Abbiamo deciso di dedicare la rubrica “Pillole di Storia” di questa settimana alla storia dei CARC, per i quali questa settimana ricorre il trentennale. Questo articolo si focalizza sui passaggi e le fasi principali attraversate da questa organizzazione, una ricostruzione storica, che ci mostra come i Comitati d’Appoggio alla Resistenza – per il Comunismo, oggi come allora, contribuiscono all’opera per fare dell’Italia un nuovo paese socialista.   

Ogni trasformazione, ogni passaggio, ogni fase [della nostra storia] ha uno stretto legame con le forme, le condizioni e i risultati che la lotta di classe assumeva, è stato frutto di un’applicazione sempre più cosciente della lotta tra le due linee nel Partito e di una lotta ideologica per elaborare, affermare e applicare la scienza comunista. Il faro, il punto fermo, è stato l’obiettivo di ricostruire un vero partito comunista in Italia, fino al 2004, e di contribuire alla sua attività e alla sua opera per far avanzare la rivoluzione socialista, dal 2004 in poi. La nostra è la storia, per sintetizzare, di chi ha sempre messo al centro la lotta di classe e per questo ha “remato contro”: contro il revisionismo, il pentitismo, la dissociazione e l’anticomunismo […]; contro la repressione, costante, di cui siamo stati bersaglio per decenni, ininterrottamente; contro il senso comune della sinistra borghese che affossava l’esperienza dei primi paesi socialisti e si accodava alla borghesia imperialista nell’affermare che il comunismo era definitivamente fallito. Ma è stata anche la storia di chi, nella resistenza, ha sempre cercato di seminare, coltivare e raccogliere, in campo teorico e in campo pratico e organizzativo. È la storia, costruita passo dopo passo, di chi, mettendo al centro la concezione comunista del mondo (la scienza) e la passione rivoluzionaria, è diventato un punto di riferimento a livello nazionale e internazionale per la rinascita del movimento comunista, mettendosi all’opera per fare qualcosa che il movimento comunista non ha ancora fatto: la rivoluzione socialista in un paese imperialista.” (dall’intervista a Pietro Vangeli, Segretario Nazionale del P.CARC, a 25 anni dalla fondazione dei CARC)

Buona lettura!

Alcuni link per approfondire i temi trattati in questa rubrica: https://www.carc.it/2017/11/07/a-25-anni-dalla-fondazione-dei-carc-intervista-a-pietro-vangeli-segretario-nazionale-del-p-carc/ )

“Storia dei Comitati di Appoggio alla Resistenza – Per il Comunismo (CARC), dalle origini ad oggi” (se sei interessato all’acquisto, lo trovi qui: https://www.carc.it/casa-editrice-rapporti-sociali/ o puoi contattarci all’indirizzo e-mail edizionirapportisociali@gmail.com).

Storia dei CARC – 22 novembre 1992/2022: 30 anni di lotta e di organizzazione

I Comitati di Appoggio alla Resistenza – per il Comunismo (CARC) sono stati fondati nel 1993 a seguito di un Convegno pubblico tenutosi il 21 e 22 novembre 1992 a Viareggio.

Fase precedente alla costruzione dei CARC (1983 – 1992)

Verso la fine degli anni ’70 il “gruppo di testa” di quelli che poi saranno i CARC crearono il Coordinamento nazionale dei Comitati contro la Repressione, organizzazione che aveva l’obiettivo di promuovere la solidarietà tra le masse popolari verso i rivoluzionari comunisti detenuti nelle carceri. Il principale strumento di propaganda era la rivista il Bollettino, nella quale venivano pubblicati documenti prodotti da tutti i detenuti politici. Lo scopo della redazione era quello di rompere l’isolamento al quale i detenuti erano condannati e allo stesso tempo favorire il dibattito politico per la stesura del bilancio dell’esperienza rivoluzionaria degli anni ‘70. La rivista pubblicava, inoltre, anche notizie rispetto alla condizione delle carceri in generale, notizie che venivano riprese e diffuse da molte radio italiane dei tempi. Questa rivista arrivò a creare una fitta rete di organizzazione nazionale e internazionale, tanto da essere temuta dalle principali forze di regime che ricorsero alla repressione con gli arresti di alcuni membri della redazione (nel 1985).

