Ciao Antonio. Scugnizzo per sempre. Partigiano.
Due giorni fa, il 24 dicembre scorso ti abbiamo dato il nostro estremo saluto nella Sala dei Baroni, all’interno del Maschio Angioino, dove hai ricevuto i giusti onori anche istituzionali per una vita, partigiana sempre, dedicata alla Resistenza antifascista, alla cura della sua memoria nelle scuole, nelle piazze, tra le giovani generazioni, nel dirigere l’ANPI Napoli, del quale sei stato militante, Presidente, in un certo senso “monumento” fin da quando, in quel settembre del 1943, le masse popolari della città di Napoli delle quali fosti espressione avanzata e combattente, scugnizzo tra gli scugnizzi insorti contro l’occupazione tedesca, dimostrarono che la Liberazione era possibile, che la guerra poteva essere trasformata in guerra alla guerra, una guerra popolare e rivoluzionaria, una guerra per l’unità del paese contro chi la patria, con buona pace della retorica fascista, aveva spezzato, mandandola a morire sul fronte delle criminali imprese di Mussolini e Hitler. Furono le Quattro giornate di Napoli, delle quali tu, “Tonino o’ biondo”, fosti punta di lancia nonostante i tuoi soli sedici anni. E tale sei restato fino alla fine, quando ormai 95enne, ultimo ancora in vita di quella generazione combattente e vittoriosa, ti sei spento, pur abbandonando mai quella tensione al futuro e alla prospettiva di emancipazione e di riscatto delle masse popolari che la tua vita orientò e che investiva e motivava chiunque con te avesse a che fare.
Sappiamo, compagno, che non c’è posto dove andare dopo la vita e di qui anche le tue esequie giustamente laiche, in osservanza alle tue convinzioni e volontà. Sappiamo altresì che, per noi, per i comunisti della nuova ondata della rivoluzione proletaria, nessuno di noi muore mai fintantoché c’è chi ne continua l’opera. È questo l’onore più alto che possiamo rendere alla tua memoria, l’osservanza vera degli insegnamenti che ci portasti in dote in vita e che oggi sono patrimonio collettivo cui attinge il movimento comunista che rinasce. Per una stessa lotta contro una stessa classe dominante, sebbene in tempi storici, modi e forme differenti.
L’insegnamento che La Resistenza non fu solo guerra di montagna o sola arma in pugno, sebbene la lotta armata ne costituì aspetto fondamentale. L’insegnamento che il fulcro del processo che portò alla Liberazione, quello che rese la Resistenza il punto più alto raggiunto in Italia nella costruzione della rivoluzione socialista, fu la progressiva costruzione, attorno al PCI e tramite i CLN (Comitati di liberazione nazionale), di un nuovo potere che si contrappose a quello fascista sino a sopravanzarlo ed eliminarlo. L’insegnamento che la Liberazione fu anzitutto scienza, coscienza, organizzazione. Giacché fu quella rete di CLN che innervava ogni ganglio del Paese che orientò e diresse l’azione popolare organizzata prima, durante e immediatamente dopo il 25 Aprile. Cuore della lotta di Liberazione, chiave della vittoria.
Una vittoria che comprende, riassume e combina oggi molteplici aspetti, tra i quali, il principale, è il ruolo dei comunisti rispetto alla classe operaia e al resto delle masse popolari: l’esempio della Resistenza diretta dal PCI cui ti rifacesti sempre tanto da non farne giusto bilancio quando quell’esperienza finì è, ad ogni modo, magistrale; la costituzione del CLN, dei tanti CLN di città in città, di quartiere in quartiere, fabbrica per fabbrica, la loro attività di organizzazione e coordinamento della lotta per la Liberazione sono, allo stato attuale delle cose, la migliore dimostrazione di quello che intendiamo oggi con il “costituire in ogni azienda pubblica o capitalista, in ogni scuola, in ogni quartiere organizzazioni operaie e organizzazioni popolari che assumono il ruolo di nuova autorità pubblica, che organizzano, invece delle autorità della classe dominante, parti crescenti della vita sociale collettiva delle masse popolari”.
Le nuove autorità pubbliche nella Resistenza furono proprio i CLN, il Partito comunista le dirigeva e le orientava sia direttamente (perché furono i comunisti e parte dei socialisti i principali, seppur non gli unici, animatori di quel processo) sia indirettamente, attraverso la politica da fronte con altre forze politiche. Obiettivo: la costruzione di un’alternativa di governo e di potere per il paese che i fascisti avevano distrutto. Di fatto, un esempio storico illuminante ai fini della costruzione, oggi, di un governo di emergenza popolare che faccia fronte agli effetti più gravi della crisi. In questo, principalmente in questo, diciamo che impariamo ancora oggi dalla Resistenza..
Già. Impariamo ancora oggi, compagno Amoretti. Lo facciamo non solo con dovizia di conoscenza storica e onere del bilancio che ne tiriamo, ma anche grazie al tuo esempio vivente sempre.
Proprio oggi, che le istituzioni di governo sono nuovamente occupate da poteri altri dagli interessi del masse popolari. Poteri forti e spesso occulti (Confindustria, il Vaticano, le Organizzazioni criminali) che dispongono del nostro Paese come terreno per le loro scorribande. Un vero e proprio dominio che dispone dello Stato, impone i suoi interessi alle masse popolari, vìola, all’occorrenza, la sua stessa legge, in spregio allo stato di diritto ed alla stessa democrazia borghese di cui dicono di essere espressione. Le masse popolari si trovano oggi in condizioni paradossalmente analoghe a quelle di un paese occupato da potenze straniere. Un paese in guerra, un paese di guerra.
E questa situazione oggettiva che rende vivo e Vitale il tuo esempio. Abbiamo avuto l’onore di marciare insieme, spalla a spalla, in testa ai cortei delle celebrazioni del 25 di Aprile come in tante iniziative pubbliche che organizzammo, che organizzammo insieme o cui partecipasti.
Con te ancora oggi, come tu ci insegnasti e in onore alla tua memoria, noi compagni non abbandoneremo il cammino che apristi e ci consegnasti come testimone si consegna. Marceremo verso un Nuovo 25 Aprile fino alla vittoria, compagno. Affinché sia ancora Festa della Liberazione. Una Liberazione rinnovata, nuova.
Il 24 dicembre scorso le nostre insegne listate a lutto hanno svettato nella camera ardente per un ultimo saluto a te, compagno Amoretti, scugnizzo per sempre. Un saluto d’onore e una rinnovata presa di impegno per una lotta che continua. Fino alla vittoria. Quella vittoria che sarà tale anche in nome tuo. Ora riposa in pace.
Le compagne e i compagni del Partito dei CARC – Federazione Campania