Sono un operaio della Piana fiorentina e seguo dall’inizio e da vicino la resistenza degli operai ex GKN contro la delocalizzazione. (…) Da quando è iniziata la lotta, il Collettivo di Fabbrica (CdF) ha dovuto affrontare e risolvere problemi che sembravano insormontabili. Nonostante le difficoltà, fino a questo punto è riuscito a tenere insieme il grosso degli operai, ha mantenuto la mobilitazione, ha continuato la lotta.
Questo è stato un grande risultato, possibile per due motivi. Uno l’ho letto molte volte su Resistenza: il fatto che il CdF esistesse e fosse attivo da ben prima che arrivassero i licenziamenti. L’altro l’ho individuato nel fatto che, di fronte a ogni “bivio”, il CdF è riuscito a imboccare la via giusta, assumendo un ruolo via via maggiore sul territorio. E lo ha fatto sempre bene, diventando, in un tempo relativamente breve, un centro autorevole della mobilitazione popolare (mi riferisco, ad esempio, alle manifestazioni del 22 ottobre a Bologna e del 5 novembre a Napoli).
Il punto su cui riflettere, secondo me, è proprio questo: il CdF deve farsi sempre più classe dirigente per continuare a essere il fulcro della mobilitazione dentro e fuori la fabbrica e per non essere isolato dalle manovre sporche del padrone e delle istituzioni.
Dico “continuare a essere il fulcro” perché effettivamente tutto ciò che si muove sul territorio (e non solo) ruota attorno al CdF della GKN, dal momento che non ci sono altri CdF che assumono lo stesso ruolo. Ma dico anche “non essere isolato” proprio perché sul territorio non ci sono altri organismi simili e mi sembra che non ci sia neppure un legame sufficiente fra il CdF e la classe operaia del territorio.
Considerando che la sfida principale è la reindustrializzazione della fabbrica, attorno a cui ruotano tutti gli altri progetti, allora servono tutto il potenziale e le competenze della classe operaia e dei tecnici del territorio.
La riuscita o meno di questa sfida va di pari passo con la costruzione di un legame con questa fetta di lavoratori, esattamente come l’agricoltura integrata allo stabilimento è tanto più concreta e possibile quanto più si raccolgono nel territorio e si valorizzano quei lavoratori e tecnici che si occupano di questo.
Ma non solo. Per poter sviluppare tutto il potenziale dei progetti in campo (fabbrica pubblica e socialmente integrata, Società Operaia di Mutuo Soccorso, Piano della mobilità sostenibile) e attuare i processi di cui si parla (costruzione di altri organismi come il comitato per la reindustrializzazione) serve che, nelle principali aziende della zona, sorgano e si coordino altri CdF.
Di operai disposti a costruirli non ne mancano. Anzi, aumentano ogni volta che il CdF della GKN fa un passo avanti. Quello che per il momento manca è il CdF della GKN davanti e dentro le aziende a raccontare come si fa, a dare consigli, a sostenere e costruire relazioni. Perché?
Sono arrivato alla conclusione che il problema sono le abitudini e le prassi della struttura sindacale, che parcellizza tutto: categorie, iscritti e non iscritti, iscritti a quel sindacato o all’altro, appartenenti a un’area sindacale piuttosto che all’altra, ecc.
Tutte cose che il CdF ha affrontato e superato nel lavoro dentro la fabbrica, ma che non sono state affrontate, complessivamente, se si parla dei “parenti stretti”, cioè l’area FIOM CGIL, che è ampia maggioranza nelle aziende del circondario. Al giusto principio, dichiarato e spesso fatto valere,“quello che succede alla ex GKN è affare di tutti i lavoratori del territorio”, va aggiunto che “quello che succede in tutte le altre aziende è affare dei lavoratori ex GKN”.
Le prassi sindacali, le aree sindacali, ecc. non devono essere un problema; il sindacato può e deve essere usato come strumento di lotta in mano ai lavoratori e al servizio dei lavoratori, va portato sempre di più a fare quello che deve fare!
