Premessa: una panoramica.
Sulla scheda elettorale del 25 settembre saranno presenti varie liste antagoniste (almeno sulla carta) alle Larghe Intese. Oltre a Unione Popolare (UP) e Italia Sovrana e Popolare (ISP), anche Italexit di Paragone sarà presente sulla scheda in tutti i collegi, sia alla Camera che al Senato. Vita (la lista promossa da Cunial) in quasi tutti. Il PCI è riuscito a presentarsi solo in alcune regioni.
In ogni lista sono candidati esponenti del movimento di resistenza delle masse popolari, ma per la legge elettorale non è possibile indicare una precisa preferenza per loro (liste bloccate). In alcune liste sono candidati anche esponenti di organizzazioni apertamente reazionarie e scimmiottatori del fascismo del secolo scorso (è il caso di Italexit che candida esponenti di Casa Pound).
Quando parliamo di coalizioni anti Larghe Intese facciamo esplicito riferimento alle due coalizioni principali, UP e ISP, per la combinazione dei seguenti aspetti: il riferimento diretto all’attuazione della Costituzione (per entrambi) e il maggiore radicamento nei territori, nelle mobilitazioni operaie e popolari (soprattutto per UP).
Rimane valida la condotta di unire tutto quello che l’elettoralismo divide, cioè la nostra azione è volta a raccogliere la parte più avanzata dei candidati di ogni lista e coalizione anti Larghe Intese in iniziative comuni di rottura, per affermare gli interessi dei lavoratori e delle masse popolari e per iniziare a fare adesso, alle condizioni della campagna elettorale, almeno un pezzo di ciò che i candidati promettono di fare una volta eletti.
Non cedere all’astensionismo.
La legge elettorale, combinata con il taglio dei parlamentari, è la più evidente manomissione del già malmesso “carrozzone democratico” della classe dominante del nostro paese. Saranno eletti solo i candidati decisi dalle segreterie di partito, a patto che la lista superi la soglia di sbarramento del 3%. Non solo, la coalizione che raccoglierà la maggioranza relativa rischia di conquistare i tre quarti dei seggi.
Messa in questi termini, ogni partecipazione al voto finalizzata a scalfire il sistema di potere delle Larghe Intese sembra inutile. A ciò si aggiunge che una fetta importante delle masse popolari è schifata dalla politica, dai partiti, dalle promesse… Sulle elezioni del 25 settembre incombe l’astensionismo.
Chiariamo: che per una parte delle masse popolari l’astensionismo sia un’opzione realistica e praticabile non è solo possibile, ma anche comprensibile. Tuttavia, le elezioni del 25 settembre, nonostante le condizioni sfavorevoli che abbiamo indicato, sono in ogni caso un’opportunità per indebolire le Larghe Intese.
Anzitutto sono un’occasione per spedire in parlamento un certo numero di eletti apertamente e risolutamente anti Draghi e anti Larghe Intese. Tanti o pochi che siano (è meglio che siano “tanti” anziché “pochi”) essi hanno il compito di portare anche dentro i palazzi l’ingovernabilità di cui il movimento delle masse popolari organizzate è protagonista fuori dai palazzi.
Il concetto è che, sempre tenendo presenti le condizioni sfavorevoli che abbiamo indicato, occorre creare le condizioni per rendere ingestibile anche il parlamento alla classe dominante. Facendo emergere elementi, soggetti, personalità disposti a mettersi al servizio del movimento operaio e popolare. Portando quegli elementi, soggetti e personalità a operare secondo le indicazioni impartite dagli organismi operai e popolari.
Nel movimento comunista cosciente e organizzato del nostro paese ci sono varie organizzazioni che promuovono l’astensionismo come via per alimentare la lotta di classe, il conflitto, ecc.
Critichiamo apertamente questa posizione opportunista e attendista: è la posizione di chi rinuncia a combattere una battaglia accessoria, aspettando che scoppi per magia la battaglia decisiva. Ma la battaglia decisiva la si alimenta con manovre e operazioni accessorie e attraverso di esse si costruiscono le condizioni più favorevoli per combatterla.
L’astensionismo alle elezioni del 25 settembre NON è una condotta rivoluzionaria, è la condotta di chi mette la testa sotto la sabbia aspettando “che passi la campagna elettorale”, anziché usare la campagna elettorale e le elezioni per alimentare l’organizzazione e la mobilitazione delle masse popolari.
E poi, a ben vedere i rapporti di forza, la campagna elettorale è anche una parentesi in cui si concentrano tutte le debolezze, fragilità e insipienze dei farabutti che ambiscono a fare gli aguzzini delle masse popolari. Perché non approfittarne?
Chi votare?
Il P.CARC inizierà un ragionamento sulle indicazioni di voto nelle prossime settimane (questo articolo è scritto a fine agosto), considerando l’aberrazione della legge elettorale (il Rosatellum ha preso il posto del Porcellum – la porcata – ed è persino peggiore, meno democratico…) e la condotta delle coalizioni anti Larghe Intese.
