Prosegue lo smantellamento dell’apparato produttivo del nostro paese. Da Nord a Sud si moltiplicano le vertenze e quelle già in corso si aggravano. Ogni accordo firmato tra sindacati, aziende e istituzioni viene sistematicamente eluso da padroni e padroncini, nell’impunità assoluta e con il benestare dei partiti delle Larghe Intese.
Alla ex GKN, oggi QF, il nuovo padrone Francesco Borgomeo continua a fare il gioco delle tre carte, trascinando gli operai in infiniti e inconcludenti tavoli al Mise (gli ultimi, il 4 e 31 agosto e il 5 settembre) avallati dai ministri Giorgetti e Orlando. Oltre a ciò quest’estate, con la complicità delle istituzioni e delle Forze dell’Ordine, Borgomeo ha provato a far sgomberare lo stabilimento occupato dagli operai (dando loro la colpa dei ritardi nella reindustrializzazione!) e a far entrare i suoi scagnozzi per procedere con lo svuotamento del magazzino.
Come hanno scritto gli operai del Collettivo di Fabbrica in un loro recente post, il polo pubblico della mobilità sostenibile rimane l’unica alternativa valida a fronte dell’insipienza dell’operato del nuovo padrone che da otto mesi millanta l’esistenza di un piano di reindustrializzazione per la produzione di motori elettrici, ma ad oggi non esiste niente di tutto ciò: QF non ha nulla, né brevetti, né soldi, né mercato.
Come hanno sempre detto gli operai della GKN, è evidente che l’operazione Borgomeo è tesa solo all’obiettivo di togliere forza alla vertenza, cercando di logorare il corpo operaio con mesi di aspettative e false promesse.
Si continua così, a mestare nel torbido di una prassi politica che da trent’anni a questa parte vediamo all’opera nel nostro paese: socializzare le perdite private dilapidando soldi pubblici. Il caso della Whirlpool, che dopo aver intascato milioni di contributi statali, essersi rimangiata tutti gli accordi firmati negli anni e aver chiuso lo stabilimento di Napoli, è solo il più eclatante.
Bisogna costringere le istituzioni, a partire dalla Regione Toscana, a mettere faccia, impegno, relazioni politiche e coperture economiche (di concerto con un investimento nazionale per conto dello Stato tramite Invitalia e Cassa Depositi e Prestiti, ad esempio) su un progetto serio, che garantisca la rimessa in sesto della fabbrica, la sua riqualificazione in virtù degli interessi e dei bisogni del territorio. Questo progetto esiste e l’hanno elaborato gli operai!Questo è un modo nuovo, non solo di ripensare e affrontare le crisi aziendali, ma anche di gestire in modo sano e costruttivo, la relazione tra lavoro e ambiente, lavoro e comunità locali: è il modo di pensare, agire, praticare di chi è oggettivamente classe dirigente nel nostro paese e di chi, quindi, deve governare in prospettiva questo paese.
Siamo nel pieno della campagna elettorale per le elezioni politiche del 25 settembre e benchè sia chiaro che il cambiamento che serve non potrà mai essere (e non è mai stato) frutto di alchimie elettorali, le organizzazioni operaie e popolari devono irrompere nella campagna elettorale con le loro istanze e rivendicazioni, per difendere salari, condizioni e posti di lavoro. In particolare costringendo i candidati delle liste che si presentano in opposizione alle Larghe Intese (da Unione Popolare a Italia Sovrana e Popolare) a sostenere e sviluppare le proprie lotte e singole vertenze, ad alimentarne il coordinamento.
Al contempo, i candidati devono usare la loro campagna elettorale esattamente con questo fine dando spazio e voce alle mobilitazioni che attraversano i nostri territori: dalla GKN, a Coltano passando per Piombino fino ai territori dell’Amiata. Devono farsi garanti di tutte le azioni che le masse popolari vorranno intraprendere.
La classe operaia è il convitato di pietra di queste elezioni: dalla GKN, alla Warstila, passando per la Whirlpool, le acciaierie di Piombino e tutte le altre vertenze che costellano il nostro paese. La questione del lavoro e in particolare delle delocalizzazioni deve irrompere nella campagna elettorale. Un’azione concreta che i candidati che sono anche parlamentari – come Yana Ehm, Simona Suriano di Unione Popolare o Emaniele Dessì di Italia Sovrana e Popolare – possono fare è costruire, adesso e insieme, un’azione parlamentare di rottura, per forzare l’iter di calendarizzazione della legge antidelocalizzazioni presentata dal Collettivo di Fabbrica GKN e dai giuristi democratici. Questo è il modo per usare la campagna elettorale per rendere ingestibile il paese al Governo Draghi (che si è dimesso ma che continua a operare) e per rafforzare il movimento delle organizzazioni operaie e popolari.
Federazione Toscana del Partito dei CARC