Dal 1985 in poi si passò da una fase principalmente difensiva ad un lavoro di prospettiva, iniziando ad agire per la ricostruzione del partito comunista. A questo obiettivo, centrale nel tempo della seconda crisi generale del capitalismo, si costituì la rivista Rapporti Sociali (RS). Con questa rivista, il gruppo promotore rendeva pubblici i risultati della ricerca che conduceva sul movimento economico della società moderna e l’analisi delle classi; sulla storia dell’epoca imperialista e la sua crisi; sulle cause dell’esaurimento, dopo gli anni Settanta, della prima ondata della rivoluzione proletaria; sulla ricostruzione del partito comunista e la strategia della rivoluzione socialista in questa fase storica, per la prima volta in un paese imperialista. Rivista iniziata con il n. 0, il Don Chisciotte.

La redazione di Rapporti Sociali (RS) ha elaborato le tesi che hanno definito il quadro teorico da cui sono nati i CARC. Queste tesi sono state discusse pubblicamente nel novembre del 1992, a Viareggio, nel corso di un convegno in cui i promotori, ovvero la redazione di RS e i Centri di documentazione Filorosso, hanno messo sul tavolo della discussione il risultato dei loro studi. Si era fatta incalzante la necessità di stringere, di sintetizzare quanto elaborato, costruendo una vera e propria nuova organizzazione comunista.

Nascita dei CARC e pubblicazione del Progetto di Manifesto Programma del partito comunista (1992 – 1998)

Dopo Viareggio l’obiettivo degli organismi promotori era quello di dare continuità pratica al lavoro svolto, prendendo posizione sulle tesi discusse al convegno e costituendosi in organismi politici locali che intervenivano nella resistenza delle masse popolari al procedere della crisi con l’obiettivo di trasformare questa resistenza spontanea in lotta per il comunismo. Da qui i Comitati di Appoggio alla Resistenza – per il Comunismo. I primi CARC si costituirono a Milano e a Modena nel 1993, poi successivamente a Viareggio, Abbadia, Firenze e Napoli (1994).

Nel 1994 fu creato il foglio mensile nazionale dei CARC, Resistenza. Il foglio aveva lo scopo di educare, sia i creatori sia i lettori, alla comprensione del movimento politico del paese, creando uno strumento che fosse alla portata delle avanguardie di lotta: breve, semplice nel linguaggio e profondo. Resistenza riassumeva nel titolo la natura del movimento delle masse popolari, un giornale che sostiene e promuove la crescita della resistenza fino a trasformarla in attacco, in lotta per il comunismo. Dal 1995 l’organizzazione dà vita ad una serie di campagne di discussione ideologica e di organizzazione che portarono alla nascita di nuovi nuclei di partito e alla raccolta di nuove forze.

