Dopo lo stop dei lavori congressuali deciso a seguito dell’avvio della campagna elettorale che si è conclusa con le elezioni politiche dello scorso 25 settembre, sono riprese e sono oggi in corso le assemblee di base nei luoghi di lavoro che termineranno il 10 dicembre e aprono la strada al Congresso nazionale che si svolgerà dal 15 al 18 marzo 2023.
Pubblichiamo quindi l’intervista rilasciata all’Agenzia Stampa Staffetta Rossa da una compagna, funzionaria Filcams – CGIL, da poco in distacco sindacale, che per oltre 10 anni ha condotto battaglie nel proprio posto di lavoro organizzando i propri compagni di lotta e mobilitandoli nella battaglia per migliorare le condizioni di vita e di lavoro di tutti.
Dalle sue risposte emerge un bilancio critico dell’attività svolta dalla CGIL negli ultimi anni, ma anche quella che deve essere la risposta positiva di un sindacato che ha perso di credito e fiducia agli occhi dei lavoratori, a partire dalle aspirazioni e dalla necessità della sua base.
Per fermare licenziamenti, delocalizzazioni e chiusure è necessario che i lavoratori riprendano il posto da protagonisti che la storia gli impone e che usino le assemblee di base del Congresso per organizzarsi e mettere in pratica gli insegnamenti raccolti dall’esperienza del Collettivo di Fabbrica della Gkn di Campi Bisenzio (Fi):
- formare fin da subito in ogni posto di lavoro comitati che coalizzano i lavoratori combattivi indipendentemente dall’appartenenza sindacale: 10, 100, 1000 organizzazioni di lavoratori come quelli della GKN di Firenze;
- non rassegnarsi a cassa integrazione e altri ammortizzatori sociali aspettando e sperando che passi la bufera, ma fare di ogni azienda minacciata di delocalizzazione, chiusura, ristrutturazione un centro promotore della lotta contro lo smantellamento dell’apparato produttivo del paese;
- tenere in mano l’iniziativa, non fidarsi né affidarsi alle promesse dei padroni, delle loro autorità e dei loro agenti;
- usare ogni forma di lotta, l’unico criterio è che abbiamo la forza per attuarla e che sia efficace: è legittimo quello che serve ai lavoratori anche se illegale, cioè vietato dalle leggi dei padroni e delle loro autorità;
- sviluppare la mobilitazione e il coordinamento con altri lavoratori, con disoccupati, pensionati, ecc. contro lo smantellamento dell’apparato produttivo e contro le altre misure inique imposte dalla borghesia imperialista nelle aziende e nelle scuole, contro la partecipazione del nostro paese alla guerra Usa-Nato per interposta persona in Ucraina, contro la distruzione del Servizio Sanitario Nazionale, contro le grandi opere inutili e dannose, contro la devastazione dell’ambiente e l’incombente catastrofe ecologica, contro la guerra e le “missioni umanitarie”.
Non sono i padroni a essere forti, sono i lavoratori che devono organizzarsi per far valere la loro forza!
Buona lettura!
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- Per prima cosa vorremmo chiederti di fare un bilancio dell’attività del sindacato negli ultimi anni a fronte del crollo dei salari e dello smantellamento dell’apparato produttivo del paese e cosa deve fare secondo te la CGIL per risalire la china?
Negli ultimi anni il sindacato in generale e anche la CGIL, a fronte delle varie crisi che si sono succedute ha intrapreso una politica sindacale che può essere definita “difensiva”. La paura, strumento utilizzato dalla politica di destra, ha influenzato anche l’attività sindacale.
La paura della perdita occupazionale ha finito per incidere anche sull’attività sindacale e non ci ha permesso di condurre battaglie che magari avrebbero anche messo a rischio dei posti di lavoro ma sarebbero servite a fissare degli obiettivi, un sistema valoriale di riferimento che deve essere ripristinato a partire dai principi costituzionali troppe volte disattesi. In questo modo abbiamo perso di credibilità e le masse, già oltremodo influenzate dal modello prevalente e influente del capitalismo, hanno smesso di crederci, ma soprattutto hanno smesso di riflettere e confrontarsi sulla realtà perché sprovvisti degli strumenti utili a farlo, che sarebbe compito del sindacato fornire.
