Rilanciamo un contributo inviatoci da una nostra compagna che si propone di elevare e promuovere il dibattito all’interno del movimento comunista del nostro paese sulla categoria del multipolarismo. La questione è stata trattata in maniera estesa anche sul numero 11-12/2022 di Resistenza nell’articolo Il grande abbaglio del multipolarismo, cui rimandiamo.
La lettera inviata dalla compagna permette di approfondire ulteriormente la tematica e di promuovere ulteriormente il confronto. Diversi sono infatti comunicati, articoli ed elaborazioni in cui organizzazioni comuniste fanno riferimento a questa categoria: vedi l’articolo pubblicato dal Partito Comunista Italiano Pace e multipolarismo: per una nuova cooperazione internazionalista, alcuni articoli pubblicati su La Riscossa, organo del Partito Comunista, come quello che riporta i contenuti dell’iniziativa di Foligno su sovranità nazionale e mondo multipolare, ma anche pubblicazioni come Economia geopolitica: la disciplina del multipolarismo apparse su La Città Futura. Le pubblicazioni citate sono solo alcuni esempi cui se ne potrebbero aggiungere altri.
A tutti questi compagni rilanciamo lo spunto per sviluppare questo dibattito. Alla crisi generale del capitalismo e al conseguente rovinoso declino del “mondo unipolare” guidato dagli USA è possibile contrapporre il rimedio del mondo multipolare, come sostengono apertamente Vladimir Putin e Xi Jinping? Davvero è possibile immaginare un nuovo sistema mondiale basato sull’equilibrio di diverse potenze, che accettano di collaborare pacificamente fra loro in un regime che rimane di economia mercantile, sulla base del reciproco guadagno? È possibile che la Federazione Russa e la Repubblica Popolare Cinese possano veramente essere garanti della stabilità mondiale?
Se leggiamo la realtà usando la concezione comunista del mondo si vede chiaramente che stiamo parlando di sogni e speranze irrealizzabili. Buona lettura.
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Care compagne e cari compagni della Staffetta rossa,
vi scrivo per riportarvi una serie di considerazioni rispetto a una tematica oggi tanto dibattuta tra compagni che aspirano al comunismo e che sono organizzati tra le file di partiti comunisti: il multipolarismo. Si tratta, a mio avviso, di una tematica che richiede un confronto e un dibattito franco e aperto tra le varie organizzazioni che vogliono contribuire alla rinascita del movimento comunista cosciente e organizzato.
Come Partito dei CARC l’abbiamo scritto: alla crisi generale del capitalismo e al declino del mondo unipolare guidato dagli USA, riteniamo che contrapporre il rimedio del mondo multipolare e immaginare quindi un sistema mondiale basato sull’equilibrio di diverse potenze che accettano di collaborare pacificamente tra loro nel sistema capitalista, sia una speranza irrealizzabile. Se questo fosse possibile non avrebbe senso affermare che oramai da 40 anni siamo immersi nella seconda crisi generale per sovrapproduzione assoluta di capitale, che questa crisi è entrata nella sua fase acuta e terminale nel 2008, crisi irreversibile e intrinseca al sistema capitalista, crisi economica che trascina con sé la crisi politica (e dei regimi politici della borghesia imperialista), una crisi sociale e culturale il cui unico sbocco è l’instaurazione del socialismo innanzitutto in alcuni degli attuali paesi socialisti. É per questo che: o la rivoluzione socialista previene la guerra imperialista, o la guerra imperialista genera la rivoluzione socialista. Per noi questo principio è ancora valido e trova conferma nella realtà.
Compagni, dobbiamo conoscere la storia ma dobbiamo farlo con le lenti della scienza marxista!
Per meglio comprendere il punto è bene fare un riassunto della storia delle potenze e i gruppi imperialisti dalla fine della seconda guerra mondiale.
Gli imperialisti USA, presa in mano politicamente e militarmente l’Europa attraverso la NATO (1949), con il Giappone e la Corea del Sud a loro sottomessi e con i domini condivisi con i britannici, fanno due abili operazioni.
– Con Kissinger e Nixon penetrano in Cina (anni ’70), approfittando del fatto che la RPC aveva bisogno di qualcuno che la spalleggiasse dal punto di vista economico: il PCC non riteneva possibile cominciare da zero come aveva fatto Stalin (stante anche le condizioni diverse: la maggiore arretratezza, l’ostilità dell’URSS e di gran parte del movimento comunista dei paesi imperialisti). A seguito dell’operazione Kissinger, i monopoli USA vanno a produrre in Cina per poi proseguire altrove: abbattono i propri costi di produzione, ma danno anche inizio alla decadenza produttiva e commerciale degli USA.
– Con Brzezinski promuovono la formazione del movimento islamista in Afghanistan (i Talebani) e creano il “Vietnam sovietico”. In Afghanistan nel 1973 era avvenuta una rivoluzione che aveva deposto il re e instaurato una repubblica nella quale il partito comunista (filosovietico nel contrasto tra PCC e PCUS) a capo di una coalizione aveva preso in mano la direzione del paese e si era messo a modernizzarlo in termini democratico-borghesi suscitando le ire del clero musulmano e dei feudatari. Perché non ripetere quanto fatto in Indonesia? I gruppi imperialisti USA armano quindi i Talebani (basati soprattutto in Pakistan, ma presenti anche in Afghanistan), li finanziano e li combinano con gruppi islamisti dell’Arabia Saudita (Bin Laden) contro il governo progressista filosovietico. Quest’ultimo chiama in aiuto i revisionisti sovietici che abboccano e nel 1979 mandano soldati in Afghanistan dove rimangono per 10 anni senza venirne a capo. Anche in questo modo gli USA contribuirono con i revisionisti moderni a corrodere la società sovietica.
