Il caso della penisola Delta

Sardegna. NO alle servitù militari

Il 14 gennaio si è svolto, nella Mediateca del Mediterraneo di Cagliari, l’incontro “Tutela dell’ambiente o poligoni militari? Il caso della penisola Delta” promosso da Italia Nostra Sardegna, Cagliari Social Forum, Usb Sardegna e Cobas Cagliari-Comitati di Base della Scuola e Madri Contro la Repressione- Contro l’Operazione Lince.

La penisola Delta è dal 1952, all’interno del Poligono di Capo Teulada, il bersaglio di bombardamenti di ogni genere nell’ambito delle esercitazioni militari delle forze Nato e di altri paesi che affittano il poligono (in particolare Israele). La quantità di materiale esplosivo utilizzato è enorme e l’area non è mai stata bonificata. Una situazione questa che ha comportato la distruzione dell’habitat naturale e l’inquinamento a lungo termine dovuto ai residui dei bombardamenti. A ciò si aggiungono la pericolosità degli enormi quantitativi di ordigni inesplosi e l’elevata incidenza di malattie cardiovascolari e tumorali negli abitanti delle zone limitrofe, causate dai metalli pesanti dispersi nell’ambiente.

A seguito di un’indagine della procura di Cagliari del 2017 si è imposto lo stop alle esercitazioni, riconosciute come illegali, sono stati indagati per disastro ambientale i vertici militari del poligono e si è ordinata la bonifica del sito.

A seguito di ciò i vertici militari hanno finalmente presentato un progetto di bonifica. Nel corso dell’iniziativa del 14 gennaio il piano è stato esaminato e considerato lacunoso, vago, superficiale e del tutto inadeguato. Una delle criticità rilevate sta nel fatto che la bonifica dovrebbe essere effettuata per intero dagli artificieri dell’Esercito e non prevede in alcun modo la presenza di esperti ambientali e naturalistici civili. Inoltre, essa riguarderebbe solo gli inerti bellici e non il suolo, l’aria e le acque contaminati.

Ma non è tutto, oltre al danno c’è anche la beffa! Il fine dichiarato è quello di rimettere in sicurezza l’area, oggi interdetta al passaggio degli stessi militari per la sua pericolosità, non per restituirla alla collettività, ma per potere riprendere le esercitazioni “a norma di legge”!

“Le persone intervenute hanno sì espresso il desiderio di vedere l’area del poligono di Teulada finalmente ripulita da bombe e rifiuti radioattivi, ma solo a condizione che alle “bonifiche” segua un piano di ripristino della fauna e della flora del territorio e uno smantellamento della servitù militare. Il progetto non prevede niente di tutto questo: solo una presunta “bonifica” della penisola Delta per poter riprendere i bombardamenti. Inoltre, si ha l’impressione che si tratti di un contentino nei confronti della Procura di Cagliari che ha indagato i vertici militari per disastro ambientale. (…)

Tra gli interventi (…) pubblichiamo l’audio del commento di un attivista di Sardinia Aresti.

L’attivista ha ricordato la recente perquisizione subita da una giovane compagna del movimento contro le basi. L’indagine per un presunto danneggiamento, aggravata dalla pesantissima ipotesi di associazione sovversiva con finalità di terrorismo, oltre a imbrattamento e manifestazione non autorizzata – come emerso da vari comunicati e notizie stampa – è stata avviata dal pm Emanuele Secci della procura di Cagliari. Lo stesso Secci, che in passato ha richiesto (senza successo) l’archiviazione per il disastro ambientale del poligono di Teulada, ora vorrebbe procedere contro gli antimilitaristi: un po’ di vernice su un muro diventa un’azione terroristica, mentre distruggere delle aree naturali uniche al mondo con bombe e ordigni radioattivi per settant’anni, non aver mai effettuato vere e proprie bonifiche degli esplosivi e aver fatto ammalare le persone, che intorno al poligono vivono e lavorano, non sarebbe disastro ambientale.

(…) Non c’è alcun dubbio che si voglia cancellare ogni opposizione a un sistema economico e sociale che fomenta le guerre, distrugge l’ambiente, compromette la salute delle persone, crea disuguaglianze e alimenta lo scontro tra le classi più deboli. In questo quadro inquietante si muove l’informazione dei media mainstream, tutta (o quasi) allineata alle narrazioni fornite dalle procure che fanno delle/degli attiviste/i dei pericolosi sovversivi, se non proprio dei terroristi.

Per questo esprimiamo solidarietà alla compagna che qualche giorno fa ha subito una perquisizione nella sua casa, a tutte le persone denunciate, a tutte quelle persone che subiscono la repressione di uno Stato che ha a cuore solo gli interessi del complesso militare-industriale.” (brano tratto dal sito della Campagna Stop Rwm).

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