Lettera degli imputati

Il 16 gennaio inizia il processo per “Fontana assassino”

Quando a maggio 2020 è comparsa su un muro di Milano la grande scritta “Fontana assassino”, si è scatenata la classica tempesta in un bicchier d’acqua per deviare l’attenzione pubblica sulla forma anziché sul contenuto del messaggio.

Quella scritta affermava la verità e dava voce ai sentimenti della maggioranza delle masse popolari lombarde che stava subendo gli effetti della gestione criminale della pandemia, aggravata dalla “variante Attilio Fontana”: quello che aveva fatto carte false per evitare l’istituzione della zona rossa nella bergamasca (per compiacere Confindustria), quello che aveva firmato la circolare per mandare i malati di Covid “a bassa intensità” nelle RSA a fronte della mancanza di posti letto nelle strutture ospedaliere, quello che pubblicamente sosteneva di “dormire tranquillo”, ma privatamente manovrava i traffici di mascherine, camici, respiratori…

Quando la scritta è comparsa, i media di regime hanno iniziato la fanfara della criminalizzazione, la Procura di Milano affidava le indagini al pool antiterrorismo e andava in scena a reti unificate il riprovevole spettacolo della solidarietà bipartisan a Fontana “per le minacce ricevute” (!).

In quei giorni, in una conferenza stampa ci siamo assunti il significato politico di quella scritta e abbiamo apertamente invitato il pool antiterrorismo a proseguire le indagini, individuare i responsabili (a patto di non voler istruire un processo per un reato d’opinione) e aprire il processo.

Eravamo perfettamente consapevoli che questa eventualità ci avrebbe permesso di ribaltare la situazione e passare da accusati ad accusatori ed eravamo assolutamente decisi a farlo.

Capita l’antifona, Fontana ha rinunciato a perseguire le vie legali e ha dichiarato ai giornali che ci aveva perdonato!

Ha ritenuto opportuno cercare di evitare in ogni modo la frequentazione delle aule di tribunale e la scelta si è dimostrata saggia e ponderata: con il benestare (o la collusione?) delle autorità giudiziarie tutti i procedimenti a suo carico si sono conclusi senza condanne (per quello sui 5 milioni di euro nelle banche svizzere ha influito molto anche il segreto bancario!).

Sul piano legale, Fontana risulta immacolato! Per la legge, cioè, da Presidente della Regione Lombardia non ha avuto nessun ruolo, nessuna voce in capitolo e nessuna responsabilità rispetto alle 20mila persone che sono morte in 3 mesi in Lombardia!

Con “il perdono” di Fontana, anche la Procura antiterrorismo di Milano ha fatto un passo indietro. Non per un inaspettato e tardivo risveglio del senso della realtà, ma più semplicemente perché le sofisticate indagini basate sulla conferenza stampa e sui comunicati pubblici hanno suggerito al PM che sarebbe rimasto con un pugno di mosche in mano!

Tuttavia, il 16 gennaio un processo inizierà. L’accusa è di imbrattamento. Il giudice dovrà decidere se condannarci a una multa il cui importo va dai 100 ai 1000 euro.

L’accusa, immancabilmente, si regge sulla rivendicazione politica che abbiamo fatto di quella scritta: in altre parole l’eventuale multa è la punizione per aver rivendicato la scritta! La cosa farebbe ridere, se non ci fossero di mezzo 20mila morti e l’impunità dei responsabili!

Alla vigilia del processo, vogliamo condividere una riflessione e rilanciare.

La riflessione riguarda la “forza della borghesia” troppo spesso sopravvalutata.

La Procura di Milano ha trasformato un’inchiesta per terrorismo in un processo per imbrattamento per proteggere Fontana da quello che sarebbe emerso in un eventuale processo contro di noi! Infatti non saremmo rimasti composti e in silenzio sul banco degli accusati, ma avremmo chiesto pubblicamente conto dei motivi per cui nessuna autorità borghese ha condannato Fontana come primo responsabile della gestione criminale della pandemia in Lombardia! Ecco, dunque, il motivo di un “misero” processo per imbrattamento.

Questo ripiego non fa però scomparire gli appigli per inchiodare Fontana e i suoi complici alle loro responsabilità. Noi non abbiamo loschi affari da proteggere, speculazioni da nascondere, né conti in Svizzera da preservare. Non faremo, quindi, nessuno sconto a chi continua a ingrassare sulla pelle delle masse popolari.

Pablo Bonuccelli

Claudia Marcolini

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