Ho posto un problema, ma porto anche un esempio di soluzione! L’esempio positivo viene dai lavoratori iscritti alla Slc CGIL del Cartonificio Fiorentino che hanno scritto un appello pubblico alle strutture provinciali e regionali della CGIL a sostegno degli operai GKN che in quei giorni occupavano il Consiglio Comunale, un appello firmato da un centinaio di tesserati e delegati di tutta la regione. È un piccolo esempio, ma importante.
Pongo una seconda questione. Nelle ultime settimane il CdF ha messo in campo varie mobilitazioni per far fronte agli attacchi più diretti di Borgomeo, lanciando la campagna “Rompiamo l’assedio” e si sono rivolti sempre più alla cittadinanza, coinvolgendo anche le istituzioni locali per avere delle risposte (vedi l’irruzione nel Consiglio Comunale).
Sono ottime iniziative, ma mi sembra che nei ragionamenti sulle forme di lotta ci sia un “convitato di pietra”: l’ordine pubblico.
Non intendo affatto dire che bisogna mettere a ferro e fuoco la città, ma non ci si può far legare le mani dai lacci di quella “legalità” che serve solo ai padroni come Borgomeo, che non ha mai rispettato nessun punto dell’accordo quadro e, oltretutto, ha assunto un’aperta condotta antisindacale!
Per essere più chiaro, anche in questo caso porto un esempio: la mobilitazione degli abitanti di Empoli contro l’installazione di un gassificatore, un mostro ecologico da 400 milioni di euro da costruire in un territorio già avvelenato dal Keu (vedi l’articolo a pag. 11).
Dopo la manifestazione del 26 novembre con 3.000 persone, la sindaca di Empoli, Brenda Barnini, è stata costretta a convocare un’assemblea pubblica per presentare il progetto. I presenti in sala erano 400, ed erano ancora di più quelli che fuori “assediavano” il circolo (assieme a un ingente spiegamento di polizia), mentre 1.500 persone seguivano la diretta streaming. Com’è finita? Ci sono state contestazioni, proteste e manifestazioni di contrarietà che i cittadini hanno fatto valere anche, e soprattutto, fisicamente: la sindaca è tornata sui suoi passi, ha dichiarato di aver bisogno di tempo per decidere sul progetto, vista la resistenza sociale incontrata.
Ecco come il no degli abitanti di Marcignana è arrivato forte e chiaro. Anche il sì alla reindustrializzazione della GKN deve trovare il modo di essere altrettanto netto, chiaro, inequivocabile.
L.M.
Firenze, 15.11.2022
Ai segretari della CGIL di Firenze e alla Camera del Lavoro
Alla Segreteria Regionale
Alla Segreteria regionale e provinciale della FIOM
Agli iscritti e alle iscritte
Appello a sostegno della vertenza GKN
Cari compagni e compagne,
la storia della lotta in GKN è ben nota a tutti. La resistenza dei lavoratori pure. Come facenti parte del più grande sindacato italiano, facciamo appello ai dirigenti locali e regionali della struttura, ai “semplici” iscritti e iscritte, affinché, dopo lo sciopero di due ore indetto dalla FIOM giovedì 10 novembre in seguito al mancato pagamento degli stipendi, vengano promosse e realizzate nei tempi più rapidi possibili iniziative territoriali e intercategoriali di informazione, confronto e lotta volte a sostenere i lavoratori GKN e a rimettere sui giusti binari la vertenza, adesso che QF sta mettendo in essere forme coercitive sempre più stringenti di sopraffazione.
La comunità formata da operai, cittadini, collettivi di studenti e sindacati, artisti e ambientalisti che si è unita in questa vertenza è un patrimonio che non va disperso, ma anzi valorizzato e ascoltato.
Perdere una vertenza simbolo come quella di GKN sarebbe grave per tutto il movimento sindacale e di lotta della Piana fiorentina e non solo. Vincerla, aprirebbe spiragli anche per le altre vertenze in essere o che nasceranno.
Slc CGIL – Cartonificio Fiorentino