione, pianificazione e potenziamento del trasporto pubblico urbano possono dare significativi risultati contro l’inquinamento atmosferico. Certo, durante il picco della pandemia era vietata la circolazione, tuttavia a pensarci bene la questione non è vietare gli spostamenti, ma potenziare il trasporto pubblico fino a rendere superfluo (non vietato) l’uso dei veicoli privati. Non è un aspetto di secondo piano, non è “una cosa da fricchettoni”: l’inquinamento dell’aria è la causa di 400mila “morti premature” nei paesi della Ue (fonte Oms – dati 2019).

La pandemia di Covid-19 ha affondato il Patto di stabilità, quel meccanismo, che solo un mese prima, era definito “intoccabile” e “costitutivo della Ue” con cui la Commissione Europea ricattava i paesi che non rispettavano i parametri e che è costato alle masse popolari greche la “cura della Troika”. Ebbene, per fare fronte alle conseguenze economiche della pandemia, il Patto è stato sospeso e la sua riattivazione è prevista per quest’anno (se le ripercussioni della guerra in Ucraina lo permetteranno).

Queste “misure di rottura” sono state adottate dalle autorità e dai governi borghesi per causa di forza maggiore, la classe dominante non ha alcuna intenzione di proseguire su quella strada. Tuttavia la classe dominante stessa dimostra che è possibile imboccarla.

Che le 7 misure del programma del GBP siano misure di buon senso emerge anche da un ragionamento speculare a quello fatto finora, cioè emerge dalle gravi conseguenze del rifiuto della classe dominante di adottarle per far fronte agli effetti della crisi.

Il caso più evidente riguarda le migliaia di aziende abbandonate a sé stesse, cioè il cui funzionamento (se e come funzionano) è alla mercé del singolo capitalista (o fondo di investimento). L’esempio della Gkn è quello più conosciuto, ma ce ne sono tanti altri e fra i più eclatanti quello della Whirlpool di Napoli dove venivano prodotte lavatrici. Lo stabilimento è chiuso, ma le lavatrici servono! Così come sono necessarie moltissime produzioni che al momento vengono garantite solo se garantiscono un profitto per il capitalista, altrimenti vengono dismesse.

Ancora: perché i governi borghesi continuano a tollerare (anzi incentivano) l’industria del gioco d’azzardo? Perché continuano a tollerare (anzi incentivano) produzioni inutili e dannose? Perché permettono che produzioni necessarie si svolgano nella sistematica violazione di norme igieniche, ambientali e di sicurezza per i lavoratori e la popolazione? Perché permettono che esistano, allo stesso tempo, enormi imperi immobiliari (il primo e più grande del nostro paese è di proprietà del Vaticano) e centinaia di migliaia di persone in situazioni di precarietà abitativa?

Le 7 misure del programma del GBP possono essere realizzate TUTTE senza la necessità di instaurare il socialismo: è sufficiente un governo che abbia la volontà e la fermezza di operare secondo la Costituzione del 1948 (che non era affatto una Costituzione socialista!). In questo senso, il GBP è il governo – l’unico possibile – che può attuare le parti progressiste di quella Costituzione.

Ma le 7 misure del programma del GBP devono essere realizzate TUTTE, o meglio devono essere perseguite tutte. Il fatto che siano perseguite tutte è la discriminante fra quel governo di emergenza delle masse popolari organizzate che noi chiamiamo GBP e un qualunque altro governo della sinistra borghese, riformista, velleitario, fallimentare.

La differenza fra il GBP e un qualunque altro governo della sinistra borghese, riformista, velleitario, fallimentare sta nel fatto che il primo esiste e opera per iniziativa delle organizzazioni operaie e popolari e a esse rende conto del suo operato. I secondi, invece, dipendono in tutto e per tutto da quello che la classe dominante “lascia fare loro” (vedi governo Conte 1 o Tsipras in Grecia).

