Sostenere e promuovere la mobilitazione indetta dai lavoratori Wartsila!
La lotta dei lavoratori Wartsila segue la strada aperta il 9 luglio 2021 dai lavoratori GKN!
FLEX, Tirso, e tutti i lavoratori delle aziende che i padroni intendono chiudere o delocalizzare sono chiamati a seguirne l’esempio: nessun lavoratore deve essere licenziato!
Tutti i lavoratori e tutte le masse popolari sono chiamate a incamminarsi sul sentiero di solidarietà tracciato dai portuali in sciopero!
Guerra, carovita, delocalizzazioni e chiusure di aziende, morti sul lavoro, inquinamento ambientale, degrado sociale, repressione dei lavoratori e di chi si oppone alle politiche criminali del governo Draghi e dei partiti delle Larghe Intese: Trieste insorgi, per essere la spina nel fianco dei padroni, degli speculatori, dei guerrafondai che portano il paese alla rovina! Per evitare che la situazione peggiori, i lavoratori e le masse popolari devono determinarne il cambiamento.
Prendiamo la guerra. Se la mobilitazione dei lavoratori e delle masse popolari del nostro paese non costringe Draghi a sospendere l’invio di armi all’esercito ucraino, a sfilarsi dal ruolo di pedina degli USA/NATO, questi procederanno più speditamente sulla loro strada: guerra per interposta persona, provocazioni politiche e commerciali, ulteriori sanzioni contro la Federazione Russa e allargamento delle provocazioni alla Repubblica Popolare Cinese (vedi i casi di Taiwan e Isole Salomone). La guerra è destinata a divampare su scala mondiale.
Prendiamo l’aumento del costo della vita. Se la mobilitazione dei lavoratori e delle masse popolari non pone un freno e non costringe il governo a fare marcia indietro – considerando che tutti gli aumenti dalle bollette al carburante poggiano sulle speculazioni e NON sull’aumento del costo delle materie prime – a breve un numero crescente di famiglie sarà spinto oltre la soglia di povertà assoluta.
Prendiamo le delocalizzazioni, le chiusure di aziende e lo smantellamento dell’apparato produttivo. Se la mobilitazione dei lavoratori, come ha fatto il Collettivo di Fabbrica della GKN di Campi Bisenzio (FI), non si impone con forza, facendo rete e coordinandosi con altre aziende e organismi popolari e di lotta, se non mette in campo le iniziative necessarie per evitare che lo stabilimento venga smantellato (occupazione, irruzioni ecc.) e se non trova una via d’uscita che sia collettiva e di prospettiva (nazionalizzazione, creazione di nuovi posti di lavoro ecc.), la classe dominante continuerà a licenziare e fare terra bruciata delle zone industriali di questo paese.
Il mondo dei capitalisti è al capolinea e noi abbiamo l’opportunità, il dovere e l’obbligo di cambiarlo.
Milioni di persone condividono la stessa esigenza. Se è vero che individualmente nessuno può risolvere niente, è anche vero che insieme, organizzati, possiamo affrontare e risolvere tutto. Unite e organizzate, le masse popolari possono tutto. La lotta dei lavoratori Wartsila mette con i piedi per terra la campagna elettorale, finora fatta di mistificazioni e intossicazione delle menti delle masse popolari: al di sopra delle chiacchiere del teatrino della politica, c’è un paese che freme, che grida vendetta per le condizioni di vita e di lavoro in cui la maggior parte della popolazione è costretta. Ma affinché ci siano soluzioni positive per i lavoratori Warstila, è necessario mettere in campo un’azione su tre livelli:
- – agitarsi, organizzarsi, mobilitarsi per rendere la Wartsila un problema di ordine pubblico per i padroni e le autorità borghesi e creare lo schieramento di solidarietà più ampio possibile: il blocco della nave coreana Uhl Fusion è un esempio giusto di cosa vuol dire fare tutto ciò. A questo vanno aggiunte tante altre diffuse iniziative per rendere ingestibile (alla maniera dei padroni) la vertenza stessa alle autorità borghesi e tenere nelle mani dei lavoratori l’iniziativa;