Nello stesso anno si tenne a Viareggio la prima Assemblea Nazionale dei CARC, assemblea incentrata sull’obiettivo principale di fase: ricostruire il partito comunista italiano. A seguito dell’assemblea i CARC lanciarono una campagna per il centenario della morte di F. Engels – Federico Engels 10,100,1000 CARC per la ricostruzione del partito comunista, campagna che fu la più significativa nell’avanzamento verso la ricostruzione del partito comunista italiano. Nel Federico Engels si fissò il principio che ricostruire il partito comunista è un obiettivo indispensabile affinché la classe operaia prenda la direzione del resto delle masse popolari e conquisti il potere. Va a fondo sul compito dei comunisti, che in quella fase era anzitutto riscostruire il partito e per farlo la Direzione Nazionale di CARC fissa per la prima volta le condizioni necessarie per farlo (1. formazione dei compagni; 2. programma del partito; 3. legare al lavoro di ricostruzione del partito gli operai avanzati). L’elaborazione ideologica, assieme alle grandi campagne esterne tra i lavoratori avanzati e il resto delle masse popolari, portò alla prima Lotta Ideologica Attiva (L.I.A.), lotta dove si scontravano all’interno dell’organizzazione due linee (voler essere o non essere ancora partito). Dopo la riorganizzazione a seguito della L.I.A. e dell’adozione dello Statuto, la nuova Direzione dei CARC lanciò la campagna “Il nuovo partito comunista italiano” (1998) giungendo, nel giugno dello stesso anno, al fulcro della campagna e al soddisfacimento di una delle condizioni tracciate nel Federico Engel: il programma del partito, con la pubblicazione del Progetto di Manifesto Programma del nuovo partito comunista italiano.

Costituzione della Commissione Preparatoria del Congresso del (nuovo)PCI e fondazione del partito nella clandestinità (1999 – 2004)

Il Segretario Nazionale dei CARC di quegli anni, Giuseppe Maj, passa nella clandestinità e si dedica alla costruzione della Commissione Preparatoria del congresso di fondazione del (nuovo) PCI (CP). Nel marzo del 1999 esce il primo numero di La Voce, rivista fondata e diretta dalla CP che si costituisce nella clandestinità nel gennaio dello stesso anno. Questo è stato un passaggio epocale nella storia aprendo la strada e mettendo al centro della discussione politica la praticabilità della clandestinità quale unica strada per giungere effettivamente alla ricostruzione del vero partito comunista in un paese imperialista come l’Italia. La creazione della CP e la svolta che la fase ha assunto portarono alla seconda L.I.A., lotta che al contrario della precedente si risolse in poco tempo, indice di un rafforzamento ideologico e dell’organizzazione.

In quell’anno abbiamo la cosiddetta “Operazione 19 ottobre”, una grande manovra repressiva messa in campo dalla classe dominante per impedire ad ogni costo la ricostruzione del nuovo PCI. Questa campagna repressiva, fatta di perquisizioni ed intimidazioni verso tutti quelli che hanno avuto o hanno rapporti con la CP (non solo membri dei CARC, ma anche di altre organizzazioni politiche e organismi). Ma questa operazione è stata per la classe dominante un “boomerang”: sia i CARC che la CP ne sono uscite rafforzate, il loro prestigio è cresciuto proprio grazie alla resistenza che hanno espresso contro la repressione. Nacquero i “comitati 19 ottobre” a sostegno dei compagni inquisiti che promossero una vera e propria campagna popolare contro la repressione verso i comunisti, riportando non solo nel dibattito politico “di movimento” ma anche nelle piazze, nei mercati e nei quartieri “la difesa e la libertà politica per i comunisti, conquistate dalla classe operaia nella Resistenza!”.

Nel 2001, dopo la grande campagna contro la repressione svolta a seguito dell’Operazione 19 ottobre, i CARC si dedicano alla costruzione del Fronte per la ricostruzione del partito comunista, fronte che parteciperà alle elezioni di quell’anno con l’obiettivo di sfruttare la campagna elettorale per fare propaganda rivoluzionaria tra le masse: propagandare cioè la necessità della ricostruzione del partito comunista, facendo della campagna elettorale una campagna di lotta e di organizzazione. Da qui la nascita del Fronte Popolare – per la ricostruzione del partito comunista un fronte che racchiudeva varie forze politiche ed organismi che si univano, sviluppando una politica da fronte, con l’obiettivo di irrompere nella campagna elettorale. Nonostante gli sforzi il Fronte Popolare non si riuscì a presentare alle elezioni del 2001, ma fu comunque una campagna dai risultati positivi perché, anche dopo le elezioni, la vita del Fronte Popolare continuò strutturandosi in una Piattaforma politico-pragmatica comune e una struttura organizzativa (Consiglio dei Delegati, Commissioni, Segreteria).

