Vale più un grammo di pratica che una tonnellata di promesse e di bei programmi elettorali

Sul numero scorso di Resistenza – uscito a fine giugno, ben prima della caduta di Draghi e dell’indizione di elezioni anticipate – il ragionamento era in funzione dello svolgimento delle elezioni politiche nel 2023. Avevamo esposto la nostra linea in campo elettorale: operare per la massima unità delle forze anti Larghe Intese per farle convergere in un’unica coalizione, promuovere iniziative comuni di lotta, suscitare e favorire l’organizzazione delle masse popolari.

L’indizione delle elezioni per il 25 settembre ha in parte cambiato le carte in tavola: il lavoro per far convergere in un’unica coalizione le principali forze anti Larghe Intese è stato interrotto e le coalizioni presenti in tutte le circoscrizioni oggi sono due (Unione Popolare e Italia Sovrana e Popolare), a cui si aggiunge la presenza sulla scheda del simbolo del PCI, solo in alcune zone del paese.

Alle attuali condizioni, il lavoro è: promuovere una campagna elettorale fatta non solo di comizi e comparsate in TV, ma di iniziative di lotta contro il carovita, lo smantellamento delle aziende, la partecipazione alla guerra USA-NATO, la devastazione dell’ambiente e il riscaldamento climatico, lo sfascio e la privatizzazione della sanità e della scuola, le grandi opere inutili e dannose, gli sfratti, il maltrattamento degli immigrati, la repressione. Una campagna di mobilitazioni e proteste per rendere il paese ingestibile dalle Larghe Intese. E finalizzata ad avanzare nella lotta per imporre un governo di emergenza popolare.

Partiamo dagli esempi per chiarire meglio il concetto.

1. Unione Popolare (UP) sta facendo circolare questo messaggio: “contro il caro bollette fissare un tetto massimo e finanziare la spesa con la tassazione al 90% degli extraprofitti delle grandi aziende energetiche”. Bene!
Adesso però mettetevi nei panni di un qualunque proletario che valuta questa proposta di buon senso:
a. per adottare una simile misura UP deve vincere le elezioni e andare al governo… improbabile;
b. UP non dice come farà a obbligare le grandi aziende energetiche a pagare il 90% di tasse sugli extraprofitti, dato che non hanno pagato neppure l’una tantum di Draghi.
Ecco un esempio di cosa intendiamo per “perdere tempo a stilare bei programmi”, “programmi radicali”. Ma non è finita qui.
I partiti delle Larghe Intese hanno gioco facile (oltre alla faccia di bronzo) nel rigirare la frittata di UP: “il nostro lo abbiamo già fatto, nel decreto Aiuti bis le bollette sono bloccate fino ad aprile del 2023!”.
Adesso pensate a cosa succederebbe se UP facesse un passettino avanti e mettesse sul piatto un grammo di pratica, iniziative di rottura anziché attestarsi alla campagna “di opinione”.
Pensate a che accadrebbe se dicesse (e facesse): “mentre proponiamo il tetto alle bollette e il finanziamento della spesa con la tassazione al 90% degli extraprofitti delle aziende energetiche, stiamo usando i nostri comitati elettorali, i candidati, le relazioni con la società civile, i giuristi, gli avvocati, le associazioni di consumatori e i sindacati per promuovere ORA l’autoriduzione collettiva e organizzata delle bollette. Togliamo subito IVA, oneri di sistema e accise. Ogni comitato elettorale diventi centro di raccolta e organizzazione, promotore di proteste, occupazioni, manifestazioni”.
Ecco come un’azione perfettamente legale e assolutamente legittima (un grammo di pratica) trasforma la campagna elettorale dal circo dei buoni propositi, delle promesse e delle prese per il culo – questo è il terreno proprio dei partiti delle Larghe Intese – in una campagna di organizzazione e mobilitazione. Che conferirebbe credibilità alla proposta di UP e, per inciso, le permetterebbe di raccogliere voti che altrimenti andrebbero dispersi nell’astensionismo.

