Le conquiste del socialismo: le istituzioni della polizia sovietica

Centenario della fondazione dell’URSS

Cento anni fa, il 30 dicembre del 1922, nasceva l’Unione Sovietica. Fu un evento epocale: la guerra civile tra le Armate Bianche e l’Armata Rossa cominciata con l’assalto al Palazzo d’Inverno del 1917 si concludeva con il trionfo della rivoluzione operaia e la creazione del primo Stato socialista nella storia dell’umanità.

Nel periodo precedente si era molto discusso del rapporto tra rivoluzione socialista e Stato, tanto che Lenin vi aveva dedicato il celebre saggio Stato e Rivoluzione (1917). Da una parte c’erano le tesi sostenute dagli opportunisti, che negavano la necessità di abbattere lo Stato borghese con la rivoluzione e sostenevano invece la sua graduale trasformazione attraverso le riforme; dall’altra c’era la visione anarchica, per la quale lo Stato era il principale nemico e compito immediato della rivoluzione era abbatterlo.

L’esperienza della rivoluzione sovietica si occupò di spazzare via queste concezioni, confermando l’analisi di Lenin. La rivoluzione operaia non poteva fare a meno di costituire un suo Stato, necessario a difendersi dall’aggressione della borghesia dall’esterno e dall’interno e a governare la transizione dal capitalismo al comunismo, con tutte le contraddizioni che questa comportava. D’altra parte il proletariato russo non poteva neanche appropriarsi dello Stato borghese e delle sue istituzioni così come erano. Nati per garantire il dominio della borghesia e l’oppressione delle masse popolari, non erano strumenti adeguati agli scopi della rivoluzione: promuovere l’emancipazione completa delle masse popolari, la fine di ogni oppressione e della stessa divisione in classi, fino a che ogni tipo di Stato, in quanto espressione di tale divisione, sarebbe divenuto inutile, estinguendosi.

Il proletariato russo doveva quindi creare un suo Stato socialista con le sue specifiche istituzioni, a partire dal sistema sovietico e dal partito comunista per come si erano sviluppati già prima della presa del potere.

In particolare, nell’approfondimento che segue, indaghiamo la costituzione dei corpi di polizia in URSS. È una ricostruzione che ci deve essere utile a comprendere le differenze tra le Forze dell’Ordine di uno Stato borghese e quelle di uno Stato proletario per andare più a fondo nel ragionamento su come dovremo trasformarle a partire dall’instaurazione del Governo di Blocco Popolare e su come intervenire fin da subito per costruire, anche rispetto a quell’ambito, le premesse per il futuro Stato socialista.

NKVD e Militija

La formazione di corpi di polizia conformi al nuovo potere sovietico, e dunque radicalmente diversi dalle Forze dell’Ordine borghesi, fu uno dei primi compiti dopo la Rivoluzione d’Ottobre.

L’8 novembre del 1917, nell’ambito della costituzione del Consiglio dei Commissari del Popolo (Sovnarkom) della Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa (la prima delle repubbliche che nel 1922 andò a costituire l’URSS), fu istituito il Commissariato del Popolo agli Affari Interni (Narodnyj komissariat vnutrennich del,abbreviato NKVD), il dicastero incaricato di sovrintendere alle Forze di Polizia. Sotto la supervisione del NKVD il 10 novembre fu costituita tramite un decreto la “Milizia degli operai e dei contadini” (Militija) cui furono assegnati i compiti di polizia ordinaria, di controllo del territorio, di contrasto alla delinquenza comune.

Essa, attraverso i suoi vari dipartimenti si occupava di tutti i compiti di polizia ordinaria: dalla gestione del traffico (tramite il GIBDD, il dipartimento di polizia stradale fondato nel 1936), alla repressione del crimine organizzato, fino alla gestione dell’ordine pubblico nei grandi eventi (manifestazioni di massa, eventi sportivi, concerti, ecc.).

Una caratteristica particolare dell’approccio della Milizia nella gestione dell’ordine pubblico fu il sistema capillare di controllo del territorio, quartiere per quartiere, incentrato sulla partecipazione diretta delle masse popolari. Le città e gli insediamenti rurali furono divise in uchastok (quartieri) a ognuno dei quali veniva assegnato un agente (uchastkovyi) che aveva il compito di mantenere strette relazioni con gli abitanti del quartiere, raccogliendo costantemente da essi elementi di informazione e di inchiesta e di seguire in dettaglio ogni singolo detenuto, teppista, tossicodipendente in modo da prevenirne gli eventuali crimini. Gli agenti della Milizia avevano anche uffici all’interno dei loro quartieri dove ricevevano i singoli cittadini in determinati giorni feriali.

Il Gulag

Un’altra istituzione cardine del sistema di polizia sovietica era il sistema dei campi di lavoro, afferente alla “Direzione principale dei campi di lavoro”, comunemente denominata Gulag (acronimo di Glavnoe upravlenie ispravitel’no-trudovych lagerej), istituita nell’URSS di Stalin nel 1930.