Con l’11 settembre, la costituzione del secondo governo Berlusconi e il G8 di Genova con l’assassinio di Carlo Giuliani, assistiamo ad una vera e propria “guerra mondiale al terrorismo”, guerra che la classe dominante sfruttò per continuare l’opera di repressione selettiva contro i comunisti e le avanguardie di lotta. Repressione che non solo si tradusse nelle brutalità della macelleria sociale dimostrata nel caso Diaz, ma anche negli attacchi a livello internazionale contro l’Afghanistan, Iraq e la lotta spietata contro la resistenza Palestinese.

In questo contesto nazionale e internazionale, all’alba del 23 giugno 2003, furono arrestati a Parigi Giuseppe Maj e Giuseppe Czeppel (fondatore e membro della CP). Contemporaneamente all’arresto, nell’ambito dell’ennesimo procedimento per associazione sovversiva, a Milano, Napoli, Modena e Campobasso vengono effettuate decine di perquisizioni contro i militanti dei CARC. Ma anche questa azione, come la precedente, portò sia la CP sia i CARC a rafforzarsi, facendo dell’attacco repressivo una campagna di solidarietà tra i lavoratori e le masse popolari, ribaltando così il procedimento, passando da accusati ad accusatori, facendo una campagna che non solo ebbe un enorme rilevanza nel territorio italiano, ma che si propagandò anche sul territorio francese (luogo dell’arresto) rendendo nei fatti scomoda la prosecuzione degli arresti. Il 19 dicembre dello stesso anno i compagni vengono scarcerati.

Il 2003/2004, gli anni dell’assassinio di Davide Cesare (DAX) e dell’espulsione dal posto di lavoro di molti compagni e compagne vicini all’area CARC per mano dei sindacati di regime (CGIL in primis), in continuazione con il clima repressivo citato in precedenza, portano i CARC a mettere al centro l’importanza della costruzione di un fronte contro la repressione. Fronte che fu costruito e che ebbe non solo rapporti in Italia, ma che si allargò anche nel lavoro internazionale, portando l’organizzazione ad iniziare un intervento ordinario e sistematico alle relazioni internazionali.

Insomma l’attuazione dei punti programmatici per la ricostruzione del partito si stavano attuando, il punto su cui spingere ora era la formazione dei compagni e dei quadri di partito. Così che all’inizio del 2004 i CARC avviano una campagna di formazione per i futuri quadri e dirigenti del partito: da qui nasce l’Università Popolare (UP) di Saint Denis, inaugurando il suo primo corso il 3 aprile del 2004. Nell’ottobre dello stesso anno (2004), nasce ufficialmente il (nuovo) Partito Comunista Italiano.

Trasformazione dei CARC in Partito (2004 – 2009)

Dopo la fondazione del (nuovo) Partito Comunista italiano, l’attività dei CARC è stata caratterizzata da una profonda riflessione: era stato raggiunto l’obiettivo per il quale i CARC erano nati, ricostruire il partito comunista. Si trattava dunque di capire come proseguire, cosa dovevano diventare i CARC e come. Nacque così un grande dibattito interno che portò i CARC, nel 2005, a diventare Partito: un partito che opera nei residui spazi politici che la borghesia non ha ancora eliminato. Un partito che interviene in ogni ambito dove si mobilitano le masse popolari e nella lotta politica promossa dalla borghesia: elezioni, referendum, campagne di opinione. Un partito che non interviene nella logica della “democrazia rappresentativa” ma che usa la democrazia borghese per far avanzare la mobilitazione rivoluzionaria delle masse.

