Una campagna di rottura contro la guerra

Avviluppata nell’equidistanza dagli USA e dalla “Russia di Putin” la sinistra borghese italiana non è stata capace di mettere in campo una dispiegata mobilitazione contro la guerra — ne abbiamo parlato per esteso sul numero 5/2022, nell’articolo “Una strada c’è”. Del resto neppure il movimento comunista cosciente e organizzato (partiti e organismi che si richiamano al comunismo) vi è riuscito, a dimostrazione della sua debolezza e inadeguatezza rispetto ai compiti di questa fase.

A promuovere le più significative mobilitazioni, benché circoscritte, sono stati gruppi di lavoratori, in particolare il CALP di Genova e gli iscritti USB dell’aeroporto Galilei di Pisa.

Il tema dell’emancipazione del nostro paese dalla NATO è uno dei principali di questa campagna elettorale. Anche se le Larghe Intese (e i giornali mainstream) lo eludono. La presenza delle basi NATO, la partecipazione dell’Italia alla guerra contro la Federazione Russa su mandato della NATO, le sanzioni imposte per volontà USA che penalizzano la UE (e il nostro paese), le ripercussioni della guerra sulla crisi energetica fra riattivazione delle centrali a carbone e minacce di centrali nucleari sono argomenti all’ordine del giorno. E intanto il governo procede a costruire rigassificatori per alimentare il mercato del gas USA (che costa all’Italia il triplo del gas russo).

C’è poi il convitato di pietra delle spese militari continuamente alimentate e fuori controllo che succhiano risorse sottratte bellamente alla sanità pubblica. Non è un discorso astratto. Mancano medici, infermieri, personale amministrativo e tecnico, strutture: prosegue lo smantellamento del Sistema Sanitario Nazionale iniziato da decenni, emerso in tutta la sua gravità con l’emergenza Covid e ora riacutizzato dai fondi dirottati sulle spese militari.

La campagna elettorale durerà poco e va usata bene.

Va usata per promuovere la mobilitazione contro le basi NATO e per affermare la nostra sovranità nazionale. Va usata per alimentare la scintilla accesa dai lavoratori del porto di Genova e dell’aeroporto di Pisa contro il traffico di armi. Va utilizzata per alimentare la battaglia delle famiglie dei militari vittime dell’uranio impoverito. Va utilizzata per unire saldamente la mobilitazione contro la guerra a quella dei medici, degli infermieri e delle masse popolari per la difesa e il rilancio del Sistema Sanitario Nazionale. Perché mentre giornali, telegiornali, politicanti e speculatori ci ordinano di piangere a comando “per le vittime dell’aggressione russa” ci nascondono, al contempo, il numero delle vittime che ogni giorno i tagli alla sanità mietono nel nostro paese.

Anche questa è una guerra. È una faccia della guerra di sterminio che la classe dominante conduce contro le masse popolari: una guerra che provoca ogni anno decine di migliaia di morti e feriti sul lavoro, per malasanità, per calamità, per inquinamento, ecc.

Assediare le basi militari, interrompere il traffico di armi, protestare contro l’occupazione di intere zone del paese usate come depositi nucleari o per esercitazioni altamente nocive per la salute e i territori: questa è la traduzione concreta del NO alla NATO.

Sostenere ed estendere la mobilitazione di infermieri, medici e organismi popolari che lottano per la difesa e lo sviluppo della sanità pubblica, gratuita e di qualità: questa è una traduzione del NO alla guerra.

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