Centro di formazione

Cosa impara un docente?

Lettera di Marco Coppola, docente del corso sul Manifesto Programma del (nuovo)PCI a Napoli.

Il P.CARC ha tenuto a Napoli, da ottobre a dicembre, un corso sul Manifesto Programma del (nuovo)PCI. Tra gli obiettivi c’era anche la mia formazione come nuovo docente del Centro di formazione.

A questo nuovo compito ho approcciato con entusiasmo e avendo ben chiara, innanzitutto, l’opportunità che il Partito dava a me e ai compagni campani. Questo tanto più se si considera che nel Sud la conoscenza viene spesso utilizzata come strumento di prevaricazione sugli ultimi e i più deboli. Qui, da secoli, azzeccagarbugli e “intellettuali” proni alla classe dominante fanno del monopolio della conoscenza un’arma di oppressione delle masse abituate a delegare il pensare a chi sa leggere, scrivere e fare di conto.

Formare un docente della Carovana nel Sud, al di là degli obiettivi particolari e specifici, significa porre le basi per l’emancipazione e la crescita di altri elementi avanzati delle masse popolari che vorranno mettersi alla scuola del Partito e fare dell’Italia un nuovo paese socialista.

Il mio compito non era, quindi, solo quello di infilare qualche nozione nella testa degli allievi, né tantomeno perfezionarmi nel ripetere determinati concetti. Il mio compito era, innanzitutto, formarmi e formare altri ad una concezione del mondo di liberazione, emancipazione e lotta rivoluzionaria; diventare strumento del Partito per diffondere il nostro patrimonio di conoscenze e fare in modo che sempre più elementi avanzati possano impadronirsene.

Attraverso l’esperienza pratica, e grazie al sostegno di un docente più esperto, ho compreso via via come trasformarmi per svolgere al meglio questo ruolo facendo leva sulle mie caratteristiche positive e provando a superare, al contempo, i miei limiti.

Il primo campo di questa trasformazione è stato lo studio. Insegnare, secondo il senso comune, vuol dire far imparare ad altri qualcosa, ma per tenere il corso io stesso ho studiato come mai in vita mia! Eppure, avevo già partecipato a ben tre corsi sul Manifesto Programma del (nuovo)PCI! La differenza, stavolta, non è stata tanto nella quantità di tempo dedicata allo studio, ma nella qualità nuova con cui l’ho svolto. Da questo punto di vista ho compreso nella pratica cosa intendesse l’altro docente quando mi ha detto “chi insegna studia e impara dieci volte di più”.

Questo studio continuativo ha rafforzato in me la volontà di imparare a fare la rivoluzione, la volontà di diventare un comunista migliore di quello che sono, la volontà di trasformarmi, diventare più capace di combattere la borghesia e il clero, di mobilitare le masse popolari. È cresciuta in me la consapevolezza di potermi trasformare e migliorare.

Il secondo campo di questa trasformazione è stata poi la classe e il rapporto con i compagni che partecipavano al corso. Ho capito che insegnare vuol dire dirigere, condurre il collettivo-classe al raggiungimento dell’obiettivo. Per fare questo non basta fissare il calendario e preparare di volta in volta i materiali della lezione.

La classe è un corpo vivo composto da più soggetti, ciascuno inserito in determinate relazioni sociali. Ogni compagno lavora o va a scuola, gestisce le sue relazioni familiari e amicali, fa militanza politica e sulla base di tutti questi fattori sviluppa un proprio modo di vedere le cose, di partecipare al corso e anche un umore diverso a seconda di com’è andata la sua settimana. Di questo un docente deve tenere conto; deve saper guardare a tutti questi aspetti. Un docente comunista non è un semplice docente, deve essere educatore, formatore e organizzatore, deve diventare il punto di riferimento per i compagni corsisti e avere cura che nessuno resti indietro.

In un paio di occasioni, ad esempio, ho sperimentato il recupero di alcune lezioni che qualche compagno per impegni di lavoro o problemi di salute aveva perso. A queste sessioni i compagni coinvolti partecipavano con grande serietà perché si sentivano sostenuti e appoggiati, ma la cosa più curiosa è stata vedere come a queste lezioni di recupero partecipassero anche alcuni compagni che le avevano già svolte!

Questa volontà di studiare e imparare è stata un insegnamento innanzitutto per me. Mi ha fatto comprendere meglio cosa vuol dire essere oggetto e soggetto della formazione del Partito. Gli allievi non sono stati solo oggetto della lezione, ma ci hanno messo del loro, hanno ragionato e posto questioni. Il docente non è stato solo soggetto della lezione, ma ha dovuto approcciarsi ad essa per crescere a sua volta, imparare, mettersi alla scuola della sua classe.

Giovani, adulti e pensionati, attivisti del movimento No Green Pass, ex militanti del PC-Rizzo e membri del P.CARC — la composizione variegata ha fatto del corso un ambito di emancipazione e di elevazione della coscienza di chi vi ha preso parte. Un ambito di educazione a nuovi comportamenti che la nuova coscienza richiede nel rapporto tra donne e uomini, giovani e adulti, diretti e dirigenti, studenti e insegnanti, figli e genitori, tra chi fa lavoro manuale e chi lavoro intellettuale, tra chi vive in provincia e chi in città.

Insieme abbiamo imparato che per vincere bisogna trasformarsi e che per trasformarsi bisogna mettersi alla scuola del Partito, concepirsi come oggetto e soggetto della rivoluzione socialista. Lo studio è la principale arma di questa trasformazione. Nel corso sul Manifesto Programma tenuto a Napoli abbiamo appreso che è possibile imparare a fare a meno del senso comune, diventare comunisti, trasformarci negli uomini e le donne nuovi che servono per fare dell’Italia un paese socialista!

Marco Coppola

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