Il GBP, quindi, non è ancora “il socialismo”: è un governo che opera senza l’instaurazione della dittatura del proletariato, senza che le forze produttive siano di proprietà pubblica, cioè collettive, e in un contesto in cui la partecipazione delle masse popolari alla gestione dello Stato è ancora a una fase iniziale, embrionale.

Ma è un governo la cui azione favorisce, facilita e sviluppa la mobilitazione rivoluzionaria delle masse popolari e la rinascita del movimento comunista cosciente e organizzato, partendo dal fatto che proprio i comunisti hanno la responsabilità e il compito di favorire la più ampia mobilitazione delle masse popolari affinché le 7 misure del programma del GBP siano perseguite tutte e fino in fondo.

Il GBP è una strada per instaurare il socialismo, perché si basa sulla mobilitazione rivoluzionaria delle masse popolari: è la mobilitazione pratica attraverso cui le masse popolari organizzate fanno esperienza nel diventare classe dirigente della società e del paese.

La mobilitazione rivoluzionaria delle masse popolari è infatti l’aspetto decisivo: sono loro che dovranno non solo sostenere, stimolare e orientare l’azione del GBP, ma anche difenderlo dai boicottaggi e dai sabotaggi della classe dominante e della sua Comunità Internazionale.

Perché la classe dominante che inizialmente – per cause di forza maggiore – sarà costretta a ingoiare il GBP con l’idea di scalzarlo il prima possibile e confidando nel suo “naturale fallimento”, non resterà certo passiva di fronte all’attuazione del programma di questo governo e alle conseguenze che essa genererà (abolizione del debito pubblico, nazionalizzazione delle banche e rifiuto di pagare gli interessi sul debito pubblico, rifiuto di versare il pizzo del 2% del Pil alla Nato, ritiro delle servitù militari, ecc.). Passerà all’attacco: il boicottaggio e il sabotaggio del GBP sfoceranno nella guerra civile. Ma una guerra civile che le masse popolari potranno condurre dalla posizione più favorevole, quella di governo.

Ecco, in sintesi, la risposta all’obiezione da cui siamo partiti: per attuare le 7 misure del GBP non serve il socialismo, ma un governo di emergenza popolare deciso ad andare a fondo nella loro realizzazione. La difesa di un simile governo dagli attacchi della borghesia, la difesa delle conquiste e del progresso raggiunti grazie ad esso, comporteranno necessariamente un avanzamento della rivoluzione socialista fino all’instaurazione del socialismo.

Le sette misure del programma del Governo di blocco Popolare
1. Assegnare a ogni azienda compiti produttivi utili e adatti alla sua natura, secondo un piano nazionale. Nessuna azienda deve essere chiusa.

2. Distribuire i prodotti alle famiglie e agli individui, alle aziende e ad usi collettivi secondo piani e criteri chiari, universalmente noti e democraticamente decisi.

3. Assegnare a ogni individuo un lavoro socialmente utile e garantirgli, in cambio della sua scrupolosa esecuzione, le condizioni necessarie per una vita dignitosa e per la partecipazione alla gestione della società. Nessun lavoratore deve essere licenziato, a ogni adulto un lavoro utile e dignitoso, nessun individuo deve essere emarginato.

4. Eliminare attività e produzioni inutili o dannose, assegnando alle aziende coinvolte altri compiti.

5. Avviare la riorganizzazione di tutte le altre relazioni sociali in conformità alla nuova base produttiva e al nuovo sistema di distribuzione.

6. Stabilire relazioni di solidarietà e collaborazione o di scambio con gli altri paesi disposti a stabilirle con noi.

7. Epurare gli alti dirigenti della Pubblica Amministrazione che sabotano la trasformazione del paese, conformare le Forze dell’Ordine, le Forze Armate e i Servizi d’Informazione allo spirito democratico della Costituzione del 1948 e ripristinare la più ampia partecipazione dei cittadini alle attività militari a difesa del paese e a tutela dell’ordine pubblico.

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