Così che, una volta dotati della struttura organizzativa adeguata, i CARC si assunsero come compito principale il lavoro sul secondo fronte di lotta, tracciato nel Piano generale di lavoro del (n)PCI: la mobilitazione delle masse popolari a intervenire nella lotta politica borghese, con l’obiettivo principale di favorire l’accumulazione di forze rivoluzionarie e in secondo luogo con l’obiettivo di migliorare le condizioni di vita e di lavoro delle masse popolari ed estendere i loro diritti, di acuire e sfruttare le contraddizioni tra i gruppi e le forze della borghesia imperialista.

Su questo terreno, nel 2006, intraprendono il percorso di irruzione nel teatrino della politica borghese, candidandosi alle elezioni amministrative nelle città di Milano e Napoli, nella provincia di Lucca e a Roccasecca dei Volsci (LT) con la costituzione di Lista Comunista. L’intervento dei comunisti nella lotta politica borghese era finalizzato a costruire un Blocco Popolare, un blocco di forze che rappresentasse gli interessi del vasto fronte delle masse popolari, un blocco politico che desse sintesi ed espressione agli interessi delle masse popolari.

Nel 2007 si tenne il I congresso del P.CARC, che carico dell’esperienza condotta con Lista Comunista, afferma e sancisce la strada da intraprendere: mobilitare e organizzare le masse popolari ad irrompere nel teatrino della politica borghese, con l’obiettivo di smascherarlo, scardinando il secondo pilastro del Regime di Controrivoluzione Preventiva (http://www.nuovopci.it/scritti/mpnpci/01_03_03_contrivol_prev.html ).

Nel 2008 è caratterizzato dall’inizio della fase acuta e terminale della seconda crisi generale del capitalismo. Le condizioni oggettive per la rivoluzione socialista nel nostro paese si erano ulteriormente sviluppate, si trattava ora di rafforzare il movimento comunista e creare le condizioni soggettive per condurre la guerra e vincerla. Nello stesso anno, infatti, viene pubblicato il Manifesto Programma del (nuovo) Partito Comunista Italiano, il manifesto politico che sintetizza e illustra gli aspetti decisivi della concezione del mondo necessari alla rinascita del movimento comunista: bilancio dell’esperienza della prima ondata della rivoluzione proletaria mondiale, limiti del vecchio movimento comunista, analisi del contesto attuale e strategia per costruire la rivoluzione socialista in un paese imperialista come l’Italia. A questo, nel 2009, si aggiunge la linea del Governo di Blocco Popolare sintetizzata dal (n)PCI. Aspetti di dibattito politico e di concezione che saranno discussi e affrontati nel P.CARC con il suo secondo congresso (2009).

Nello stesso anno assistiamo anche alla III Lotta Ideologica Attiva (L. I. A.) lotta che coinvolse tutti gli organismi della Carovana attorno a una questione decisiva ai fini dell’attuazione della linea della fase, una questione che aveva al centro l’assimilazione, a un livello più alto, del materialismo dialettico come concezione del mondo, come metodo per conoscere la realtà e come guida per trasformarla.

Irruzione nel teatrino della politica borghese (2009 – 2015)

Dal 2009 in poi il P.CARC intraprende varie esperienze che vanno nell’ottica di rafforzare la resistenza spontanea delle masse popolari, campagne pubbliche di lotta, di opinione e organizzazione che portano l’organizzazione a crescere sia numericamente sia ideologicamente, attraverso il bilancio delle esperienze che via via venivano condotte. Tra le principali di quegli anni (2009-2010) ricordiamo: l’operazione di “Caccia allo sbirro”; l’intervento nelle elezioni politiche amministrative di Agliana, Cecina, Abbadia S. Salvatore, Latina e Napoli con la costituzione di Lista Blocco Popolare; l’esperienza delle Ronde Popolari a Massa, Pistoia e Napoli e la campagna nazionale contro la repressione in difesa dei compagni antifascisti sotto arresto e sotto processo; la creazione del Fronte Studenti in Lotta (FSL); referendum contro la privatizzazione dell’acqua, ecc.