La CGIL deve ritornare nei posti di lavoro, deve tornare ad essere luogo di incontro, di scambio e di riferimento per tutti quei lavoratori e quei cittadini che vogliono ricominciare a rivendicare un posto in questo sistema.
La realtà è complessa ed è difficile decodificarla, per questo motivo serve ripopolare le Camere del lavoro, luoghi dove nel passato i lavoratori hanno imparato a leggere e a scrivere e dove si stringevano quei legami di solidarietà che poi risultavano fondamentali contro l’arroganza padronale.
Serve ritrovare una coscienza di classe, anche se nel frattempo ci hanno fatto credere che le classi non esistono più e questo è compito di un’organizzazione sindacale quale è la CGIL.
- Dopo la sospensione per il periodo elettorale sono ripartiti i lavori per il XIX Congresso della CGIL e sono attualmente in corso le assemblee congressuali all’interno dei posti di lavoro. Puoi spiegarci come funziona il Congresso e quale dovrebbe essere il ruolo dei lavoratori nelle assemblee congressuali?
Il Congresso è un momento importante per il sindacato, è il momento in cui si riflette tutti insieme sulla realtà e sulle problematiche che trasversalmente interessano tutte le categorie e la CGIL come organizzazione confederale che attua la contrattazione sociale e si mettono a sistema per capire quali obiettivi darsi per i prossimi quattro anni e come raggiungerli.
Il Congresso ha inizio con le assemblee di base, nei posti di lavoro perché è lì che i lavoratori devono affrontare i problemi ed è spesso lì che si trovano le risorse per risolvere quei problemi, ma spesso presi dalla quotidianità non si vedono. L’assemblea di base è il momento in cui in ogni posto di lavoro si mettono da parte le proprie singole battaglie e si parla di argomenti che riguardano la vita di tutti: l’istruzione, la sanità, il fisco, la giustizia sociale. Si parla di diritti costituzionali che dobbiamo continuare a difendere e che soprattutto dobbiamo rendere effettivamente esigibili, cosa che oggi non accade. Siamo gli eredi dello Statuto dei Lavoratori che ha rappresentato l’entrata della Costituzione nei posti di lavoro e abbiamo il dovere di difenderlo ad ogni costo.
- Da oltre un anno è in corso la lotta del Collettivo di Fabbrica della Gkn di Campi Bisenzio (Fi) che ha aperto una nuova via per impedire l’erosione dei diritti dei lavoratori, i licenziamenti e le delocalizzazioni. Anche alla luce dell’appello lanciato dai lavoratori Slc del Cartonificio Fiorentino, rivolto alla CGIL affinché riunisca tutte le forze possibili e metta in essere forme condivise di lotta, puoi darci un tuo giudizio a riguardo?
Per quel che riguarda l’appello lanciato dai lavoratori Slc sono totalmente d’accordo perché credo che non serva dividersi, non serva farsi la guerra tra di noi, è già abbastanza quella che ci fanno i padroni. Dobbiamo necessariamente riunirci e portare avanti dei principi fondamentali quali: il salario minimo, una tassazione progressiva, una lotta alla precarietà e al sistema perverso degli appalti. Già su questi argomenti credo che non avremmo nessuna difficoltà a convergere e insorgere.
- Infine, il 2 dicembre è previsto lo sciopero generale del sindacalismo di base che raccoglie rivendicazioni e parole d’ordine comuni a tutti i lavoratori. Da un’inchiesta che abbiamo fatto partecipando alla riuscita manifestazione dello scorso 8 ottobre “Italia Europa, ascoltate il lavoro” proclamata dalla CGIL è emerso che molti lavoratori, singoli e in gruppo, ritengono necessario aderire e costruire una mobilitazione unitaria per far fronte allo smantellamento dei loro diritti. Vorremmo chiederti quindi in che modo secondo te la CGIL dovrebbe raccogliere questa spinta e se ritieni necessario che il sindacato proclami uno sciopero generale.
Credo che la CGIL potrebbe accodarsi alla proclamazione dello sciopero generale e provare per una volta a bloccare il Paese. Non credo che ci siano altre modalità al momento percorribili.