Pisa è una delle città più importanti della nostra regione: per la presenza di classe operaia e in particolare di metalmeccanici (seconda provincia per numero della Toscana), di uno dei maggiori poli universitari del paese, dell’ospedale di Cisanello che conta quasi diecimila lavoratori compreso l’indotto e per una importante tradizione storica di lotta di classe, politica e sindacale, con tanti compagni e compagne che si rifanno alla bandiera rossa e al socialismo.
Pisa è però investita anche da tante “criticità”, come la crescente militarizzazione del territorio con caserme di ogni forza dell’ordine disseminate ovunque e altre che vogliono costruire come a Coltano, con la presenza della più grande base militare USA e NATO (Camp Darby) in Europa che è un potenziale bersaglio di guerra nonché un concentramento di armi, che infligge grandi e piccole opere inutili e dannose a tutta l’area (canale Navicelli e aeroporto militare in primo luogo).
Il tessuto produttivo della città e della provincia è sempre più desertificato e fabbriche storiche come la Saint Gobain, la All.Co e la Piaggio sono sempre più ridotte al lumicino. Ma Pisa conta anche il “record” nazionale di sfratti, un diffuso traffico di stupefacenti che semina abbrutimento e degrado fra le masse popolari.
Insomma, al pari di tante altre città italiane, Pisa subisce le contraddizioni e i danni tipici del sistema capitalista in disfacimento, a cui la classe dominante risponde con un significativo aumento della repressione.
Nei prossimi mesi a Pisa si vota per il rinnovo del Consiglio Comunale e, forti del bilancio tirato per le elezioni del 25 settembre scorso, lavoreremo per la costruzione del più ampio fronte anti Larghe Intese che metta assieme tutti coloro che sono contrari all’agenda Draghi, di cui la giunta Conti e il suo degno comprimario Giani si dimostrano fedeli attuatori: a questo scopo candideremo anche dei nostri compagni.
In questo comunicato vogliamo quindi affrontare pubblicamente i nodi e i problemi che la costruzione di questo percorso inevitabilmente suscita, dell’ottica con cui noi ci approcciamo alla campagna elettorale e le soluzioni per far fronte a questi problemi che ricaviamo dal bilancio della nostra esperienza.
Infatti ci giungono notizie di continue difficoltà e indugi nella stesura di liste comuni, a causa di arretratezze, settarismi e concorrenza (le stesse che hanno “prodotto” il risultato elettorale del 25 settembre e consegnato di fatto un Parlamento docile e sottomesso alla classe dominante). Dunque, c’è chi vuole imporre il proprio capolista agli altri, chi intende correre da solo “e poi si vedrà”, chi sta a guardare e non sa bene che pesci prendere e intanto il tempo passa…
Non si osa puntare a vincere, a costruire e rinsaldare il necessario fronte di lotta dando un messaggio di unità alle masse popolari e ai lavoratori che ne hanno bisogno come l’aria, che (anche) per questo si rifugiano nell’astensionismo come abbiamo visto alle recenti elezioni in Lazio e Lombardia (vedi qui): così si dà gambe alla rassegnazione, alla sfiducia e alla disorganizzazione.
Dunque, invitiamo le forze anti Larghe Intese, che su Pisa significa: PRC, Potere al Popolo, Una Città in Comune, PCI, ad affrontare insieme a noi (ancora meglio se in un dibattito pubblico) le questioni relative alla costruzione di questo percorso unitario che deve avere al centro (prima che i nomi dei candidati) il progetto politico che vogliamo portare e tradurre nella campagna elettorale nella consapevolezza, compagni, che la questione politica torna oggi nelle piazze, nelle aziende, nelle scuole. È lì che il fronte contro le Larghe Intese deve inserirsi, unirsi, convergere e svilupparsi. Lo spazio per divisioni e interessi di bottega è sempre minore. Dobbiamo approfittare dell’ingovernabilità dall’alto e delle difficoltà delle Larghe Intese e costruire un fronte capace di imporre l’amministrazione che serve alla città di Pisa!