Nel 2010 assistiamo al I Congresso del (nuovo) Partito Comunista italiano, congresso che ha definitivamente approvato il Manifesto Programma, discusso e approvato lo Statuto del Partito (http://www.nuovopci.it/voce/voce34/statuto.html) confermando il carattere clandestino del Partito; ha elaborato e approvato 11 Risoluzioni ed eletto il Comitato Centrale.

Nel 2011 tra le esperienze significative sull’intervento nella lotta politica borghese condotte dal partito ricordiamo: le elezioni amministrative di Napoli (con la prima amministrazione De Magistris), di Milano e le comunali di Quarto; il referendum del 12 giugno su acqua, nucleare e giustizia; la campagna di disobbedienza civile per il diritto alla mobilità “Il biglietto non lo pago”; la battaglia per il CCNL;

Nel 2012 arriviamo al III Congresso del P.CARC, congresso nel quale il partito riconosce e fa propria l’analisi e la linea indicate dal (n)PCI nel Manifesto Programma, riconosce come giusta e conforme agli sviluppi della situazione economica e politica determinata dall’entrata della crisi generale nella fase acuta la linea del GBP, la condivide e si adopera per creare le condizioni perché le organizzazioni operaie e popolari costruiscano un loro governo d’emergenza.

Dal 2012, fino ad arrivare alla svolta del 2015 (con il IV congresso), il P.CARC ha condotto la sua attività sperimentandosi nel legame tra l’irruzione nel teatrino della politica borghese e la linea del Governo di Blocco Popolare (creare le condizioni per la costituzione del GBP), scuola pratica che porterà il partito a crescere e aumentare la propria autorevolezza. Il 2012 è l’anno di varie campagne pubbliche, come quella del No Monti Day, lotta al Debito Pubblico, mobilitazioni contro la Legge Fornero, Referendum sull’articolo 18. Il 2013 quello dell’intervento nelle elezioni; delle battaglie ambientali in Campania; della prima Assemblea Nazionale del Lavoro Donne del P.CARC, ecc. Nel 2014 abbiamo, inoltre, l’avvio della L.I.A. (Lotta Ideologica Attiva) in Campania, lotta contro l’economicismo, il movimentismo e l’estremismo per l’affermazione della centralità della conoscenza, assimilazione e uso della concezione comunista del mondo.

Lotta per il Governo di Blocco Popolare (2015 a oggi)

Nel 2015 arriviamo al IV congresso del P.CARC e con esso la trasformazione del partito in Partito del Governo di Blocco Popolare, definendo la linea e il piano d’azione per portare la classe operaia e le masse popolari a costituire in Italia il Governo di Blocco Popolare.

Da lì in poi il P.CARC ha sviluppato una pratica che mette al centro l’intervento nelle aziende pubbliche e private, nelle scuole medie superiori ed università, sui territori e nei quartieri con l’obiettivo di creare, moltiplicare e coordinare le Organizzazioni Operaie e Popolari presenti in tutto il territorio nazionale, facendole crescere fino a renderle delle vere e proprie Nuove Autorità Pubbliche. Un lavoro ordinario di tutte le istanze con l’obiettivo di creare la rete della nuova governabilità. Da quel congresso si sono fatte enormi sperimentazioni sull’applicazione della linea del Governo di Blocco Popolare e condotto molte lotte e battaglie che hanno alimentato il protagonismo operaio e popolare in tutto il paese. Una su tutte, la battaglia condotta dagli operai della Rational di Massa.

Anche sul lavoro interno il P.CARC si è dato i mezzi per elevare la concezione e l’assimilazione della scienza tra i quadri e dirigenti di partito, avviando nel 2016 i primi corsi ritiro, corsi sullo studio della concezione comunista del mondo, laboratori di ricerca scientifica, dove ogni fenomeno si può studiare senza interferenze esterne. La creazione di nuovi organi di diffusione esterna come l’Agenzia Stampa “Staffetta Rossa” e l’apertura di nuovi canali social di propaganda.

