Rilanciamo a seguire la lettera che ci ha inviato Gennaro, un simpatizzante del Partito, in cui riporta la sua esperienza di studio della Dichiarazione Generale del VI Congresso. La pubblichiamo perché è una dimostrazione di quello che noi intendiamo quando abbiamo scritto “vogliamo che il Congresso sia aperto e partecipato: non è soltanto un’ambizione, ma una necessità: si deve tornare a discutere di politica, di lotta, di presa del potere”.
Oltre a studiare i materiali congressuali (che trovate a questo link) invitiamo alla lettura dell’articolo Emergenza climatica e governo d’emergenza per approfondire al questione posta dal compagno nella sua lettera. Per contrastare la crisi climatica l’unica soluzione è spezzare la catena internazionale dei gruppi imperialisti, che la determinano e dirigono. La cura globale per i malanni del pianeta è instaurare il socialismo nei paesi a capitalismo avanzato.
Instaurare il socialismo significa puntare a produrre solo quello che democraticamente e collettivamente si decide che serve e nella quantità che serve, eliminando il profitto dalla produzione e distribuzione dei beni e servizi, la tendenza allo spreco e al consumismo. Perché significa eliminare la concorrenza, permettendo di sviluppare la cooperazione, utilizzando nella produzione i metodi più avanzati disponibili anche in materia di tutela ambientale. Perché significa pianificare il risanamento e la tutela dell’ambiente, dedicare a questo le necessarie forze e risorse. Perché significa preservare il benessere della collettività ed educare ogni singolo a una responsabilità maggiore anche nei suoi comportamenti individuali.
Queste sono le basi concrete di una soluzione che non cade dal cielo, ma che si costruisce. Non abbiamo più tempo per rimedi che non siano radicali.
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Cari compagni e compagne,
sono un simpatizzante del vostro Partito e vi scrivo in merito alla Dichiarazione Generale del sesto Congresso che ho avuto modo di studiare insieme ad alcuni compagni della sezione con cui collaboro da un po’. Sono stati proprio questi compagni a dirmi di scrivere per portare una riflessione che ho fatto durante quello studio insieme alle conclusioni a cui sono arrivato dopo.
Nella Dichiarazione Generale sono stato colpito da un aspetto che viene più volte enunciato ma che proprio non mi convinceva. Mi riferisco al passaggio in cui si dice che ci troviamo in una “crisi ambientale” e che il “riscaldamento climatico” sarebbe espressione di questa crisi. Io francamente ho sempre addebitato questi fenomeni a un normale sviluppo del pianeta. La terra, del resto, ha attraversato numerose ere glaciali e periodi di altissime temperature.
Se quindi parliamo di nocività dell’inquinamento posso certamente convenire sul fatto che questo sia dannoso per l’uomo e per l’ambiente. Ma parlare di “crisi climatica” mi sembra più che altro ripetere pezzi della propaganda borghese assecondando i tentativi dei nostri nemici di classe da un lato di deviare le masse popolari dai reali problemi della società (la crisi economica e l’attacco ai diritti sociali innanzitutto) e dall’altro di costruire pretesti per aprirsi nuovi campi di investimento e speculare ulteriormente sulla nostra pelle (green economy, pale eoliche, ecc.).
Dell’uso che la borghesia fa di queste tematiche ambientaliste sono ancora fermamente convinto. Questa visione mi sembra coerente con la realtà e nella mia precedente esperienza politica nel Partito Comunista (quello con segretario Marco Rizzo) mai mi erano state fatte obiezioni in merito.
Da queste mie osservazioni è nata una discussione molto accesa. La principale questione che mi hanno posto i compagni del P.CARC attiene al fatto che il mio ragionamento non teneva minimamente in conto il ruolo che le masse hanno avuto per rendere la questione ambientale un problema politico e di dibattito pubblico. Comitati ambientali, movimenti di lotta contro le grandi opere inutili e dannose, associazioni tematiche di attivismo civico e altre forme della resistenza organizzata delle masse non trovavano spazio nella mia visione. Secondo loro, alla fine dei conti, senza leggere anche questa questione da una prospettiva di classe, quello che finiva al carro della propaganda borghese ero io.
Non nego che la cosa mi ha fatto girare i cosiddetti ma era da tempo che non dibattevo di politica in questo modo. La società capitalista è in crisi e con essa cerca di far sprofondare tutta l’umanità e l’intero pianeta. Noi comunisti abbiamo il compito di distinguere il vero dal falso ma soprattutto di distinguere sempre e comunque gli interessi delle masse popolari da quelli della borghesia. Solo così possiamo costruire una nostra visione del mondo e non vivere ripetendo tesi e idee diffuse dalla borghesia.
Compagni, anche per curare i reali malanni che affliggono il nostro pianeta la soluzione è fare la rivoluzione socialista. Se su questa tematica le masse popolari trovano vie per lottare e non abbandonarsi allo sconforto effettivamente vanno sostenute. Seppur con qualche riserva posso essere d’accordo sul fatto che negare la crisi ambientale o qualcun altro degli effetti della crisi generale del capitalismo significa negare anche questo. Studiare con i compagni del Partito la Dichiarazione Generale mi ha riempito di questi dubbi. In questa lettera ho riportato alcune delle conclusioni a cui sono arrivato e che non pretendo siano esaustive ma motivo di ulteriore dibattito e confronto. Grazie.
Gennaro N.