2. Italia Sovrana e Popolare (ISP) pone al primo punto del suo programma l’uscita dalla NATO e dalla UE. Sta facendo circolare una grafica in cui, su una scheda elettorale “semplificata”, sono riportati due simboli: da una parte quello della NATO, con sotto i nomi dei partiti delle Larghe Intese, e dall’altra il simbolo di ISP, selezionato da una matita. Il titolo è “voto utile”. Ottimo!
Adesso però mettetevi nei panni di un qualunque proletario che valuta questa proposta di rottura:
a. per dare seguito a una simile misura ISP deve vincere le elezioni e andare al governo… improbabile;
b. ISP non dice affatto come fare per dare seguito a una simile misura, su quali forze contare, come affrontare il boicottaggio della Comunità Internazionale degli imperialisti, né la loro sicura controffensiva.
Ecco un secondo esempio di cosa intendiamo per “perdere tempo a stilare bei programmi”, ma anche in questo caso non è finita qui.
Perché mentre ISP promuove una sana e legittima campagna di opinione, nel mondo reale – dove le opinioni contano il giusto – succede che le manifestazioni della sottomissione dell’Italia alla NATO si moltiplicano. A fine agosto una soldatessa statunitense di stanza ad Aviano, ubriaca, ha investito e ucciso un ragazzino. Ora è agli arresti domiciliari e per lei si prevedono l’estradizione e il “processo” negli USA. Come per i piloti, impuniti, responsabili della strage del Cermis del 1998.
Pensate a cosa succederebbe se ISP facesse un passettino avanti e mettesse sul piatto un grammo di pratica, iniziative di rottura anziché attestarsi ai comizi e alle comparsate in TV e sui giornali: “Siamo per l’uscita dell’Italia dalla UE e dalla NATO. Per questo la nostra campagna elettorale si basa sulla mobilitazione per riprendere possesso di quelle parti del territorio nazionale che ci sono state indebitamente sottratte. Per questo sosteniamo quanti si organizzano e si mobilitano contro le servitù militari e garantiamo la nostra presenza ai loro presidi e manifestazioni. Promuoviamo ORA attraverso i nostri candidati e i pubblici ufficiali solidali ispezioni nelle basi militari italiane USA e NATO da Ghedi a Camp Darby, da Aviano a Sigonella”.

Ecco come un’altra azione assolutamente legittima (un grammo di pratica) può trasformare la campagna elettorale del teatrino della politica borghese in una campagna di organizzazione e mobilitazione delle masse popolari. Che conferirebbe credibilità alla proposta di ISP e, per inciso, le permetterebbe di raccogliere voti che altrimenti andrebbero dispersi nell’astensionismo.

Gli esempi che si possono fare sono tanti e valgono per UP, per per ISP e per i candidati del PCI. Anzi, la loro iniziativa moltiplicherebbe il suo valore se fosse condotta in maniera congiunta, mettendo da parte la velleità elettorale di contare ognuno più dell’altro.

Né UP né ISP vinceranno le elezioni, ma possono entrambe mettere al centro l’obiettivo comune di far eleggere il più alto numero di parlamentati anti Draghi e anti Larghe Intese.

La partita vera inizia il 26 settembre – scriviamo nell’Editoriale – e il suo esito dipende da come l’abbiamo preparata, da quanto si è disposti a giocarla fino in fondo e da quanto si è decisi a vincerla.

Per questo diciamo a tutti i comunisti, ai progressisti, alle forze politiche, sindacali e sociali, agli organismi operai e popolari di non lasciare i POCHI giorni di campagna elettorale nelle mani delle Larghe Intese, ai loro discorsi, alla loro retorica, alle loro menzogne, ma di usarli per alzare il livello della mobilitazione e dell’organizzazione delle masse popolari. È il modo più efficace per dispiegare le forze e affrontare efficacemente la prossima fase. Quella in cui i discorsi, le chiacchiere e le promesse della campagna elettorale saranno passate, come l’acqua sotto al ponte, e all’ordine del giorno si porrà concretamente la questione “o un altro governo di emergenza imposto dalle Larghe Intese oppure un governo di emergenza popolare imposto con la mobilitazione e la lotta”.

Uno spunto per usare bene le comparsate in TV 
Se la tribuna elettorale in TV viene usata - ad esempio - per indicare alle famiglie di disdire l’accredito bancario automatico delle bollette, anziché limitarsi a dire quanto sono cattive le multinazionali, si offre a centinaia di migliaia di persone la possibilità di fare un’azione pratica elementare, perfettamente legale, che getta nello scompiglio sia le società di somministrazione di energia che il sistema bancario!

Unione Popolare, Italia Sovrana e Popolare e PCI.
Il più grande servizio che possono fare alle Larghe Intese è usare la campagna elettorale per mettersi in concorrenza l’un l’altro.
Il migliore servizio che possono (e devono) fare ai lavoratori e alle masse popolari è coordinarsi e condurre iniziative e battaglie comuni che indeboliscono il campo delle Larghe Intese e rafforzano l’intero campo delle forze che vi si oppongono, promuovendo il protagonismo degli organismi operai e popolari.
Il P.CARC contribuisce a questa seconda strada
– promuovendo in ogni contesto una linea di condotta: azioni radicali e di rottura al posto di promesse radicali e dichiarazioni di rottura;
– promuovendo e realizzando direttamente (con le forze che abbiamo a disposizione) iniziative, operazioni e battaglie in sinergia e concatenazione (a livello locale e nazionale) chiamando a partecipare gli organismi operai e popolari, i candidati anti Larghe Intese, i partiti e le coalizioni che partecipano alle elezioni e quelli che non vi partecipano;
– mobilitando ovunque è possibile candidati, esponenti politici, sindacali e della società civile affinché si facciano essi stessi promotori dell’organizzazione e della mobilitazione delle masse popolari contro gli effetti più gravi della crisi.

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