L’operazione Kissinger nella RPC dà origine a uno sviluppo su larga scala. I monopoli USA vanno a produrre merci in Cina, Europa orientale, Indonesia e altre ex colonie dove i costi di produzione sono minori e invece di esportare merci iniziano a importarne. La loro bilancia commerciale (import – export) è sempre più deficitaria. Quello che lo Stato non incassa come imposta lo raccoglie come debito pubblico (vendita di titoli di Stato). I gruppi imperialisti USA stampano a loro discrezione dollari, che si accumulano nel sistema bancario mondiale. La potenza degli USA come paese che produce ed esporta merci cala, il settore produttivo USA si riduce, crescono tra le masse popolari USA il malcontento, l’insofferenza, l’insicurezza, la disuguaglianza, l’abbrutimento. Questa decadenza economica USA è compensata solo in parte dallo sviluppo del settore militare e politico, dall’allargamento della NATO all’estero, da sanzioni economiche e guerre.
La guerra iniziata nel 2022 in Europa è la prosecuzione di questo processo e lo scontro con la Federazione Russa rientra in esso. Noi comunisti siamo contro la guerra promossa dai gruppi imperialisti, ma siamo coscienti che gli imperialisti USA non hanno altra via per mantenere il loro dominio se non quella di sviluppare la guerra: noi dobbiamo fare leva sull’opposizione alla guerra e ai suoi effetti per sviluppare la rivoluzione socialista. Per i gruppi imperialisti USA l’estensione della NATO è il mezzo per far fronte alla diminuzione del loro potere economico e finanziario nel mondo. Quindi portano la guerra nei paesi che resistono. Rompendo con gli impegni presi nel 1991, nel 1999 hanno inglobato nella NATO Polonia, Ungheria e Repubblica Ceca e via via tutte le ex Repubbliche Democratiche dell’Europa orientale e alcuni dei paesi ex sovietici. Il colpo di Stato del 2014 non è bastato per inglobare l’Ucraina e da allora la Federazione Russa si è opposta anche militarmente all’estensione della NATO dall’Europa verso l’Asia. Nell’Oceano Pacifico e Indiano i gruppi imperialisti USA devono risolvere un problema analogo: far fronte con un insediamento tipo NATO alla diminuzione del loro potere economico e finanziario. Qui il principale ostacolo è la RPC oramai diventata una grande potenza economica e scientifica.
Le alternative sono che o 1. procedono la rinascita del movimento comunista cosciente e organizzato e in primo luogo la costruzione di partiti comunisti ognuno all’altezza del suo compito e la rivoluzione proletaria si sviluppa a livello mondiale compreso negli USA facendo leva in ogni paese sulla resistenza che le masse popolari oppongono ai singoli effetti della crisi generale del capitalismo o 2. si formano nuove coalizioni imperialiste e lo scontro tra di esse si acuirà fino a una nuova guerra mondiale imperialista contro la quale si svilupperà la rivoluzione. Il predominio mondiale USA instaurato nel 1945 e ribadito nel 1991 è finito. Nella RPC e nel PCC lo scontro tra le due linee, le due vie e le due classi è in corso. La Federazione Russa e altri paesi europei e asiatici sono alcuni nella terza fase e altri nella seconda fase dei paesi socialisti. L’idea e la proposta di un sistema imperialista mondiale multipolare (cioè costituito da più poli imperialisti che convivono pacificamente) sono o un’aspirazione ingenua o un imbroglio. Sono la riedizione aggiornata delle “grandi pensate” di Kautsky (piano del capitale, convivenza pacifica di gruppi imperialisti) delle quali a suo tempo Lenin ha già scritto quanto serviva.
Noi dobbiamo fare la rivoluzione socialista in Italia. Per questo dobbiamo contrastare le concezioni del mondo contrarie al marxismo: quelle che negano che la storia di ogni società esistita da millenni a questa parte è storia di lotta tra classi (come scritto all’inizio del cap. 1 del Manifesto del 1848) e che al posto della società borghese subentrerà un’associazione in cui il libero sviluppo di ciascuno è la condizione per il libero sviluppo di tutti (fine capitolo 2 del Manifesto del 1848). Allo stesso tempo ci serve avere una visione del mondo, quindi comprendere i passaggi da una fase all’altra della società borghese (che inizia nel secondo millennio dopo Cristo in Europa e precisamente in Italia) e il percorso della storia della sua fase imperialista, per gestire le nostre relazioni nel movimento comunista cosciente e organizzato: la rivoluzione socialista è nazionale ma anche internazionale.
Concludo. La vittoria di chi si batte per il mondo multipolare non garantisce alcuna fine al capitalismo e alla sua crisi, alle sue speculazioni, al suo sfruttamento, alle sue guerre. Lo garantisce l’instaurazione del socialismo nei paesi imperialisti. Questa rimane l’unica via oggi possibile da contrapporre all’incubo della guerra, che inevitabilmente i paesi imperialisti continueranno a muovere contro la Federazione Russa e che, prima o poi, scateneranno contro la Repubblica Popolare Cinese.
EB