Nel giorno del 55° compleanno di Emanuela Orlandi 14 gennaio 2023, Largo Giovanni XXIII – ultimo fazzoletto di suolo italiano prima del lungo corridoio stradale che porta allo Stato Vaticano, Cupola all’orizzonte – è stato teatro di un nutrito sit-in organizzato dalla famiglia Orlandi in particolare da suo fratello Pietro – suo malgrado volto noto della famiglia Orlandi – che da ormai 40 anni chiede verità sulla scomparsa di sua sorella. Emanuela Orlandi, ricordiamolo brevemente, è una cittadina vaticana – ancora minorenne all’epoca dei fatti – scomparsa il 22 giugno 1983 proprio nei pressi di quello stesso crocevia tra Castel Sant’Angelo e la sua scuola di musica distante poche centinaia di metri. Oltre 40 anni di estenuante ricerca della verità, riflettori della stampa mondiale puntati, colpi di scena, molte piste e tutte sempre conducenti ad un unico responsabile: lo Stato Vaticano ed i suoi intrecci di potere con la mafia, gli USA e il resto dei gruppi di potere che compongono Repubblica Pontificia.
Repubblica Pontificia
Regime politico costituito in Italia sotto il protettorato USA dalla borghesia imperialista italiana, dal Vaticano, dalle Organizzazioni Criminali e dagli altri settori della classe dominante dopo la vittoria della Resistenza (1943-1945) per contenere il movimento comunista e stroncare la rivoluzione socialista. Questo regime politico è formalmente retto dalle istituzioni indicate nella Costituzione della Repubblica Italiana del 1948 ma la Corte Pontificia (il Vaticano con la sua Chiesa) agisce da centro politico occulto, irresponsabile e di ultima istanza del potere.
II 2023 si è aperto con un nuovo assetto generale della vicenda al quale hanno concorso tre elementi: la nuova configurazione interna allo Stato Vaticano a seguito della morte di Joseph Ratzinger il 31 dicembre 2022; il successo mondiale della docu-serie Netflix uscita il 20 settembre 2022 la quale ha riacceso i sospetti sull’ombra lunga del Vaticano in questa storia ed ha lucidamente ricostruito le varie piste riportando alla luce la storia – con il nome di “Vatican Girl” – soprattutto alle nuove generazioni; e l’incredibile annuncio il 9 gennaio – dalla sala stampa della Santa Sede – della riapertura del “Caso Orlandi” con indagini interne.
Reputiamo quindi doveroso chiederci: quali sono i motivi reali di questa inattesa decisione? Una ricerca della verità a 360° a 40 anni di distanza o l’ennesimo depistaggio per restare galla?
Durante le quasi tre ore di presidio, nutrito e variopinto per età, genere e addirittura provenienza geografica, Pietro Orlandi ha parlato lungamente con la stampa – tv e giornali sia nostrani che esteri – che lo hanno letteralmente circondato subissandolo di domande e non lasciando spazio a nessun non addetto ai lavori. Alle 17 e 30, Pietro Orlandi, ha parlato per quasi due ore come un fiume in piena e pur mantenendo il suo consueto autocontrollo ha pubblicamente nominato uno per uno gli uomini di potere vaticani e non, invischiati nella vicenda a partire dai tre Papi direttamente coinvolti. Tra la folla il silenzio più assoluto nei momenti salienti del lungo racconto-sfogo faceva da sponda a momenti di concitazione in cui le urla dei manifestanti si rincorrevano: “Sono stati loro”, “sono loro i colpevoli”, “è una vergogna”.
Due sono stati i momenti chiave del sit-in, al quale alcuni compagni della sezione di Roma del P.CARC hanno preso parte. Il primo durante il racconto da parte di Pietro dell’incontro nel 2014 con l’allora presidente del Governatorato dello Stato Vaticano – terza carica – il Cardinal Castiliolana, che con fare mafioso – sbattendosi un giornale arrotolato su un palmo – gli avrebbe detto: “Ancora con questa storia di tua sorella? Ora basta!” il quale ha fomentato le urla di rabbia tra la folla sgomenta per minuti e minuti. Il secondo episodio riguarda l’esposizione di uno striscione da muro di qualche metro il quale – riportando la grafica del manifesto della convocazione del sit-in – ritraeva su sfondo nero i mezzi busti dei tre Papi, l’immagine della giovanissima Emanuela e una scritta campale: “IL SILENZIO LI HA RESI COMPLICI”, frase che – spiega Pietro – è stata pronunciata dallo stesso Francesco in merito ad un’altra vicenda. Le forze dell’ordine presenti in piazza hanno comunicato agli organizzatori che era arrivata loro comunicazione per cui “non era il caso” di aprire lo striscione – qui lo rimarco, su suolo italiano – il quale infatti è stato di forza riarrotolato per metà, tanto quanto bastava per coprire le figure dei tre Papi. La folla ha cominciato ad innervosirsi e ad urlare: “fateceli vedere”, “aprite quello striscione”, momenti di concitazione hanno costretto Pietro Orlandi a riferire alla folla che era stata “sconsigliata” l’esposizione di quell’immagine. La folla si è accanita e lo striscione non solo è stato aperto, è stato lasciato aperto per tutta la durata del presidio.
A prendere la parola oltre il fratello di Emanuela solo l’avvocata della famiglia Orlandi, Laura Sgrò la quale ha messo alcuni punti fermi ai nuovi sviluppi: la richiesta dell’ istituzione di una Commissione Parlamentare e la richiesta di un incontro vis-a-vis con il Papa il quale ha ricordato lei stessa – è il monarca assoluto di quel potentissimo piccolo Stato il quale riunisce addosso a sé i tre poteri -legislativo, esecutivo e giudiziario – ed è il solo a poter disporre degli uomini al suo interno, quindi del potere per farli parlare o farli tacere.
Noi comunisti sosteniamo la lotta per la verità e giustizia per Emanuela e crediamo che per conseguirla realmente, definitivamente, per tutte e tutti, dobbiamo lottare per cambiare il nostro Paese, perché la verità su questo caso e su tutti gli altri “misteri irrisolti” non “sta in cielo” ma è già sotto i nostri occhi, spiattellata dalla presa in esame dei rapporti di potere su chi comanda realmente nella Penisola: la Repubblica Pontificia di cui il Vaticano è il governo occulto.
Lottare per avere verità e giustizia per Emanuela significa lottare per ottenere verità e la giustizia nel nostro Paese. A dire “ora basta” dobbiamo essere noi, collettivamente: solo la forza delle masse popolari organizzate può produrre quel cambiamento di qualità necessario ad imporre un governo di nuova, rinnovata ed autentica sovranità popolare e nazionale, un governo libero da ingerenze straniere. Un governo che la faccia finalmente finita con l’assurda anomalia italiana, della sovranità nazionale limitata e frustrata innanzitutto dai Patti Lateranensi e dallo strapotere ed i privilegi assegnati al Vaticano.Per noi questo significa lottare per imporre un Governo di Blocco Popolare e facciamo appello a tal fine alle forze operai e popolari, della cittadinanza attiva, degli autentici democratici e degli antifascisti sinceramente interessati a cambiare il nostro Paese negli interessi delle masse popolari che lo abitano e che producono la sua ricchezza.