I primi campi di lavoro vennero costituiti dal governo bolscevico tra il 1920, quando fu aperto il primo campo presso le isole Solovetsky, e il 1926, quando si cominciò a generalizzare il sistema sperimentato nei 6 anni precedenti.

Diversamente dalle prigioni dei paesi capitalisti i campi di lavoro sovietici ospitavano, oltre ai criminali comuni, esponenti delle vecchie classi dominanti e più in generale sabotatori della dittatura del proletariato. I detenuti nei campi venivano educati a contribuire alla società attraverso il lavoro. Attraverso una combinazione tra formazione ideologica e lavoro manuale, soprattutto tramite l’ampia partecipazione alla realizzazione delle principali opere pubbliche (si prenda ad esempio il canale del Mar Bianco, lungo 277 km e costruito grazie al lavoro coatto nei campi in meno di due anni contro i 28 del Canale di Panama e i dieci di quello di Suez!), imparavano a sentirsi parte integrante della cittadinanza sovietica, in particolare dalla fine degli anni Trenta in poi quando fu stabilito di impiegarli secondo le loro specificità e caratteristiche.

Ad essi venivano riconosciuti, nei limiti del possibile, tutti i diritti e i benefici di cui godevano i cittadini sovietici: giornata lavorativa di otto ore, istruzione, scuola di partito, asili nido per i bambini, rappresentazioni artistiche e teatrali, possibilità di leggere e addirittura di pubblicare giornali (il periodico Perekovka, ovvero Rieducazione, ad esempio era scritto e pubblicato dai detenuti del canale Moscova – Volga).

Tra i detenuti vi furono alcuni che in seguito alla rieducazione divennero scienziati, generali dell’esercito, dirigenti di partito e contribuirono in maniera decisiva ai successi del socialismo: basti pensare a Tupolev, padre dell’aeronautica sovietica che cominciò a sperimentare la costruzione di mezzi aeronautici proprio durante la sua detenzione, oppure a Korolëv, futuro direttore del programma spaziale sovietico o ancora al generale Gorbatov, tra i comandanti dell’Armata Rossa durante l’attacco a Berlino.

Quando i revisionisti moderni presero il potere in URSS, dopo la morte di Stalin e in particolare dopo il XX Congresso del PCUS (1956), il sistema dei campi di lavoro perse il suo significato originario di istituzione rieducativa e si trasformò in istituzione prettamente repressiva. Esso fu soppresso nel 1960, dal Ministero Sovietico degli Affari Interni (nuovo nome del Commissariato del Popolo, a dimostrazione della riduzione della partecipazione delle masse popolari alla gestione della sicurezza interna) anche se continuarono ad esistere fino al 1991 colonie di lavoro forzato per detenuti comuni e criminali politici.

Le polizie segrete

L’esigenza di difendere il primo paese socialista della storia dagli attacchi e dall’accerchiamento provenienti dall’esterno (i paesi imperialisti) e dall’interno (le vecchie classi dominanti e la borghesia interna agli stessi apparati del partito e dello Stato) determinò quasi da subito la necessità di costruire un efficiente sistema di polizia segreta e di servizi segreti. Il 20 dicembre del 1917 Felix Dzerzinskij fu incaricato di costituire la “Commissione Straordinaria per la lotta alla Controrivoluzione e al Sabotaggio”, comunemente chiamata “Ceka”. Grazie all’attività della Ceka fu possibile contrastare con successo la prima aggressione subita dall’URSS tramite la guerra civile scatenata dalle Armate Bianche con il sostegno dei paesi imperialisti, annientando rapidamente i sabotatori e gli elementi controrivoluzionari tramite quello che fu definito il “Terrore Rosso”.

Successivamente, conclusosi il periodo straordinario segnato dalla guerra civile, la Ceka da organo indipendente e segreto con funzioni sostanzialmente emergenziali, diventò nel 1922 un dipartimento specifico del NKVD, detto GPU (Direzione Politica di Stato) e nel 1923 venne posta sotto la direzione del Consiglio dei Commissari del Popolo, cambiando nome in OGPU (Direzione Comune Politica di Stato). Tra gli anni Venti e la fine della Seconda guerra mondiale la polizia segreta sovietica contribuì con successo a stroncare le nuove aggressioni interne (condotte dalla destra del partito rappresentata dai gruppi di Trotzkij e Bucharin) ed esterne (condotte prima tramite le sanzioni e i blocchi economici imposti all’URSS dai paesi imperialisti, poi con la Seconda guerra mondiale e l’invasione dell’URSS da parte della Germania nazista) oltre a partecipare attivamente alla resistenza contro l’invasione tedesca (si calcola che i gruppi operativi forniti ai partigiani dal NKVD e dai servizi segreti furono circa 2000).

Nel 1954, i servizi segreti vennero definitivamente separati dalle Forze di Polizia – in linea con le trasformazioni portate avanti anche in quest’ambito dai revisionisti moderni – e posti sotto la direzione di un organo indipendente in tutto simile ai servizi occidentali: il KGB. Il nuovo servizio concentrò la sua attività principalmente nelle operazioni di spionaggio e controspionaggio in concorrenza con i servizi dei paesi imperialisti.

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