Ma il P.CARC condurrà la propria campagna elettorale finalizzata a creare condizioni più favorevoli per imporre il Governo di Blocco Popolare: rendere ingestibile il paese alla classe dominante, sviluppare l’organizzazione, la mobilitazione e il coordinamento degli organismi operai e popolari, sottrarre la più ampia parte possibile del futuro parlamento alle Larghe Intese.
Il (nuovo)PCI ha già espresso una chiara indicazione di voto
Abbiamo chiamato e chiamiamo tutti i simpatizzanti del (nuovo)PCI a votare e far votare la lista Unione Popolare con de Magistris. (…) Giustamente molti di quelli a cui abbiamo rivolto il nostro appello ci chiedono: “Cosa succede se poi i nuovi eletti della lista Unione Popolare non sono buoni a dare al nostro paese un indirizzo corrispondente agli interessi delle masse popolari?”. È vero che pochi dei candidati della lista hanno già dato buona prova di sé, contribuendo di persona nella pratica alla mobilitazione radicale contro l’Agenda Draghi fatta dalle masse popolari con dimostrazioni, occupazioni, picchetti, sit-in, scioperi, non pagamento di bollette e tasse, “spese proletarie”, scioperi alla rovescia e imposizione alla Pubblica Amministrazione (comunale, regionale o statale) di misure appropriate dovunque c’era già la forza per farlo. Quello che ognuno dei candidati farà in campagna elettorale, se si limiterà a promesse o sarà in prima fila nel promuovere e praticare la mobilitazione contro l’Agenda Draghi, sarà un metro di misura per la selezione, dove la procedura elettorale la consente. Comunque data la natura della lista niente ci garantisce di quello che il singolo eletto farà e del resto la condotta del singolo non è la questione principale ai fini di quello che possiamo cavare da queste elezioni.
Quello che è importante e sicuro è che con il voto di gran parte degli astenuti, vecchi e potenziali, avremo un Parlamento fatto di dichiarati oppositori dell’Agenda Draghi. (...) Tra i candidati della lista vi è un numero quantomeno sufficiente perché un simile Parlamento non solo blocchi l’attuazione dell’Agenda Draghi, ma formi anche un governo permeabile alle masse popolari mobilitate per imporre la fine della partecipazione dell’Italia alla guerra USA-NATO e metta a punto e renda da subito operative misure atte a dare sollievo almeno ai più gravi dei mali di cui soffrono le masse popolari e ad alleviare la crisi ambientale. (...)
Dal Comunicato del 19 agosto 2022 “Dare al nostro paese un Parlamento ostile all’Agenda Draghi!”
Una precisazione dal (nuovo)PCI
02.09.2022
La Delegazione del (nuovo)PCI fa osservare ai lettori di RE 9/2022 che la frase a pag. 7 dell’articolo Il (nuovo)PCI ha già espresso una chiara indicazione di voto (“Tra i candidati della lista vi è un numero quantomeno sufficiente perché un simile Parlamento non solo blocchi l’attuazione dell’Agenda Draghi, ma formi anche un governo permeabile alle masse popolari mobilitate per imporre la fine della partecipazione dell’Italia alla guerra USA-NATO e metta a punto e renda da subito operative misure atte a dare sollievo almeno ai più gravi dei mali di cui soffrono le masse popolari e ad alleviare la crisi ambientale.”), tratta dal Comunicato CC 20/2022 - 19 agosto 2022, fa dire al CC del (nuovo)PCI una cosa opposta a quello che in realtà dice. Il CC non dice che un Parlamento può non solo bloccare l’attuazione dell’Agenda Draghi, ma anche formare ecc., ma dice che un Parlamento formato solo o in gran parte da eletti della lista Unione Popolare, tutti oppositori dichiarati dell’Agenda Draghi, sarebbe in grado non solo di bloccare ecc. ma anche di formare ecc.
L’equivoco nasce dal taglio del periodo precedente, quello che l’articolo di Resistenza riporta. Infatti, il periodo precedente è: “Quello che è importante e sicuro è che con il voto di gran parte degli astenuti vecchi e potenziali avremo un Parlamento fatto di dichiarati oppositori dell’Agenda Draghi. Con simile Parlamento i vertici della Repubblica Pontificia non potranno avallare l’Agenda Draghi. Anche il loro progetto di sciogliere il Parlamento eletto nel 2018 per far durare mesi o anni l’“ordinaria amministrazione” di Mario Draghi andrà a farsi benedire.”
Il CC del (nuovo)PCI, quindi, non è diventato elettoralista, anzi afferma che un normale Parlamento eletto in elezioni indette e gestite dalla borghesia e dal clero non è in grado di cambiare il corso delle cose. Lo sarebbe un Parlamento che gli astenuti vecchi e potenziali riempissero con il loro voto di candidati dell’Unione Popolare.
Viva il dibattito franco e aperto!