VI Congresso Nazionale del Partito dei CARC

Con la messa a punto dei documenti congressuali e la definizione del programma dei Congressi di Sezione e federali, sono entrati nel vivo i lavori del VI Congresso Nazionale del P.CARC che si svolgerà a Roma l’1 (la parte pubblica) e il 2 aprile (la parte interna).

Come per i congressi precedenti anche in questo ci sono aspetti di continuità con la strada che il Partito ha percorso e alcune particolarità.

La principale riguarda il contesto in cui lo svolgiamo: veniamo da tre anni di pandemia e da un anno il nostro paese è coinvolto, al carro della Nato, nella guerra in Ucraina e nelle sanzioni contro la Federazione Russa che pesano ulteriormente sulle spalle delle masse popolari. Questa situazione approfondisce:

– la crisi generale del sistema capitalista, che si traduce in un aggravamento della crisi politica e sociale. Per le caratteristiche peculiari del nostro paese ciò significa che la classe dominante ha sempre maggiori difficoltà a dare un indirizzo unitario allo Stato (cresce quella che noi chiamiamo “ingovernabilità dall’alto”) e a tenere sottomesse le larghe masse;

– il divario fra le masse popolari e la classe dominante (le sue autorità e istituzioni – l’aumento degli astenuti alle elezioni politiche del 25 settembre ne è un esempio);

– la mobilitazione spontanea delle masse popolari contro gli effetti della crisi e la spinta a organizzarsi in modo autonomo rispetto ai sindacati di regime e alle grandi associazioni della sinistra borghese;

– il dibattito nel movimento comunista cosciente e organizzato sulla natura e il ruolo del “partito comunista che serve”, sul “socialismo come via di uscita dalla crisi”: sono in atto dei sommovimenti positivi che il fallimento elettorale delle liste comuniste e antisistema ha contribuito ad alimentare.

La combinazione degli aspetti precedenti impone un passo avanti: per capire la realtà e trasformarla bisogna attingere dal patrimonio del vecchio movimento comunista, trarre insegnamenti dalla sua ricca esperienza, combattendo però l’illusione di trovare in esso risposte belle e pronte. Dal bilancio dell’esperienza del vecchio movimento comunista bisogna avanzare nell’elaborazione e nella sperimentazione per compiere ciò che ai comunisti della prima ondata della rivoluzione proletaria non è riuscito: instaurare il socialismo in un paese imperialista.

È quindi un Congresso che se da una parte ha l’obiettivo di mettere maggiormente a fuoco alcuni aspetti di analisi e di orientamento (in particolare con la Risoluzione sulla guerra in Ucraina e la Risoluzione sulla rinascita del movimento comunista cosciente e organizzato), dall’altra serve per definire più nel dettaglio il che fare? oggi per costituire il Governo di Blocco Popolare.

La Dichiarazione Generale fissa alcuni aspetti che caratterizzano la lotta in questa fase (la Repubblica Pontificia italiana come anello debole della catena della Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti, il governo Meloni e gli appigli che la sua natura e la sua azione offrono) e si concentra sul fulcro del discorso: il ruolo degli organismi operai e popolari.

“La base portante della costituzione del Governo di Blocco Popolare (GBP) e per avanzare dal GBP fino all’instaurazione del socialismo sono le organizzazioni operaie e popolari (di azienda, territoriali e tematiche) e la loro azione come nuove autorità pubbliche. L’esempio più significativo in questo senso sono le iniziative promosse a livello cittadino (in particolare il referendum autogestito che ha tenuto dall’1 all’11 dicembre 2022) e nazionale (in particolare l’opera di coordinamento tra diverse organizzazioni operaie e popolari) dal CdF e dagli operai della Gkn. L’azione del CdF e degli operai della Gkn e gli insegnamenti che sta dando (indipendentemente dall’esito della singola battaglia) hanno fatto avanzare il movimento per il GBP. Con la loro azione essi hanno mostrato ai lavoratori decisi a darsi da fare la strada da imboccare:

1. formare fin da subito in ogni posto di lavoro comitati che coalizzano i lavoratori combattivi indipendentemente dall’appartenenza sindacale;

2. non rassegnarsi a cassa integrazione e altri ammortizzatori sociali aspettando e sperando che passi la bufera, ma fare di ogni azienda minacciata di delocalizzazione, chiusura, ristrutturazione un centro promotore della lotta contro lo smantellamento dell’apparato produttivo del paese;

