Il P.CARC aderisce, promuove e chiama a partecipare gli operai, gli studenti e le masse popolari allo sciopero generale di tutte le categorie indetto dai sindacati di base e alle manifestazioni che si svolgeranno su base territoriale il 2 dicembre.
Allo stesso modo aderiamo alla manifestazione nazionale Giù le armi, su i salari del 3 dicembre che si svolgerà a Roma in piazza della Repubblica dalle ore 14.00.
I temi principali della piattaforma politica che accomuna le due giornate sono la lotta e l’opposizione alla guerra al carovita. Sono due “emergenze” strettamente legate fra di loro, che rappresentano una manifestazione della crisi generale (economica, politica, sociale e ambientale) del sistema capitalista.
Qualunque sia il sindacato a cui sei iscritto, ma anche se non sei iscritto ad alcun sindacato, puoi scioperare!
Il governo Meloni è figlioccio del governo Draghi e suo prosecutore. Il governo Meloni è il governo più debole e traballante della storia recente. È appena nato e già è attraversato da beghe, tensioni e guerra per bande.
Meloni aveva promesso di cancellare il Reddito di Cittadinanza – e ci sta provando – ma il contesto è quello di un paese dove si moltiplicano le famiglie che non riescono a tirare avanti. C’è la riforma delle pensioni, c’è la morsa del carovita. C’è la guerra in Ucraina, con la NATO che pretende fedeltà, finanziamenti e armamenti, mentre la maggioranza delle masse popolari è contraria. La prosecuzione dell’agenda Draghi è il principale tallone d’Achille del governo Meloni.
L’azione cosciente delle organizzazioni operaie e popolari, dei sindacati di base e combattivi, dei movimenti e delle reti sociali può rovesciare il governo Meloni. Chiamiamo a partecipare attivamente e nel modo più organizzato possibile a tutte le mobilitazioni che coinvolgono le masse popolari. A quelle grandi e a quelle piccole.
Ogni mobilitazione deve essere occasione per allargare e coordinare la rete della parte organizzata delle masse popolari, per rafforzare gli organismi operai e popolari esistenti e crearne di nuovi, per promuovere un fronte comune di lotta e solidarietà.
Organizzarsi al di là della sigla sindacale
È fondamentale organizzarsi ovunque, anche dove non c’è esperienza di organizzazione. Anche nei settori di lavoro più moderni, precarizzati e parcellizzati è possibile e necessaria l’organizzazione dei lavoratori. Non importa se all’inizio si è in pochi, l’importante è non aspettare di essere sotto attacco per organizzarsi.
Lo sciopero generale è un primo passo. Bisogna dargli continuità.
Organizzarsi in ogni posto di lavoro!
– Trova altri due o tre colleghi decisi a darsi da fare: usa ogni occasione e non partire dalla tessera sindacale.
– Vedetevi (almeno all’inizio) fuori dall’azienda, lontano dall’occhio del padrone.
– Studiate insieme la situazione: lo stato dell’azienda, i problemi più pressanti dei lavoratori, i punti di forza su cui fare leva, ecc.
– Decidete le iniziative da prendere, anche piccole, per raccogliere altri colleghi, difendersi con maggiore efficacia e costruire passo dopo passo rapporti di forza favorevoli.
– Collegatevi con lavoratori, singoli e gruppi, di altre aziende, con altri comitati e movimenti popolari della zona.
Le due giornate di lotta del 2 e 3 dicembre devono andare proprio nella direzione di alimentare questo processo!
L’importanza di questo processo è dimostrato dall’organizzazione dello sciopero generale del 2 e dalla manifestazione nazionale del 3 dicembre. Ci sono esempi positivi di coordinamento e unità d’azione tra categorie e settori di lavoro: dai lavoratori del Commercio a Milano, a “Ogni giorno è Primo Maggio” a Firenze, composto da tutti i sindacati di base e forze sociali e politiche che, dall’inizio della pandemia, portano avanti in modo unitario iniziative e lotte su casa, reddito, lavoro e contro la repressione aziendale.
Queste iniziative rappresentano un esempio estremamente positivo di mobilitazione e di organizzazione dei lavoratori nel processo di difesa dei diritti e delle condizioni delle masse popolari, ma anche e soprattutto nell’organizzazione dei lavoratori per un cambiamento profondo, un cambiamento sociale.
Si tratta di un percorso in generale contraddittorio e non lineare, ma che continua a fare passi in avanti che dobbiamo consolidare, crea le condizioni per il rinnovamento del movimento sindacale del nostro paese e non solo: il problema infatti non è principalmente sindacale, ma politico, serve una nuova prospettiva!
Bisogna sostituire il governo Meloni e il suo circo e mettere al loro posto soggetti che fanno gli interessi dei lavoratori e delle masse popolari: bisogna imporre con la mobilitazione un governo di emergenza popolare per attuare immediatamente le misure più urgenti per far fronte agli effetti della crisi e al catastrofico stato delle cose.
Le mobilitazioni del 2 e del 3 dicembre devono essere funzionali a questo.
I sindacati conflittuali, alternativi e di base possono e devono dare un contributo al cambiamento generale della società, sviluppando l’azione anche sul terreno politico e perciò usare lo sciopero e le manifestazioni per confrontarsi e coordinarsi a un livello superiore, per spingere i lavoratori ad organizzarsi e ad attuare direttamente le misure che servono a difesa del salario, del lavoro e dei diritti.
L’imposizione di un “nostro governo”, un governo di emergenza (noi lo chiamiamo Governo di Blocco Popolare), che affonda le sue radici e poggia sulle decine di organizzazioni operaie e popolari presenti nel paese, sui sindacati di base, sui comitati operai e popolari e sui sinceri democratici, è la via più rapida e meno dolorosa per avanzare nel superamento di questo sistema che produce ormai soltanto disastri economici, ambientali, sociali e politici.
Il Governo di Blocco Popolare darà una spinta decisiva per avanzare verso il socialismo, il governo dove i lavoratori sono i protagonisti e decideranno la produzione e la destinazione dei prodotti, metteranno fuori gioco definitivamente i padroni e i loro scagnozzi, dove ognuno sarà chiamato a dare il proprio contributo per avanzare tutti insieme.