[ERS] Le conquiste dei lavoratori in Unione Sovietica

Abbiamo già trattato di alcune delle conquiste che hanno caratterizzato i primi paesi socialisti, come il Sistema Sanitario Nazionale e il Sistema Scolastico dell’Unione Sovietica. In questa rubrica delle pillole di storia ci concentreremo sulle conquiste dei lavoratori dell’Unione Sovietica, come la pensione, le ferie e i diritti sociali legati all’emancipazione delle donne.

Le pensioni

L’Unione Sovietica fu il primo paese al mondo a garantire il diritto universale alla pensione e a prevedere che la collettività dovesse farsi carico integralmente della vecchiaia dei lavoratori.
La norma che introduceva un sistema previdenziale universale fu varata dal governo sovietico, presieduto da Stalin, nel 1932: l’età di pensionamento era di 55 anni per le donne e di 60 per gli uomini.
Il suo esempio fu di spinta anche per le conquiste delle masse popolari dei paesi imperialisti, dalla riforma previdenziale del 1942 in Gran Bretagna alla riforma previdenziale italiana del 1969.

Tutte le assicurazioni erano a carico dello Stato sovietico, i versamenti venivano effettuati integralmente dalle amministrazioni e dalle aziende, per cui tutte le assicurazioni e le altre forme di soccorso di cui godevano i lavoratori rappresentavano un vero e proprio supplemento di stipendio. Le assicurazioni sociali erano amministrate dai lavoratori stessi attraverso i loro sindacati, senza le costosissime costruzioni burocratiche che caratterizzano l’organizzazione previdenziale dei paesi imperialisti.

Le assicurazioni in URSS entravano in funzione dal primo giorno di occupazione del lavoratore, senza alcun periodo preliminare, anche le liquidazioni erano immediate, in questo modo il lavoratore aveva garanzia di continuità economica.

Le pensioni venivano calcolate sull’intera retribuzione e non su una paga base, la percentuale variava secondo l’anzianità e secondo la qualità del lavoro, ma per numerosissimi casi la percentuale è del 100% del salario.

La questione di fondo era che il pensionato sovietico era soprattutto un cittadino sovietico. Come tale egli godeva di tutte le infinite provvidenze di cui godevano i cittadini sovietici e che lo mettevano in condizioni di soddisfare pienamente le fondamentali esigenze di ordine morale e materiale.

Le ferie

L’URSS fu il primo paese a garantire le ferie retribuite a tutti i lavoratori dello Stato Socialista, un periodo di riposo annuale di due settimane per tutti i lavoratori, durante il quale si percepiva ugualmente lo stipendio.
In Europa invece erano ben pochi i paesi che allora garantivano le ferie retribuite dallo Stato, e la Convenzione dell’Organizzazione Internazionale del lavoro stabiliva un riposo di sei giorni all’anno!

Oltre alle ferie in URSS, già nel 1918, era prevista una giornata di riposo settimanale, gli straordinari erano pagati il doppio dello stipendio ordinario e dopo sei mesi di lavoro c’era il diritto di avere due settimane di ferie. Insomma ferie e riposo entravano a pieno titolo tra i diritti principali dei lavoratori sovietici, essendo il sistema socialista dell’URSS un sistema che metteva al centro la salute dei lavoratori, le migliori condizioni di lavoro, la sicurezza e la partecipazione dei lavoratori alla costruzione a tutti gli aspetti della società.

I diritti specifici per le donne

L’Unione Sovietica fu il primo paese del mondo a mettere in pratica e a sviluppare i diritti sociali fondamentali come l’uguaglianza dei diritti delle donne e degli uomini nella famiglia nella vita e nel lavoro, i diritti e la protezione della maternità.
La Rivoluzione d’Ottobre dette un impulso straordinario al conseguimento dei diritti delle donne raggiungendo nel giro di pochi giorni i diritti che nel nostro paese abbiamo messo decenni a raggiungere (e che continuano a essere messi in discussione).

I diritti delle donne e dei bambini erano fin dall’inizio dell’edificazione sovietica parte integrante del programma della rivoluzione russa. Nel progetto del Programma del Partito Operaio Socialdemocratico della Russia, scritto da Lenin, già erano contenute rivendicazioni quali il suffragio universale, uguale diritto al lavoro, l’istruzione universale e gratuita. Nel marzo del 1917, dopo la rivoluzione di febbraio, si tenne a Pietrogrado, il Primo Congresso delle Donne Lavoratrici dove fu approvato un programma con i diritti e le misure relativi alla tutela della maternità e dell’infanzia, che hanno costituito la base del sistema sovietico in queste aree di intervento.

Già nel 1917 venne eletta per la prima volta al mondo una donna come Ministro – Aleksandra Kollontaj – che assunse la carica di Commissario del Popolo per la Sicurezza Sociale.
In quello stesso anno fu approvato il decreto che introdusse il matrimonio civile – che divenne l’unico riconosciuto dalla legge – si legalizzò il divorzio e si concluse la distinzione tra figli legittimi e illegittimi. Nel 1918, fu pubblicato il Codice del Lavoro che abolì diverse discriminazioni e fornì le condizioni di sostegno alle famiglie che volevano incoraggiare le donne a lavorare e avere un ruolo sociale che non le relegasse soltanto a quello di madri.
Al contempo, erano previsti quattro mesi per la gravidanza e il congedo di maternità, con stipendio pieno, con la possibilità di usufruirne fino a un anno, per stare a casa con il bambino, garanzia di rientrare a lavoro, un lavoro che veniva variato e reso più leggero al termine della gravidanza.

Il benessere delle donne meritava costante ricerca. La contraccezione era gratuita. Il “parto indolore” – il metodo psicoprofilattico – nacque in URSS, introdotto nel mondo accademico sovietico nel 1949 da un gruppo di ostetrici e psichiatri.

Lo Stato sovietico sviluppò una rete di infrastrutture di supporto e protezione dei bambini, in particolare asili nido e giardini d’infanzia con orari adatti sia al lavoro in turni che al lavoro di carattere stagionale. Queste strutture esistevano sia nelle università che nella maggior parte delle aziende. Esistevano poi colonie estive, villaggi turistici infantili, case dei pionieri, ecc.
Nel 1920 di fronte alle disastrose conseguenze dell’aborto clandestino il governo sovietico legalizzò l’aborto in ospedale pubblicando un decreto per “proteggere la salute delle donne, il metodo repressivo in questo campo non raggiunge questo obiettivo”. I risultati furono positivi e non ci furono morti o infezioni a seguito di aborti effettuati nei servizi pubblici, a partire dal 1925 si registrò una diminuzione della mortalità infantile e un aumento del tasso di natalità.

Conoscere i diritti ottenuti e la lotta condotta per conquistarli, valutare gli aspetti chiave di questi successi, come ad esempio la preparazione delle forze di classe e la questione dello Stato, imparare dalle esperienze fatte, sono elementi che dobbiamo prendere in considerazione e continuare ad approfondire. Perché anche per quanto riguarda le conquiste dei lavoratori, il socialismo è davvero una esigenza del presente e del futuro.

Iscriviti alla newsletter

Abilita JavaScript nel browser per completare questo modulo.

I più letti

Articoli simili
Correlati

Manuale di Storia contemporanea

La conoscenza della storia è uno strumento della lotta...

La lotta per la formazione

La formazione è un pilastro dell’attività del P.Carc. Si...

4 novembre in piazza: appello del Calp di Genova

Unire le lotte e le mobilitazioni contro la guerra...

Quando i sionisti attaccano hanno paura della verità

Liliana Segre e la denuncia all'attivista Cecilia Parodi