Benchè sia chiaro che il cambiamento che serve non potrà mai essere (e non è mai stato) frutto di alchimie elettorali, riteniamo che le elezioni siano un campo di lotta politica da valorizzare, questo è il motivo che ci spinge a partecipare attivamente a questa campagna elettorale e lo facciamo con l’ottica di alimentare e rafforzare il movimento di resistenza popolare: nostro compito quindi è far irrompere nella campagna elettorale, con le loro istanze e rivendicazioni le masse popolari, mettere a disposizione la visibilità dei candidati e delle liste a sostegno dell’organizzazione e del coordinamento popolare e dei lavoratori.
In questo senso, vanno bene le denunce sulle case popolari cadenti, dei giardini mal tenuti, dello stato pietoso dell’università, del progressivo smantellamento dei servizi sanitari in favore del privato con il personale preda del burn out e che si licenzia in continuazione, della girandola degli appalti dall’Università alla logistica, ma bisogna fare un passo in più.
Serve usare la campagna elettorale per organizzare, organizzare e ancora organizzare! In che modo? A partire da cosa?
Facciamo qualche esempio partendo dalla questione principale: il lavoro.
Muratori, elettricisti e manovali disoccupati vanno intercettati (partiamo da quelli che già conosciamo) e organizzati in iniziative anche piccole ma politicamente significative come gli scioperi al contrario, vanno mobilitati per mettere a posto le case popolari come quelle di S. Ermete e del CEP e poi sostenuti nel rivendicare di essere pagati dall’attuale amministrazione per il lavoro socialmente prezioso che hanno svolto. Questo è il modo per far irrompere nella campagna elettorale il tema del lavoro, della disoccupazione e del degrado, dell’abbandono e dell’incuria ponendo al centro le questioni e le soluzioni essenziali: di lavoro da fare ne esiste tanto, di persone disponibili a svolgerlo anche, di soldi per retribuirlo? Pure! Erogarli è una questione di volontà politica.
E ancora, i giardini pubblici lasciati all’incuria (di cui spesso si legge nelle giuste denunce fatte da associazioni e attivisti ambientali e sociali) possono essere ripuliti in autorganizzazione e anche qui va chiesto il giusto compenso, ad esempio scalandolo dalle bollette (sempre più esose).
I lavoratori di Cisanello, insieme agli utenti (come è stato fatto con il Comitato Dializzati e promuovendone di nuovi), devono indicare quali sono le misure più urgenti da prendere e vanno sostenuti nelle rivendicazioni, ma soprattutto nella organizzazione per garantire sicurezza, sanificazioni, liste d’attesa non dirottate sui privati, il decongestionamento dei pronto soccorso e via dicendo.
All’università vanno mappati e ridistribuiti spazi e aule inutilizzati, va stesa la lista dei lavori che servono e del personale che manca per cominciare a imporli.
Un programma idealista? (“non c’è tempo, non abbiamo le forze, ecc.”) è chiaro che dobbiamo misurarci con le nostre forze in modo concreto, per questo motivo è necessario non disperderle in estenuanti dibattiti e tira e molla su chi deve fare il capolista…quelli che abbiamo fatto sono solo alcuni esempi per indicare il tipo di approccio che serve ad affrontare questa campagna elettorale coerentemente con il cambiamento che si vuole rappresentare.
I programmi di rottura non bastano, serve una campagna elettorale di rottura! Questo è quello che serve non solo alle masse popolari ma anche ad ogni candidato che voglia assumere un ruolo sano, positivo e di prospettiva verso le masse popolari, che vada anche oltre il momento elettorale.
Questa è la campagna elettorale che imposteremo e che chiamiamo a discutere, organizzare e praticare ai candidati e sostenitori delle liste anti Larghe Intese, alle organizzazioni operaie, popolari e giovanili e agli elementi avanzati di Pisa che intendono togliere il Comune alla destra e non vogliono regalarlo alla destra moderata del PD, per aprire un nuovo corso a Pisa che può avere ricadute anche nel resto della Toscana e del paese.
Federazione Toscana del Partito dei CARC