In questi giorni sta facendo clamore il post messo sulla pagina FB di uno dei numerosi comitati di lotta contro il rigassificatore, in cui si minaccia velatamente il presidente della Regione Toscana Giani, commissario straordinario per l’opera nonché esponente di punta del PD e renziano di antica data, di prendere qualche schiaffone se si ripresenterà in città. Subito è scattato il vittimismo del noto esponente politico, che ha detto di non curarsi di cotante truculente minacce, ma farà il suo (sporchissimo) lavoro fino in fondo, disponibile ad accettare il martirio eventuale di un paio di labbrate. Non è sembrato proprio così eroico lo scorso 1 luglio, quando è scappato come un topo fuori da un’uscita laterale del Comune di Piombino dopo il consiglio comunale, dove lo aspettavano al varco migliaia di cittadini, protagonisti di una delle decine di manifestazioni di protesta che si susseguono da giugno contro questo progetto criminale.
Ci sono state diverse prese di posizione in merito all’accaduto, la prima ovviamente da parte del PD che ha colto la palla al balzo per rifarsi la verginità. Fa particolarmente specie perché sono quelli che hanno consentito, negli anni, la devastazione ambientale del territorio con gli 800 ettari da bonificare delle discariche delle acciaierie e l’apertura di quella di Colmata (giunta ormai ai 30 metri di altezza circa), hanno consentito la devastazione economica della Val di Cornia con lo spegnimento dell’altoforno della ex Lucchini per volere di Renzi e la morte lenta della seconda acciaieria del paese, con tanti saluti agli oltre duemila operai a cui a ottobre scade ogni ammortizzatore sociale.
Si sono accodati alle dichiarazioni di solidarietà anche alcuni comitati contro il rigassificatore e USB, mettendo all’indice la violenza contenuta nelle parole del post che probabilmente, come qualcuno ha scritto, sono il frutto di anni di soperchierie, arroganza e “misure” devastanti per il territorio da parte di una partito, il PD, di cui Giani è degnissimo rappresentante. Una reazione emotiva quindi ben comprensibile e anche giustificabile.
Nel migliore dei casi, alcuni si sono dissociati dalla violenza verbale ma si sono guardati bene anche dal dare solidarietà a questo figuro, che andava a braccetto con Calenda e Renzi fino a ieri e ci governa allegramente la Regione: sono quelli che vogliono militarizzare la città se non si piega, questa sì che è violenza! Sottolineiamo che la dissociazione è un pessimo modo di porsi perché espone chi ne è oggetto alle ritorsioni del nemico, contribuiscono all’isolamento e quindi – anche dove non si condividono mezzi e metodi – va sempre evitata, se l’intenzione è quella di attaccare il campo nemico (come in questo caso).
La nostra posizione quindi non è né di dissociazione o condanna delle parole di una persona che ha tutto il diritto di essere parecchio incazzato, che rimangono comunque parole e basta a differenza dei tanti atti e fatti sopra citati ascrivibili a Giani, al Partito Democratico e a Italia Viva. Tanto meno daremo solidarietà a un personaggio fattosi eleggere (per il rotto della cuffia) facendo leva per l’ennesima volta sul voto utile contro la “destra” (ma la loro politica di smantellamento di aziende, sanità e servizi è identica), alfiere del governo Draghi, che ha contribuito a far calare il silenzio su affari “scomodi” come lo scandalo del KEU in Valdelsa e l’approvazione segreta dei piani per la base di Coltano.
Dalla Val di Susa che resiste da 30 anni all’imposizione di un’altra Grande Opera inutile se non nociva viene un ulteriore, ottimo esempio per trattare in modo corretto la questione. In Valle il movimento popolare di lotta, che è ramificato come quello di Piombino in quanto raccoglie persone di ogni età e tipologia, vede al fianco i giovani e gli anziani, i cattolici, i militanti politici e sindacali, i sindaci. Le azioni di lotta vanno dalla preghiera alle interrogazioni comunali e le manifestazioni fino alle azioni più “militanti” contro le recinzioni dei cantieri: azioni pagate con centinaia di denunce, arresti, feriti più o meno gravi colpiti dai manganelli e dai lacrimogeni CS (vietati) lanciati dalla polizia: chi sarebbero i violenti?
Il Movimento NO TAV negli anni è riuscito ad amalgamare e valorizzare ogni forma di lotta che aveva al centro l’obiettivo di fermare il TAV, lo hanno fatto chiarendo fra di loro il concetto che le forme di lotta possono essere diverse e anche non condivise: basta non parteciparvi, ma soprattutto non cadere nella trappola della divisione all’interno del nostro campo, che è nettamente separato da quello dei Giani, Calenda, Renzi, Salvini e Meloni di turno!
Questo è un insegnamento prezioso di quella lotta che vogliamo condividere con le masse popolari, i lavoratori e i sinceri democratici di Piombino. Devono proseguire le discussioni pubbliche per definire forme di lotta condivise al massimo possibile e poi realizzarle per fermare il rigassificatore, tenendo conto che anni di denunce, ricorsi, tavoli e ordini del giorno hanno portato a ben poco. La classe dominante è a un punto di crisi tale che viola le sue stesse regole, vedi l’aver bypassato la VIA in nome dell’ennesima emergenza da essi stessi provocata.
Siamo effettivamente in una situazione di eccezionale gravità e servono azioni eccezionali, che vanno fuori dall’ordinario. E’ in gioco il futuro della città e del territorio e ogni mezzo che le masse popolari ritengono legittimo va usato, anche se illegale come i blocchi stradali, gli scioperi selvaggi, le occupazioni di banchine, comuni, scuole e strade: tutto è lecito per non fare installare una bomba galleggiante in porto a pochi metri dalle case!
Piombino deve diventare un problema di ordine pubblico per la classe dominante, così come ha scompaginato la litania della campagna elettorale sputtanando i vari La Russa, Calenda, Donzelli e ogni altri guitti della politica che ha osato spiccicare parola su una città medaglia d’oro della Resistenza, che ha deciso di non farsi abbindolare più da nessuno, in lotta da mesi contro la mazzata finale per il territorio: una mazzata che va bene rendere a chi cerca di darla per primo!
Rendere ingovernabile la situazione alla classe dominante è il primo passo per imporre la propria di governabilità, per porre le basi di un governo di emergenza – noi lo chiamiamo Governo di Blocco Popolare – che sviluppi realmente fonti energetiche alternative ed ecocompatibili (il sole, il vento e il mare di Piombino possono dare un grosso aiuto in questo senso..), che discuta ogni decisione da prendere capillarmente invece di imporle dall’alto in nome delle continue emergenze, che combini il Lavoro utile e dignitoso con la manutenzione del territorio, ripristini la Sanità pubblica, sviluppi il TPL: altro che rigassificatori, immondezzai a cielo aperto e zero lavoro!
Al fianco delle masse popolari di Piombino in lotta, con ogni mezzo necessario!
Nessuna solidarietà ai loro nemici, nessuna dissociazione da chi li combatte!
Federazione Toscana P.CARC