Il Partito dei CARC aderisce, partecipa e invita a partecipare al Global Climate Strike (Global Climate Strike 3 marzo) lanciato da Fridays for Future per domani, venerdì 3 marzo, nelle principali città italiane.
Siamo arrivati a un punto di non ritorno. Da decenni gli scienziati avvertono che, se i governi non prenderanno delle misure nette volte a invertire la rotta dell’investimento massiccio sull’energia fossile, le conseguenze sull’ambiente e su chi lo abita saranno sempre più tragiche. Nel 2022, solo in Italia, si sono verificate 310 catastrofi climatiche: ben altro che fatalità o disgrazie, ma prodotto di determinate scelte politiche.
Nonostante questo, tutt’oggi il nostro paese investe l’89,8% della finanza pubblica in combustibili fossili, grandi aziende come Eni continuano indisturbate a fare utili superiori al 700%. E ancora, la partecipazione del nostro paese alla guerra provocata dagli imperialisti USA in Ucraina contro la Federazione Russa è stata usata da Draghi prima, da Meloni poi (infatti il suo governo si pone in perfetta continuità con l’Agenda Draghi!) come pretesto per la costruzione di un’ennesima opera inutile e dannosa a Piombino e a Ravenna, un rigassificatore per trasformare il gas comprato dagli USA allo stato liquido, gas estratto tramite il rischioso processo del fracking.
Fanno bene gli attivisti di Ultima Generazione a imbrattare le sedi dei vari palazzi del potere (fra le ultime azioni, ricordiamo quella verso il Palazzo della Regione Toscana a Firenze [Solidarietà a Ultima Generazione!]), denunciando chiaramente chi sono i responsabili della crisi ambientale che stiamo vivendo! Hanno nomi e cognomi ben precisi e sono quelli di chi siede in Parlamento, di chi attua le misure indicate dagli imperialisti europei, americani e sionisti. E di chi addita gli attivisti come terroristi e risponde con la repressione nei loro confronti.
È un’illusione chiedere a questi criminali in giacca e cravatta di prendere delle misure di buon senso! Il passo in avanti che i movimenti in difesa per l’ambiente devono fare è quello di creare i rapporti di forza per riuscire a imporre come agenda di governo le misure che servono.
In definitiva, la lotta per la difesa dell’ambiente non può svilupparsi oltre un certo livello se non pone come un’esigenza la questione del governo che serve: serve un governo d’emergenza popolare che pianifichi la produzione e la distribuzione in base alle necessità e non al profitto, che converta le produzioni inutili e renda sicure quelle che oggi sono inquinanti e dannose, che indirizzi la ricerca a questi scopi. Serve un governo che si dia i mezzi per uscire dalla NATO e dall’UE (ricordiamo che il 75% dei finanziamenti al fossile stanziati dall’Italia sono indiretti, provengono dall’Unione Europea). Un governo di questo tipo può decidere che i soldi destinati allo stanziamento dei cosiddetti SAD (Sussidi Ambientalmente Dannosi) vengano spostati per potenziare l’istruzione, la sanità, il trasporto pubblico e siano indirizzati verso una vera riconversione energetica.
L’imposizione di un governo di questo tipo è possibile solo con un’ampia mobilitazione della classe operaia, che con il suo lavoro già oggi manda avanti il paese e può dirigerlo meglio dei capitalisti. Per questo, gli attivisti dei movimenti in difesa dell’ambiente devono estendere il loro raggio d’azione, andando a volantinare fuori dalle fabbriche oltre che dalle scuole, chiamando i lavoratori a lottare al proprio fianco e coordinandosi con loro.
Chiudiamo questo articolo rivolgendoci ai giovani, che sappiamo essere la maggioranza dei partecipanti che animerà le piazze di domani. Osate sognare in grande, osate immaginare un mondo in cui non siano i profitti economici a dirigere la società, ma le teste pensanti degli operai e delle operaie, dei giovani, delle donne. Vi renderete conto che non si tratta di un sogno: questo mondo sta nell’ordine delle cose, si chiama socialismo e voi, con le lotte di oggi, contribuite a dargli sostanza. Innumerevoli sono le circostanze in cui avete dimostrato la forza che potete esprimere se organizzati e determinati verso un obbiettivo: citiamo solo la recente occupazione del Liceo Caravaggio a Milano (Occupazione Liceo Caravaggio Milano) e riportiamo, a seguire, la testimonianza di una giovane compagna che sta partecipando all’occupazione.
“Il collettivo Casco del mio liceo, il Caravaggio di Milano, ha deciso di occupare la scuola per manifestare contro il sistema scolastico opprimente e repressivo, che non lascia spazio per confronto di ideali. Vogliamo un’educazione alternativa che metta al centro lo studente e non solo lo studio, che alimenti il confronto fra studenti di diverse classi. Lottiamo per una scuola sicura, che non faccia “pesare” la scuola a livello emotivo. Per una scuola che non rischi il crollo dopo un leggero terremoto, che abbia un sistema antincendio idoneo, che offra servizi igienici adeguati… Vogliamo una scuola più inclusiva, che ci dia modo di coltivare le nostre passioni, che ci insegni ad esprimere le nostre opinioni e non a zittirci, che ci insegni l’educazione sessuale e non la renda un tabù, che ci insegni a denunciare e non a subire. Vogliamo che la scuola ci insegni a salvaguardare il nostro pianeta e il nostro futuro, ridurre sprechi e impatti, proteggere l’ecosistema, non rimanere indifferenti mentre il nostro mondo va a pezzi. È per questo che venerdì 3 marzo scenderemo in piazza per il Global Climate Strike.
In vista della manifestazione, abbiamo occupato per 4 giorni un’ala della nostra scuola e abbiamo organizzato incontri e seminari di vario tipo: abbiamo ospitato gruppi come Fridays for Future, Extintion Rebellion, Non Una di Meno… É stata un’esperienza interessante ed integrativa”.