Con le elezioni politiche del 2018, i CARC si sono concentrati sull’allargamento della breccia aperta nel sistema politico delle Larghe Intese, sfruttando gli appigli che offriva la rottura della successione di governi delle Larghe Intese e usarli per avanzare verso la costituzione del Governo di Blocco Popolare.

Gli anni che vanno dal IV al V congresso, dunque, sono stati anni di crescita, di accumulo di esperienze e forze, di sperimentazioni e correzioni rispetto all’attuazione della linea, che ci portano al 2019 (V Congresso) con la trasformazione del Partito del CARC in Partito di quadri e di massa.

Tante sono le esperienze condotte dal 2019 ad oggi, esperienze che ci hanno al P.CARC di rafforzarsi nel “fuoco della lotta”. Durante gli anni della pandemia da Covid-19 il Partito dei CARC lancia un appello per difendere l’agibilità politica delle masse popolari in tutto il paese, mantenendo aperte le sedi locali e i circoli culturali, continuando a sviluppare un lavoro ordinario nelle fabbriche e sui territori. Ricordiamo la campagna per il 25 aprile nella quale, in tutta Italia bandiere rosse hanno sfilato, dando una risposta all’inefficienza e all’incapacità della classe dominante di far fronte all’emergenza sanitaria, ponendo sul terreno della lotta di classe la riconquista dell’agibilità politica conquistata dalla Resistenza e messa in discussione dal governo e dalle misure repressive che imponeva. Insomma il lavoro ordinario dell’organizzazione non si è fermato, anzi si è rafforzato, con la promozione di varie esperienze che hanno permesso di fare dei passi in avanti, come: la campagna “il Socialismo è la Cura”, che metteva al centro come la gestione criminale e scellerata della pandemia fosse opera della classe dominante e del sistema capitalista; la creazione delle Brigate di Solidarietà come autorità popolari che si sono sostituite nei fatti alle autorità locali, facendo fronte alle carenze del sistema sanitario; la lotta per la riapertura degli ospedali e il rafforzamento della medicina territoriale; la campagna “Fontana Assassino” contro la strage nelle RSA e i morti per Covid; le iniziative contro il Green Pass quale strumento repressivo e non sanitario; ecc.

Con la formazione del governo Draghi l’attività del Partito si è incentrata sulla formazione del Fronte Anti Larghe Intese, per cacciare il governo Draghi e in generale tutti i governi delle Larghe intese. Ha promosso campagne di lotta e organizzazione per smascherare a gran voce i veri responsabili e fautori della guerra di sterminio verso le masse popolari, guerra fatta di morti sul lavoro, chiusura degli ospedali, chiusura delle aziende, devastazione ambientale, ecc. Con l’intervento alle ultime elezioni politiche (2022) i CARC hanno promosso la creazione di un fronte unitario, intervenendo su tutte quelle liste “anti-sistema” e contro le larghe intese, con l’obiettivo di “unire ciò che l’elettoralismo divide”.

In questi 30 anni tante sono state le battaglie condotte, e tanti gli insegnamenti raccolti, una storia non lineare. Nessun percorso è lineare e nemmeno la storia del CARC lo è: fase per fase si sono affrontate difficoltà politiche e ideologiche con il metodo della lotta ideologica, perso dei pezzi e conquistato nuovi compagni, ma sempre garantendo alla Carovana di proseguire il suo percorso su un binario essenzialmente giusto.

A 30 anni dalla nascita dei CARC: abbiamo nostalgia… del futuro

“la rivoluzione non nasce da tutte le situazioni rivoluzionarie, ma solo da quelle situazioni rivoluzionarie nelle quali, alle situazioni oggettive sopra indicate, si aggiunge una trasformazione soggettiva, cioè la capacità della classe rivoluzionaria di compiere azioni rivoluzionarie di massa sufficientemente forti da poter spezzare il vecchio regime, il quale, anche in periodo di crisi, non crollerà mai da sé se non lo si farà crollare”.


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