Allora compagni che si fa? 

Per Draghi e Mattarella la toppa è peggio del buco

A un mese dalle elezioni politiche del 25 settembre si è insediato il governo formato dalla coalizione di centrodestra, con a capo Giorgia Meloni. Archiviata definitivamente la propaganda di facciata da oppositrice del sistema (Nato, Ue, Fondo monetario internazionale, ecc.), nel suo discorso di insediamento la nuova presidente del consiglio ha dettato la linea: l’agenda Draghi.

Meloni si trova dunque a doversi destreggiare con quegli elettori che le chiederanno il conto della sua “opposizione” e al contempo deve far fronte a beghe e crepe nella coalizione del suo governo. Deve infatti da un lato affermare la sua direzione sulla coalizione di centrodestra (o si mangia questa minestra o si salta dalla finestra) e dall’altro rassicurare i gruppi imperialisti Usa, Ue e sionisti, il Vaticano, Confindustria, le mafie e affini per rimanere in sella al suo governo.

L’operazione Mattarella/Draghi è riuscita solo parzialmente. Se da un lato sono riusciti a non far entrare forze anti larghe intese nel nuovo parlamento, non sono riusciti né a liberarsi del Movimento 5 stelle, né a far uscire un governo stabile e capace di attuare fino in fondo l’agenda Draghi.

Succederà quello che le masse popolari faranno succedere!

Le contraddizioni interne al teatrino della politica borghese non sono però il principale problema del nuovo governo. Il principale problema che ha governo è lo stesso dei governi Draghi e di quelli di tutti gli altri partiti che fanno da scendiletto ai gruppi imperialisti: è che sono seduti su una bomba, la resistenza spontanea delle masse popolari agli effetti più gravi della crisi generale in corso.

Si moltiplicano nel paese iniziative di lotta, manifestazioni e scioperi per fare fronte al carovita, alla chiusura delle aziende, al disastro ambientale, alle morti di malasanità e tutto al resto dei danni causati dalla guerra di stermino non dichiarata (ma pienamente in corso!) che la borghesia muove contro le masse popolari. 

Di questo sommovimento l’aspetto più offensivo non è principalmente legato alla radicalità delle mobilitazioni e degli scioperi – quello semmai ne è un ingrediente e un corroborante – ma all’uso di ogni iniziativa di lotta per promuovere l’organizzazione delle masse popolari nei luoghi di lavoro, nei quartieri e nelle città, per rafforzare quelle esistenti facendole convergere in un unico movimento che si ponga l’obiettivo di cacciare il governo Meloni e impedire l’installazione di qualsiasi altro governo emanazione della borghesia imperialista e dei suoi lacchè.

Cosa fare quindi? La parte più avanzata e organizzata delle masse popolari deve usare TUTTE le mobilitazioni del prossimo periodo:

  • per aggregare agli organismi operai e popolari esistenti chi ancora non è organizzato e per far nascere nuovi organismi operai e popolari. In sintesi, accrescere la parte organizzata delle masse popolari;
  • per guidare le masse popolari a fare subito e non aspettare delle leggi: usare tutti i mezzi a disposizione per prendere le misure necessarie a fare fronte gli effetti della crisi (dalle autoriduzioni ai picchetti o alle occupazioni è secondario che sia legale o meno, tutto quello che va negli interessi delle masse popolari è legittimo!);
  • per contrastare TUTTI i tentativi che la classe dominante metterà in campo per dividere le masse popolari e spingerne una parte contro l’altra;
  • per spingere esponenti politici, sindacali, intellettuali, ecc. a costruire quell’unità mancata alle elezioni del 25 settembre e costituire un governo ombra (o Comitato di Salvezza Nazionale) che agisce su mandato degli organismi operai e popolari.

Sono già convocate alcune mobilitazioni di carattere nazionale
Dopo la grande mobilitazione convocata il 22 ottobre a Bologna da GKN, FFF, Assemblea No Passante Bologna e Rete Sovranità Alimentare. Bisogna rafforzare e convergere verso le prossime date più importanti. 
5 novembre a Roma: la Rete italiana pace e disarmo, la Cgil e altre decine di associazioni e organizzazioni politiche e popolari hanno indetto la manifestazione nazionale “cessate il fuoco subito, negoziato per la Pace! Mettiamo al bando le armi nucleari. Solidarietà con il popolo ucraino e con le vittime di tutte le guerre”.
5 novembre a Napoli: GKN, Movimento disoccupati 7 novembre e disoccupati Cantiere 167 di Scampia convocano la manifestazione “per questo, per altro e per tutto. Per cambiare i rapporti di forza qui e ora”.
2 dicembre, sciopero generale dei sindacati di base, tutti i lavoratori possono aderire, indipendentemente dal sindacato a cui sono iscritto o se sono iscritti o meno! Aderisci e partecipa!
3 dicembre, mobilitazione nazionale, legata allo sciopero generale è prevista una mobilitazione nazionale, ma le modalità non sono ancora definite. Inizia a segnare la data!

Per costruire un governo ombra serve unità!

L’aspetto principale del bilancio dell’ultima campagna elettorale per le liste anti Larghe Intese – e in particolare dei loro capi politici – consiste nell’essersi fatte legare le mani dallo spirito di concorrenza ed essersi presentate divise fra loro. 

Eppure questo dato non è presente in nessuna delle dichiarazioni e dei bilanci prodotti dalle varie liste e organizzazioni: Unione popolare, Italia sovrana e popolare, Partito comunista italiano, ecc. 

Non trattare tale questione non è solamente un atteggiamento irresponsabile nei confronti degli operai, dei lavoratori e del resto delle masse popolari del nostro paese, è soprattutto un’illusione di spostare in avanti un problema ineludibile perché l’unità non solo serviva, ma serve e servirà!

I partiti e le liste che alle elezioni del 25 settembre si erano presentati in opposizione e in alternativa alle Larghe Intese devono ora rompere il ripiegamento su stessi – fatto di delusione dei risultati elettorali, beghe interne e attendismo – e assumere il ruolo di promotori della riscossa. Per farlo devono incontrarsi, trattare apertamente le questioni divisive sottoponendole alle masse popolari (attraverso assemblee, dibattiti, consultazioni) e costruire azioni comuni a partire da quelle sintesi. Questa è la base per fare un ulteriore passo del tutto possibile: costituire un Comitato di Salvezza Nazionale, un embrione di governo ombra, che agisce su mandato degli organismi operai e popolari.

Il marasma provocato dalla crisi generale del capitalismo crea una situazione di straordinaria instabilità (crisi politica), una situazione nella quale ciò che decide, che è determinante, non è quello che fanno o non fanno le Larghe Intese, ma quanto e come gli operai, i lavoratori e le masse popolari organizzate si pongono come nuova classe dirigente. In questa situazione di straordinaria instabilità, succederà quello che le masse popolari organizzate faranno succedere.

Allora compagni, che si fa? Ci si prepara al peggio o cominciamo da subito a lottare per il meglio?

Iscriviti alla newsletter

Abilita JavaScript nel browser per completare questo modulo.

I più letti

Articoli simili
Correlati

La lotta per la formazione

La formazione è un pilastro dell’attività del P.Carc. Si...

4 novembre in piazza: appello del Calp di Genova

Unire le lotte e le mobilitazioni contro la guerra...

Quando i sionisti attaccano hanno paura della verità

Liliana Segre e la denuncia all'attivista Cecilia Parodi

Manuale di Storia contemporanea

La conoscenza della storia è uno strumento della lotta...