3. tenere in mano l’iniziativa, non affidarsi alle promesse dei padroni e delle loro autorità;

4. sviluppare la mobilitazione e il coordinamento con altri lavoratori, con disoccupati, studenti, pensionati, ecc. contro lo smantellamento dell’apparato produttivo e contro le altre misure inique imposte dalla borghesia imperialista nelle aziende e nelle scuole, contro la partecipazione del nostro paese alla guerra Usa-Nato per interposta persona in Ucraina, contro la distruzione del Servizio Sanitario Nazionale, contro le grandi opere inutili e dannose, contro la devastazione dell’ambiente e l’incombente catastrofe ecologica, contro la guerra e le “missioni umanitarie”;

5. usare ogni forma di lotta, l’unico criterio è che abbiamo la forza per attuarla e che sia efficace: è legittimo tutto quello che serve ai lavoratori anche se illegale, cioè vietato dalle leggi dei padroni e delle loro autorità.

Il collettivo di lavoratori che, quando avremo preso il potere, assume la direzione di una unità produttiva non si forma dall’oggi al domani.Nasce come organismo di due o tre lavoratori decisi a darsi da fare (quelli che in gergo chiamiamo “embrioni di organizzazioni operaie e popolari”) che si mettono insieme oggi, spontaneamente o per l’intervento dei comunisti. Cresce nell’organizzazione operaia che “si occupa ed esce dall’azienda” per attuare, a livello locale e su scala conforme alle sue forze, misure atte a rimediare (per forza di cose in modo parziale e precario) agli effetti della crisi generale del capitalismo che colpiscono le masse popolari. Si rafforza nella lotta con cui costituisce un proprio governo di emergenza per attuare quelle misure che per loro natura possono essere attuate solo su scala nazionale (nazionalizzare una grande azienda, calmierare i prezzi, ecc.).

(…) Nel nostro paese basta un centinaio o anche meno di

– organismi aziendali come il Collettivo di Fabbrica della Gkn che fanno delle aziende minacciate di delocalizzazione, chiusura, ristrutturazione dei centri promotori della lotta contro lo smantellamento dell’apparato produttivo del paese e come il Calp di Genova che bloccano i porti italiani al traffico di armi,

– organismi territoriali come i No Tav della Val di Susa che impediscono o boicottano la realizzazione di grandi opere speculative di devastazione del territorio,

– organismi come il Movimento Disoccupati 7 Novembre e il Cantiere 167 di Napoli,

– organismi come Fridays For Future, Extinction Rebellion e Ultima Generazione,

– come i Comitati per l’Acqua Pubblica, i comitati per la casa e altri,

coordinati tra loro e orientati a costituire un governo d’emergenza di loro fiducia, per rendere ingovernabile il paese dai vertici della Repubblica Pontificia e costringerli a ingoiare (provvisoriamente nei loro propositi) un governo d’emergenza”.

C’è poi un altro aspetto che caratterizza i lavori del VI Congresso.

Nel corso degli ultimi tre anni è cresciuto l’interesse per il P.CARC, sono aumentati i legami con gli organismi operai e popolari, si è estesa e approfondita la ramificazione territoriale del Partito. Diversi compagni giovani e anziani si avvicinano al Partito, studiano i documenti della Carovana del (n)PCI. Questo ci pone nella condizione di fare un passo avanti nella raccolta e nella valorizzazione delle forze che vogliono partecipare alla costruzione dell’Italia socialista.

I Congressi delle Sezioni e delle Segreterie Federali sono l’occasione per fare di un “evento interno” uno strumento di lavoro politico più ampio, attraverso le presentazioni dei documenti congressuali, la discussione, la raccolta di osservazioni e critiche. Il contributo di ogni militante, collaboratore e simpatizzante è prezioso!

In questo senso vogliamo che il Congresso sia aperto, trasparente e partecipato: non è soltanto un’ambizione, ma una necessità: si deve tornare a discutere di politica, di lotta, di presa del potere.

I documenti che saranno discussi e portati all’approvazione al VI Congresso Nazionale sono pubblicati sul nostro sito; a partire da questo numero il dibattito congressuale avrà uno spazio su Resistenza e l’Agenzia Stampa Staffetta Rossa svilupperà uno specifico lavoro sui suoi temi. Invitiamo tutti i i compagni e le compagne, i lavoratori e gli organismi a partecipare alla discussione e all’elaborazione.

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