Comunicato dei promotori della mobilitazione
Sabato 17 settembre a Ghedi (BS) presso l’aerobase sotto comando dell’Aeronautica Militare Italiana, si è tenuto un presidio che ha messo al centro le parole d’ordine
- Fuori l’Italia dalla NATO!
- Fuori le armi nucleari dall’Italia
- Contro la partecipazione dell’Italia a tutte le guerre in corso!
- Usare i soldi per fare fronte alla crisi economica e ambientale e al carovita anziché per le spese militari!
- Per sanità e istruzione pubbliche e di qualità, la lotta al carovita, per le bonifiche ambientali necessarie e gli investimenti per la lotta alla crisi climatica, per la creazione di posti di lavoro, per i lavori pubblici realmente necessari al paese e un reddito dignitoso per tutti/e!
La manifestazione è stata promossa da: Associazione Nazionale Vittime dell’Uranio Impoverito (ANVUI), Centro Sociale 28 Maggio – Rovato (BS), Donne e uomini contro la guerra – Brescia, Centro di documentazione “Abbasso la guerra”.
Hanno aderito: Tavolo della pace Val Brembana circolo Don Gallo e Peppino Impastato, Compagne e compagni contro il Green Pass di Brescia, Partito di CARC, PCI di Brescia, PRC di Brescia, Unità Popolare Val Brembana, ADL Varese sindacato di base, GTA – Gratosoglio Autogestita, Coordinamento Milano Insorge, Miracolo a Milano, Unità Popolare Lombardia, Unione Popolare Brescia, La Città Futura – collettivo politico, Unione Popolare Lombardia, Forum contro la guerra, WILPF Italia, Un’altra storia – Varese, Potere al Popolo! Varese, Unione Popolare Varese, Parallelo Palestina (referente Gabriella Grasso), PMLI Lombardia, No Triv Lombardia, AWMR Italia – donne della regione mediterranea, Associazione Sanità di Frontiera – ODU – ETS, Punto Pace di Pax Christi – Tradate (VA), Centro di Documentazione del Manifesto Pacifista Internazionale – CDMPI, Comitato di Liberazione Nazionale – CLN, Luigi Piccirillo – consigliere regionale Lombardia (gruppo misto), Odissea – blog, NWRG odv – onlus, Ora in silenzio per la pace – Genova, Cerchio delle donne – Rovato (BS), Comitato Riconversione RWM, Coordinamento “prepariamo la pace”- Cagliari, Tavola della pace della Franciacorta, Angelo Baracca, attivista anti-nucleare, Moni Ovadia, padre Alex Zanotelli, Circolo PRC Franciacorta, Insieme a sinistra – movimento alternativo per Ghedi, Unione Sindacale di Base – Brescia, Patria Socialista Milano, FISI Lombardia, Nazione Umana – Varese,Comitato “Fermiamo la Guerra”- Firenze, ANPI Seveso.
Alla mobilitazione sono state invitate tutte le realtà che oggi si dichiarano contro la guerra e anche tutte le liste elettorali che oggi si candidano a portavoce del dissenso popolare: spiace che alcune abbiano perso un’occasione per attivarsi concretamente contro la guerra, la NATO e le politiche guerrafondaie del nostro paese e ringraziamo invece tutti gli organismi che si sono prodigati per la riuscita della manifestazione portando il proprio contributo ai cancelli dell’aeroporto militare di Ghedi. Contemporaneamente si sono tenute altre due manifestazioni, ad Iglesias ed Aviano (PN) segno importante della necessità di fare rete tra i vari territori.
Il presidio a Ghedi è stato caratterizzato da numerosi striscioni di denuncia del ruolo della NATO nelle guerre in corso, dello spreco di denaro pubblico a fronte del carovita, della sanità allo sfascio, della miseria crescente nel paese e di quanto sia grave che sul suolo italiano siano presenti testate atomiche e circa 130 basi o strutture militari NATO-USA, che rendono il nostro paese bersaglio di guerre sempre più vicine. E’ ora di dire basta alla corsa al riarmo, alle sanzioni, all’inquinamento bellico e al massacro di popoli in giro per il mondo a cui l’Italia contribuisce attivamente partecipando a 38 missioni militari.
Le On. Simona Suriano e Yana Ehm sono state inoltre protagoniste, insieme ad una delegazione di manifestanti, dell’ispezione parlamentare presso la base. Intento dell’ispezione era quello di verificare lo stato di sicurezza della base in relazione alla presenza di armamenti (esistenza o meno di armi pericolose come quelle all’uranio impoverito, protocolli di sicurezza) e al personale lavorante, comprendere l’entità della presenza USA all’interno dell’aerobase e lo stato della realizzazione degli hangar che ospiteranno i nuovi aerei F-35 in vista dell’arrivo delle nuove bombe atomiche “tattiche” B61-12.
