Solidarietà ai dirigenti sindacali del SI Cobas e di USB!
Contro la repressione: marciare uniti, per colpire più forte!
Il Partito dei CARC aderisce alla manifestazione nazionale che si terrà a Piacenza, sabato 23 luglio, h. 14.30 con concentramento ai Giardini Margherita (di fronte alla Stazione FS), e chiama alla massima partecipazione.
La chiamata nazionale è stata fatta a seguito dell’ennesimo attacco repressivo con cui la procura di Piacenza ha messo agli arresti domiciliari il coordinatore nazionale del SI Cobas Aldo Milani, tre dirigenti del Si Cobas di Piacenza, Mohamed Arafat, Carlo Pallavicini e Bruno Scagnelli, e altri quattro esponenti di USB di cui due agli arresti domiciliari e altri due sotto provvedimento di misure cautelari. Le accuse sono di associazione a delinquere per violenza privata, resistenza a pubblico ufficiale, sabotaggio e interruzione di pubblico servizio: un evidente attacco al diritto di sciopero e tutto il movimento sindacale.
Il tutto è avvenuto a distanza di pochi giorni dal rinvio a giudizio dei compagni del Centro Sociale Askatasuna di Torino per associazione sovversiva e dalle accuse e condanne gli attivisti di Potere al Popolo e USB di Bologna e Bergamo per aver manifestato contro l’omicidio di Abd El Salam e di Adil Belakhdim. Il tutto avviene in un momento in cui l’insofferenza e la ribellione contro i governi e i partiti delle Larghe Intese cresce.
La mobilitazione per strappare condizioni di lavoro e contrattuali, in difesa dei territori dalla devastazione e dal saccheggio, contro la chiusura delle aziende e lo smantellamento dell’apparato produttivo, in difesa della sanità pubblica e contro la gestione criminale della pandemia non si è mai arrestata (piccole o grandi, in ogni angolo e ogni giorno tante sono le manifestazioni, i presidi, le assemblee, ecc.). Questi attacchi repressivi sono sintomo di una debolezza della classe dominante che non può più imporre la sua agenda politica fatta di guerra, sfruttamento, disoccupazione e carovita senza far deflagrare il conflitto sociale, la guerra per bande al proprio interno e la conseguente crisi politica.
Per questo dobbiamo essere consapevoli che quando il nemico ci attacca significa che la nostra lotta sta andando nella direzione giusta. Il nemico attacca perché ha paura che la mobilitazione dei lavoratori, degli studenti e degli immigrati diventi un movimento unitario e inarrestabile. Soprattutto in questo momento di instabilità politica che ha portato alla caduta di Draghi e del suo governo asservito alla NATO, all’UE e al sistema finanziario mondiale, hanno paura che la voglia di unità e di lotta delle masse popolari possa tradursi in un’azione unitaria delle organizzazioni politiche, sindacali e sociali che lottano contro le Larghe Intese e le loro misure di lacrime e sangue, che imponga un governo espressione delle masse popolari organizzate, un Governo di Emergenza Popolare.
La miglior difesa è l’attacco: fare leva sulla solidarietà popolare e l’unità delle forze sindacali e politiche che (quasi spontaneamente) si crea per attaccare il nemico, per respingere al mittente questi attacchi repressivi, per alimentare la riscossa popolare.
Il primo passo è stato costruire una risposta immediata e unitaria: oltre allo sciopero generale chiamato dal SI Cobas e da USB, i presidi sotto le Prefetture delle principali città del nostro paese e la mobilitazione nazionale di Piacenza indetta dalle principali sigle del sindacalismo di base.
Il secondo è quello di sviluppare e rilanciare queste mobilitazioni per costruire nuovi organismi operai e popolari in ogni azienda, in ogni territorio, in ogni scuola e università che promuovano la solidarietà con chi è colpito dalla repressione, facciano fronte agli effetti dell’economia di guerra promossa dal governo Draghi (dal carovita e agli aumenti delle bollette), promuovano e organizzino i lavoratori in comitati per la costruzione delle mobilitazioni d’autunno che sono già in agenda.
Il terzo passo è quello di impegnarsi per tenere unite le lotte come quelle del collettivo della GKN contro lo smantellamento dell’apparato produttivo e la morte lenta delle aziende con quelle in difesa della sanità e della scuola pubblica, in difesa dell’ambiente dagli artigli degli speculatori, per la costruzione di mobilitazioni sempre più compatte e di prospettiva. L’unica via realistica che abbiamo davanti per uscire dal pantano è quella di fomentare l’organizzazione popolare, costruire i nuovi SOVIET, unirci per alimentare un fronte delle forze operaie e popolari che prenda in mano il governo del paese!
Per questo facciamo appello a tutti i delegati sindacali, i singoli lavoratori, che abbiano o meno una tessera sindacale o a prescindere da quale essa sia, a partecipare alla manifestazione di Piacenza e ad esprimere la loro solidarietà ai compagni colpiti dalla repressione.
Chiamiamo tutte organizzazioni comuniste e le forze politiche che si oppongono alle Larghe Intese e ai loro governi, a prendere posizione e scendere in piazza con spezzoni unitari.
Per partecipare alle mobilitazioni, contattaci!