Il carovita, la guerra e la crisi ambientale. Se qualcuno pensa che questi temi si possano affrontare uno alla volta, si sbaglia di grosso.
L’aumento del prezzo del biglietto per i mezzi pubblici (previsto a Milano da ottobre, probabilmente rinviato a novembre) incentiva l’uso delle auto con ciò che ne consegue in termini di costi per le famiglie e inquinamento.
Le “sanzioni alla Federazione Russa” stanno innescando una serie di reazioni a catena: acquisto a prezzo triplicato di gas dagli USA e costruzione di rigassificatori per trattarlo e distribuirlo. Quindi, non solo costi economici, ma anche un impatto ambientale enorme e il rischio di catastrofi legate a malfunzionamenti e incidenti.
Friday For Future ed Extinction Rebellion, promotori di frequenti manifestazioni volte a sensibilizzare i governi in materia ambientale, incarnano due organismi della “nuova leva” del movimento ambientalista – complice il fatto che nel nostro paese i “verdi” di vecchia data e di varie sfumature si sono ormai apparentati col partito del mattone, delle grandi opere, delle speculazioni, ecc.
Hanno molti appigli per potenziare e sviluppare le loro rivendicazioni. Ad esempio legarsi ai comitati dei pendolari che lottano per il trasporto pubblico, alle lotte in corso contro i rigassificatori, come quella di Piombino. In generale possono e devono legarsi strettamente alle lotte dei comitati popolari e rilanciarle.
I fatti concreti spingeranno – già lo fanno – i vari movimenti popolari a coalizzarsi anche attorno alla questione della guerra, poiché al di là della multiforme propaganda di regime che presenta l’Ucraina come il paese aggredito, emerge sempre più chiaramente il ruolo della NATO e degli USA che usano l’Ucraina come vittima sacrificale per imporre i loro interessi in ambito militare, economico e politico.
Si torna, dunque, all’incipit: non si può scindere la lotta per la difesa dell’ambiente (con la complessità di temi che essa racchiude) dalla lotta per condizioni di vita dignitose per tutte le masse popolari e dalla lotta contro la guerra.
Ai giovani che nei mesi scorsi hanno cercato di bloccare il Grande Raccordo Anulare a Roma (provocando l’ira e le reazioni abnormi degli automobilisti, per lo più gente normale che doveva andare al lavoro), a quelli che si sono incatenati di fronte alle sedi dell’ENI in varie città italiane, ecc. diciamo che le settimane della campagna elettorale sono il miglior contesto per far emergere responsabili e complici della distruzione del paese e del pianeta.
Non serve neppure cercarli: sono loro stessi che fanno bella mostra della faccia di bronzo che hanno, ostentando false promesse e prese per i fondelli. Sono loro che, malati di presenzialismo, inaugurano a raffica comitati elettorali con i soldi riciclati dal malaffare.
Sono quelli che a fine luglio hanno fatto carte false per ottenere la privatizzazione dell’acqua, per dirne una. Sono quelli che si candidano ad essere garanti che tutto continui senza che nulla cambi.
Al prossimo tifone, al prossimo uragano, alla prossima frana, al prossimo crollo, alla prossima siccità saranno lì a versare lacrime di coccodrillo e a invocare “i sacrifici necessari”. Sacrifici che, nel concreto, saranno sempre le masse a dover fare.
Rovinare la campagna elettorale a questi sciacalli e rendere ingovernabile il paese agli speculatori e ai capitalisti è la più coerente forma di lotta per la difesa dell’ambiente.