Il Colonnello Giacomo Lacaita, a comando della base, interrogato dalle parlamentari e dagli attivisti presenti, ha glissato sulla maggior parte delle domande dietro il paravento della classificazione militare delle informazioni. Alla domanda sull’entità dei militari USA all’interno, il comandante ha dichiarato che la base è assolutamente italiana, che i militari USA, presenti in poche unità, sono solo manutentori e tecnici (non certo per i Tornado che sono velivoli europei – ndr) e che quindi non ci sarebbe alcun accordo bilaterale per l’amministrazione dell’aerobase di Ghedi, e di ciò che vi è contenuto, con gli Stati Uniti. La domanda quindi sorge spontanea: se gli USA avessero un ruolo marginale nel funzionamento della base di Ghedi, e la presenza di bombe atomiche (le testate B61 a caduta) è stata confermata persino dalla stampa nazionale e mai smentita da alcuna autorità, anzi ammessa in un documento del 2020 anche da CASD Centro Alti Studi Difesa e CEMISS Centro Militare di Studi Strategici, vuol dire che l’Italia sta violando apertamente il Trattato di non Proliferazione Nucleare (NPT) ratificato dall’Italia nel 1975? Le atomiche presenti a Ghedi, quindi, sono di proprietà italiana?
Le norme del NPT ruotano attorno a tre pilastri: disarmo, non-proliferazione e usi pacifici dell’energia nucleare. L’art. VI costituisce il cardine della norma sul disarmo, impegnando ogni Stato firmatario al perseguimento di negoziati su misure efficaci per la cessazione della corsa agli armamenti, per l’eliminazione degli arsenali nucleari e per il disarmo completo anche convenzionale. Alla non-proliferazione si riferiscono gli articoli I e II, con i quali i Membri dell’NPT si impegnano a non trasferire, ricevere o produrre armi e altri ordigni nucleari, né a offrire o chiedere assistenza per la loro produzione.
Vari governi in passato hanno ufficialmente ammesso la partecipazione del nostro Paese al cosiddetto «Nuclear Sharing» (condivisione nucleare) della NATO, ma hanno sempre dichiarato di rispettare il Trattato di Non Proliferazione (una conclusione già di per sé giuridicamente non accettabile), se però esistono armi nucleari sotto il totale controllo italiano, quel Trattato sarebbe, senza ombra di dubbio, stato violato.
Il comitato promotore della mobilitazione presso l’aerobase di Ghedi continuerà la sua opera di inchiesta, informazione, pressione e mobilitazione per richiedere il disarmo delle testate atomiche e una generale politica di disarmo, volta ad abbattere le spese militari a favore di una politica di risanamento delle vere emergenze del paese: lavoro, sanità pubblica e scuola pubblica, dissesto idrogeologico ecc. Intendiamo continuare con future iniziative, invitando tutti coloro che hanno aderito alla manifestazione e anche quanti non hanno potuto partecipare per concomitanti impegni, a stare all’erta e tenersi pronti per nuove azioni. Non solo: invitiamo quanti hanno aderito ad attivarsi in prima persona nelle prossime settimane e mesi a costruire iniziative e mobilitazioni contro la guerra, per dare continuità al presidio del 17 settembre e svilupparne i temi e i contenuti nei vari territori, partecipando attivamente alle azioni legali contro la presenza di armi nucleari in Italia.
NO ALLA GUERRA E FUORI L’ITALIA DALLA NATO!
NO AI CONCETTI STRATEGICI AGGRESSIVI CHE VIOLANO L’ARTICOLO 11 DELLA NOSTRA COSTITUZIONE
NO ALLA PARTECIPAZIONE ALLE MISSIONI MILITARI ALL’ESTERO, ALL’INVIO DI ARMI IN GIRO PER IL MONDO, ALLE SANZIONI DI GUERRA
NO ALLE ESERCITAZIONI DI GUERRA SU SUOLO ITALIANO, CIELO E MARE, ALLA PRESENZA DI ARMI NUCLEARI, PER UNA POLITICA GENERALE DI DISARMO E NON BELLIGERANTE!
