Ansaldo Energia produce turbine a gas e a vapore e costruisce centrali termiche a gas. Sono produzioni ad altissima tecnologia che, a livello mondiale, solo altre due multinazionali sono in grado di fornire: la Mitsubishi e la General Electric.
Il pacchetto azionario dell’azienda è in mano per l’88% a Cassa Depositi e Prestiti (CDP), quindi allo Stato, e per il restante 12% alla Shanghai Electric Corporation.
Una produzione strategica e di primaria importanza, oltre che prestigiosa per il nostro paese. Ma, pur essendo quasi completamente in mani statali, è approdata, progressivamente, al dissesto finanziario.
A questo processo hanno posto un freno i 2.500 lavoratori genovesi che, con la mobilitazione, hanno imposto la ricapitalizzazione dell’azienda, necessaria per non finire a gambe all’aria.
Lo stato di agitazione era iniziato già la scorsa estate, ma la mobilitazione è partita, impetuosa, il 12 ottobre. In un incontro fissato in Prefettura, CDP afferma che ricapitalizzerà l’azienda, ma solamente con i 36 milioni di euro già previsti per una precedente manovra del 2019, rimasta però lettera morta.
L’evidente presa in giro non passa. I lavoratori entrano in sciopero bloccando il tratto cittadino dell’autostrada e, conseguentemente, il traffico in ingresso e uscita dalla città, mandando in tilt la viabilità per ore.
Di fronte a questo, il sindaco Bucci, al suo secondo mandato come indipendente sostenuto da Lega, Forza Italia e FdI, non riesce a fare altro che lamentarsi per i disagi arrecati…
In mancanza di risposte, i lavoratori alzano decisamente la posta in gioco, già dal giorno seguente.
Nuovo sciopero e nuovo corteo. Con lo sciopero che, stavolta, si allarga: in solidarietà con i lavoratori Ansaldo scioperano anche alla Fincantieri e partecipano al corteo anche delegati di altre aziende genovesi. I negozianti del quartiere Sampierdarena ritardano l’apertura dei loro negozi, apponendo sulle serrande abbassate biglietti in cui motivano il loro gesto. La Comunità di S. Benedetto al Porto, fondata da Don Andrea Gallo, aderisce pubblicamente alla protesta degli operai.
Anche il corteo è più “deciso”: punta dritto sull’aeroporto di Genova. I video degli operai che travolgono il cordone di polizia, senza mostrare un minimo di esitazione, diventano virali.
L’orgoglio operaio si accende, l’occupazione dell’aeroporto è lo squillo di tromba della riscossa operaia. Per ore gli operai stazionano nell’aeroporto, provocando la cancellazione di decine di voli e impedendo lo sbarco dei passeggeri. L’occupazione viene sciolta solo quando da CDP arriva la notizia che i soldi per la ricapitalizzazione ci sono!
A questo punto lo sciopero generale di tutte le aziende metalmeccaniche genovesi, già proclamato per il giorno seguente, viene annullato. I lavoratori incassano la loro prima vittoria.
Il sindaco Bucci e il suo sodale, nonché governatore della Regione Liguria, Giovanni Toti, contrariati dal fatto che i lavoratori hanno portato avanti la lotta senza attendere l’esito di “decisivi” tavoli istituzionali da loro promossi (quasi quasi si prendono il merito del risultato ottenuto…), denunciano gli atti di violenza e teppismo degli operai.
Ma a rispondere per le rime a lor signori ci pensa la FIOM genovese, che rivendica la legittimità di ogni azione messa in campo, e anche le masse popolari della città, quelle stesse masse che governatore e sindaco presentano come vittime sacrificali del teppismo operaio. Applausi e clacson in festa accolgono gli operai, che rientrano in corteo dall’aeroporto occupato! E l’abbraccio della città ai suoi operai non si conclude qui: sulla gradinata nord dello stadio, in occasione della partita di Coppa Italia Genoa-Spal, viene esposto lo striscione “Solidali con i lavoratori Ansaldo”.
Nei giorni seguenti gli operai tornano al quartiere Sampierdarena con un volantino in cui ringraziano i negozianti e la città di Genova per la solidarietà dimostrata.
Quando la classe operaia si muove, tutte le masse popolari la seguono!
La lotta degli operai è la lotta di tutta la città!