- – coordinarsi con altri organismi popolari e di lotta, con i lavoratori delle altre aziende in crisi e a rischio chiusura, con l’obiettivo di mettere in campo azioni e iniziative sempre più unitarie: a decidere del futuro delle aziende non devono essere i poltronari del MISE al soldo di Confindustria, ma i lavoratori organizzati. In questo ci aiuta a capire l’esempio GKN con il DDL anti-delocalizzazioni e la proposta di conversione industriale dello stabilimento fiorentino;
- – porsi l’obiettivo di cambiare la direzione del paese. Serve un governo d’emergenza popolare, che sia espressione della forza organizzata della classe operaia e delle masse popolari. Lasciar gestire il paese a Mario Draghi, Sergio Mattarella, e i vari Letta, Meloni, Salvini di turno vuol dire lasciare il paese in mano agli speculatori, ai fautori della guerra ad ogni costo, agli affamatori dei lavoratori, a chi ha imposto (o retto il sacco) la repressione di centinaia di migliaia di lavoratori attraverso il Green Pass e l’obbligo vaccinale, a chi di fronte alla richiesta di assistenza sanitaria, salari e tutele sociali ha risposto con manganelli, multe e fogli di via. Bisogna approfittare della campagna elettorale per rendere il paese ingovernabile a questi signori alimentando focolai di lotta in ogni piazza, azienda e quartiere e dare al paese un parlamento ostile all’agenda Draghi e ai fautori delle politiche lacrime e sangue.
I lavoratori triestini hanno già dimostrato nel recente passato di avere il coraggio e la forza di dare forti spallate al governo Draghi e ai partiti che lo sostengono: tutto il paese freme e ribolle, bisogna accendere tante scintille che incendiano la prateria!
Ai candidati triestini e friulani che si pongono di lottare contro i fautori dell’agenda Draghi e i partiti delle Larghe Intese
L’esito delle elezioni amministrative dello scorso anno a Trieste ha dimostrato che ci sono delle forze anche elettorali che esprimono il dissenso dei lavoratori. Ma queste liste e candidati spesso si sono soffermati alle beghe tipiche del teatrino della politica borghese e si sono messe in concorrenza una con l’altra anziché promuovere iniziative coordinate e attività comuni per affermare gli interessi dei lavoratori e delle masse popolari. Non bisogna commettere lo stesso errore: le liste che si pongono in funzione anti-sistema devono promuovere iniziative unitarie e che siano di rottura con le politiche delle Larghe Intese!
Ogni candidato alle politiche 2022 ha tempo fino al 25 settembre per dimostrare da che parte stare: non a chiacchiere, ma con i fatti! Questo vuol dire sostenere ogni iniziativa che viene presa dai lavoratori per la difesa dei posti di lavoro, contro la repressione aziendale e per l’affermazione dei propri diritti costituzionali, anche organizzando presidi e iniziative di lotta, condite con azioni eclatanti (blocchi, irruzioni ecc.) a difesa dei posti di lavoro e in solidarietà ai lavoratori sotto attacco dai padroni e dalle autorità del governo Draghi; vuol dire organizzare presidi sotto le sedi delle aziende dell’energia che stanno facendo extra profitti anche del 600% (ENI, ENEL, ecc); vuol dire studiare, praticare e promuovere forme organizzate di non pagamento delle bollette coinvolgendo avvocati, associazioni di consumatori, sindacati di base, ecc. e altre iniziative di lotta contro il carovita. Vuol dire moltiplicare i presidi davanti alle basi USA e NATO disseminate nel nostro paese (una su tutte, la base di Aviano a Pordenone!); organizzare gruppi di lavoratori che bloccano i porti italiani al traffico di armi e si rifiutano di collaborare all’invio di armi alle basi USA e NATO in Ucraina e nei paesi limitrofi asserviti alla NATO. Questa è la campagna elettorale che serve ai lavoratori!
Sostenere e promuovere la mobilitazione del 3 settembre indetta dai lavoratori Wartsila!
Liberiamo il paese dai guerrafondai, dai parassiti, dagli speculatori e gli affaristi: il governo Draghi e i partiti delle Larghe Intese!
Per un governo d’emergenza popolare che faccia fronte immediatamente alle delocalizzazioni, che blocchi la partecipazione dell’Italia alle guerre in corso, alla miseria crescente nel paese!
Partito dei CARC – presidio di Trieste