Associazione Nazionale Vittime dell’Uranio Impoverito
Centro Sociale 28 Maggio – Brescia
Donne e uomini contro la guerra – Brescia
Centro di documentazione “Abbasso la guerra”
*****
Sintesi dell’ispezione nella base di Ghedi del 17 settembre 2022
Siamo in quattro, le parlamentari Yana Ehm e Simona Suriano, attualmente candidate per Unione Popolare, e i due accompagnatori Elio Pagani e Ugo Giannangeli. Abbiamo rispettato tutta la procedura prevista dalla normativa per l’ingresso di parlamentari nelle strutture militari ed entriamo senza problemi. Il colonnello comandante Giacomo Lacaita ci riceve cordialmente. Ha preparato un briefing sulla storia della base che è, però, anche una storia del volo aereo. Inizia, infatti, con i fratelli Wright e D’Annunzio; siamo nel 1903. La base è sede del 6° Stormo dal 1951. Lo Stormo è stato impegnato in missioni di guerra in Iraq, nei Balcani, in Afghanistan, in Libia ed ancora in Iraq nel 2014. L’area operativa sotto il controllo della Base è il Nord Est ad esclusione delle provincie di Varese e di Pavia. Gli aerei in uso sono i Tornado; il 16 giugno di quest’anno è giunto il primo F35A. Si è in attesa del secondo e si stanno allestendo le strutture a loro destinate. Ci viene ricordato come questi velivoli sono stati in grado di dare un contributo alla Protezione Civile per le capacità di ricognizione fotografica sul territorio, non dice però che il costo di tali operazioni è altissimo in relazione alla possibilità di usare droni specializzati a basso costo. Il comandante ci fornisce alcuni dati: la base copre 520 ettari ed occupa 1500 militari di cui il 10% donne; Puglia, Campania, Lazio e Friuli sono le principali regioni di provenienza, buona la presenza anche da altre regioni del Nord Italia per la diffusa cultura aeronautica. I civili sono solo 13. Parte del personale alloggia nel cosiddetto Villaggio azzurro a Ghedi che dispone anche di un asilo. Su domanda ci dice che non è in grado di quantificare esattamente i costi di gestione della base ma certamente sono nell’ordine di milioni di euro. Proseguiamo con le domande nella consapevolezza che ci scontreremo con la segretezza prevista per alcuni temi. Infatti il comandante non può rispondere neppure alla semplice domanda sulla presenza o meno di ordigni nucleari anche se gli facciamo presente che la presenza è un segreto di Pulcinella essendo affermata in molteplici documenti. La sola incertezza riguarda il numero delle bombe detenute, verosimilmente 20 (le altre ad Aviano). A maggior ragione il comandante non può rispondere sulla presenza di componendi hardware e software per l’utilizzo delle bombe nucleari sugli F35 in dotazione a Ghedi e su chi può gestirli, se sono giunte le nuove B61-12, su chi effettua la manutenzione, etc..
Qualche risultato, però, si ottiene. Parlando del personale presente il comandante ci aveva detto che quello statunitense è limitato a poche unità. Quando chiediamo notizie sull’accordo bilaterale per la gestione delle bombe e sul meccanismo della doppia chiave (e quindi, in buona sostanza, a chi spetta tra USA ed Italia la decisione ultima di usare le bombe) il comandante ci dice che non è a conoscenza di alcun accordo bilaterale e nessuna doppia chiave, la base è italiana ed è gestita solo dagli italiani e quindi da lui. La notizia per noi è ……una “bomba” in quanto va a incidere sul mancato rispetto del Trattato di non proliferazione e della legge 185/90.
Sulla presenza di bombe ad uranio impoverito ci dice che al momento non ce ne sono, per il passato non sa ( lui è al comando da un anno e lo sarà ancora per il prossimo). Notiamo che quantomeno non la esclude. Altra notizia interessante ed utile è relativa alla presenza del documento interno di valutazione del rischio che viene confermata. Il documento esiste ma è da considerare sensibile. Sappiamo che come tale può essere reso pubblico solo previa autorizzazione ministeriale e le parlamentari si impegnano a farne richiesta. Noi riteniamo che questo documento debba essere conosciuto anche dalle amministrazioni locali per predisporre piani di protezione civile adeguati.
Segue una lunga visita alle strutture della base, a un piccolo museo e l’incontro si conclude con un caffè al bar. Doniamo al comandante una copia del libro sul parere giuridico sulla illegalità della presenza delle armi nucleari sul territorio italiano degli avvocati di IALANA con la preghiera di leggerlo.
Usciamo non a mani vuote; riferiamo alla stampa e a tutti i presenti al presidio fuori dalla base l’esito dell’ispezione. In particolare ricordiamo che a breve introdurremo azioni legali contro la presenza delle armi nucleari senza, però, che l’iniziativa legale faccia venire meno la mobilitazione popolare a sostegno del disarmo nucleare e della firma del Trattato di Proibizione.
Ugo Giannangeli – Elio Pagani