Difendere la sanità pubblica si può!

NAPOLI. Il 18 novembre si è tenuto un presidio, organizzato dalla Consulta Popolare Salute e Sanità del Comune di Napoli, davanti all’ospedale San Giovanni Bosco per la difesa e l’ampliamento dei servizi di Pronto Soccorso di questo ospedale e del Loreto Mare.

Hanno partecipato numerosi organismi popolari, associazioni, organizzazioni politiche e sindacali: PRC, Cgil, Movimento Disoccupati 7 novembre, Comitato San Gennaro, movimento No Green Pass, Comitato di lotta per la salute mentale, comitati per la difesa dell’ospedale Loreto Mare e dello stesso San Giovanni Bosco.

Contemporaneamente, le quattro municipalità cittadine in cui sorgono le strutture ospedaliere hanno tenuto un Consiglio congiunto ed hanno approvato un documento che accoglie integralmente le richieste della Consulta.

Si tratta di un evento senza precedenti. Per la prima volta le istituzioni locali si schierano unitariamente in difesa della sanità pubblica e del diritto alla salute dietro incalzo di un organismo popolare, la Consulta, che si pone come centro promotore della mobilitazione cittadina.

Come si è arrivati alla mobilitazione del 18 novembre

Già in estate, quando si è cominciato a profilare lo smantellamento del Loreto Mare e del San Giovanni Bosco, con la beffa della “riapertura” senza il Pronto Soccorso, la Consulta ha messo in campo una vasta mobilitazione, fatta di volantinaggi, tende della salute, raccolte firme, ecc. e si è legata ai comitati di lavoratori e utenti sorti a difesa dei due ospedali.

La mobilitazione si è efficacemente combinata con il lavoro di incalzo sulle istituzioni. Questa è avvenuta sia tramite incontri e riunioni con i singoli presidenti e consiglieri di municipalità, assessori comunali, ecc. sia tramite l’intervento all’interno dei Consigli delle quattro municipalità. Sono stati denunciati gli effetti dello smantellamento degli ospedali sulle condizioni di vita delle masse popolari e sono state avanzate proposte elaborate col supporto dei tecnici che fanno parte della Consulta.

Sempre in estate, la Consulta ha ampliato notevolmente la sua sfera di influenza e le sue relazioni. In particolare, con la “festa della Consulta” l’organismo si è meglio strutturato: sono stati costituiti nuovi tavoli di lavoro con immigrati, con persone senza fissa dimora ed ex detenuti e si sono sviluppati nuovi rapporti con tecnici, esponenti politici e sindacali.

È da questo percorso che è partita ed entrata nel concreto la costruzione della giornata del 18 novembre.

Dopo aver incontrato singolarmente i presidenti delle municipalità, la Consulta li ha spinti a coordinarsi e a sintetizzare le proposte in un documento unitario.

Negli incontri tenuti sono stati definiti tutti i dettagli dell’organizzazione dell’iniziativa. Sono state date indicazioni precise agli esponenti istituzionali sui soggetti a cui inviare la convocazione al Consiglio intermunicipale, sulla concomitanza tra Consiglio e presidio popolare, sui contenuti del documento, sui tempi di realizzazione.

A tutto questo si è affiancato anche un lavoro specifico di mobilitazione e di propaganda verso altre realtà e organismi della città: dal Movimento Disoccupati 7 novembre, al Cantiere 167 di Scampia, dai principali partiti anti Larghe Intese ai sindacati.

Esiti dell’iniziativa

Subito dopo il presidio, il direttore sanitario del San Giovanni Bosco ha emanato una direttiva con effetto immediato con cui si stabilisce che i pazienti che necessitano di un intervento di pronto soccorso devono ricevere un primo intervento immediato in loco per essere poi portati al Pronto Soccorso dell’ospedale più vicino.

Inoltre, sono stati aperti nuovi posti letto nelle strutture deputate alla salute mentale (SPDC), dando così una prima immediata risposta ad una delle richieste dei manifestanti.

Infine, si è deciso di non limitare la questione al solo piano locale, ma di investirne le autorità a livello nazionale: è stato informato il Ministro, sono stati invitati dei parlamentari e due del M5S hanno effettivamente partecipato.

Ciò ha infastidito non poco la politica locale a dimostrazione dello scompiglio che l’iniziativa ha generato. Il Presidente della Regione De Luca ha intimato al dirigente dell’Asl di inviare a razzo una risposta ai presidenti di municipalità prima che si tenesse il Consiglio congiunto, ha manovrato per indurre il Ministero e i parlamentari a non parteciparvi, e a provato a far mancare il numero legale dei Consigli municipali.

La giornata di lotta del 18 novembre ha rappresentato una vera e propria giornata di riscossa delle masse popolari napoletane e un passo avanti importante nella costruzione di un fronte popolare cittadino contro le Larghe Intese e lo smantellamento della sanità pubblica.

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