Arrestati dirigenti del Si Cobas e di USB: giù le mani dai compagni arrestati!

Questa mattina, 19 luglio, la polizia ha messo agli arresti domiciliari il coordinatore nazionale del SI Cobas Aldo Milani, tre dirigenti Si Cobas di Piacenza Mohamed Arafat, Carlo Pallavicini e Bruno Scagnelli e due esponenti di USB. Le accuse sono di associazione a delinquere per violenza privata, resistenza a pubblico ufficiale, sabotaggio e interruzione di pubblico servizio. Un attacco alle mobilitazioni e agli scioperi condotti nei magazzini della logistica di Piacenza dal 2014 al 2021. La giustizia dei padroni vuole condannare sindacalisti e operai per aver lottato in questi anni per strappare migliori condizioni di lavoro e di salario.

Il Partito dei CARC esprime la massima solidarietà ad Aldo, Mohamed, Carlo, Bruno, a tutti i lavoratori del Si Cobas e di USB. Siamo complici e solidali di questi compagni e chiamiamo le organizzazioni politiche, sindacali, associative e tutti gli altri lavoratori a fare altrettanto, attivandosi da subito.

Gli attacchi repressivi e i tentativi di isolamento dei comunisti e delle avanguardie di lotta sono uno dei pilastri del regime politico del nostro paese, un regime di controrivoluzione preventiva, il cui obiettivo è fiaccare e criminalizzare ogni forma di lotta, dissenso e resistenza operaia e popolare. Pilastro su cui il traballante governo Draghi e i gruppi di potere che lo sostengono sta fondando pezzi della sua sopravvivenza, unitamente all’uso dei media di regime e della benedizione papale per intossicare i cuori e le menti delle masse popolari e deviarle dalla lotta di classe.

Cosa cerca di nascondere questo governo con queste azioni? Il governo Draghi è responsabile del carovita, dei licenziamenti, dello smantellamento dell’apparato produttivo (nulla sta facendo per gli operai della ex GKN di Campi Bisenzio in lotta da quasi un anno) e del trascinamento dell’Italia in una guerra contro la Federazione russa e le masse popolari dei paesi coinvolti. È responsabile degli abusi di potere, dell’azione repressiva crescente e anche degli arresti, della riapertura di vecchi fascicoli, indagini e accelerazioni nei processi contro compagni, attivisti, sindacalisti e militanti politici.

La causa principale delle misure di lacrime e sangue nel nostro paese sono il governo Draghi e i suoi padrini della NATO e dell’UE!

Compagne e compagni, quando il nemico ci attacca significa che la nostra lotta sta andando nella direzione giusta. Gli arresti di questa mattina sono innanzitutto un monito e un attacco alla riscossa e alla mobilitazione autonoma della classe operaia e della classe lavoratrice contro lo sfruttamento e l’oppressione dei padroni e dei loro governi. Il nemico attacca perché ha paura che la mobilitazione dei lavoratori, degli studenti e degli immigrati diventi un movimento unitario e inarrestabile. Hanno paura che la voglia di unità e di lotta delle masse popolari possa tradursi in un’azione unitaria delle organizzazioni politiche e sindacali anti Larghe Intese, per la cacciata del governo Draghi e l’imposizione di un governo espressione delle masse popolari organizzate, un Governo di Emergenza Popolare.

È proprio questo l’obiettivo da porsi in questa fase: costruire e alimentare un fronte anti larghe intese! Un fronte che deve porsi l’obiettivo di rinforzare il fuoco della lotta di classe, così da alimentarla ed estenderla a ogni settore produttivo e sociale. Un fronte per rafforzare le organizzazioni operaie e popolari che già esistono e promuovere la formazione di organismi simili nelle aziende, nelle scuole e nei quartieri dove ancora non ce ne sono per coordinarli e guidarli nella lotta per cacciare il governo Draghi.

Un fronte anti Larghe Intese che fonderà la sua azione sulle principali rivendicazioni delle masse popolari e alimenterà la mobilitazione e l’organizzazione per darne immediata attuazione dal basso.

La lotta alla repressione è un campo della lotta di classe e un ambito fondamentale su cui sin da subito alimentare l’unità di cui c’è bisogno. A ogni attacco, quindi, bisogna rispondere con la mobilitazione operaia e popolare, in ogni dove, rispedire l’attacco al mittente e farne occasione per fomentare organizzazione e coordinamento nei posti di lavoro e nelle piazze, tra i pilastri della costruzione del nuovo potere del proletariato.

Sosteniamo ed è giusta l’iniziativa presa da Si Cobas e USB di proclamare lo sciopero generale della logistica a partire dal turno di notte odierno e per 24 ore. Che tutti i lavoratori della logistica aderiscano allo sciopero e che dieci, cento, mille azioni di lotta e di solidarietà si diffondano in tutto il paese!

Uniti si vince! Creiamo il più ampio fronte di solidarietà e lotta contro la repressione anche perché per farla finita con la repressione dei capitalisti e delle loro istituzioni bisogna farla finita con il capitalismo!

***

ARRESTATI DIRIGENTI NAZIONALI DEL SI COBAS

UN NUOVO, PESANTISSIMO ATTACCO REPRESSIVO CONTRO IL SINDACATO DI CLASSE E LE LOTTE DEI LAVORATORI.

All’alba di stamattina, su mandato della procura di Piacenza, la polizia ha messo agli arresti domiciliari il coordinatore nazionale del SI Cobas Aldo Milani e tre dirigenti del sindacato piacentino: Mohamed Arafat, Carlo Pallavicini e Bruno Scagnelli.

Le accuse sono di associazione a delinquere per violenza privata, resistenza a pubblico ufficiale, sabotaggio e interruzione di pubblico servizio. Tale castello accusatorio sarebbe scaturito dagli scioperi condotti nei magazzini della logistica di Piacenza dal 2014 al 2021: secondo la procura tali scioperi sarebbero stati attuati con motivazioni pretestuose e con intenti “estorsivi”, al fine di ottenere per i lavoratori condizioni di miglior favore rispetto a quanto previsto dal contratto nazionale…

Sul banco degli imputati figurano tutte le principali lotte e mobilitazioni condotte in questi anni: GLS, Amazon, FedEx-TNT, ecc.

È evidente che ci troviamo di fronte all’offensiva finale da parte di stato e padroni contro lo straordinario ciclo di lotte che ha visto protagonisti decine di migliaia di lavoratori che in tutta Italia si sono ribellati al caporalato e condizioni di sfruttamento brutale.

È altrettanto evidente il legame tra questo teorema repressivo e il colpo di mano parlamentare messo in atto pochi giorni fa dal governo Draghi su mandato di Assologistica, con la modifica dell’articolo 1677 del codice civile tesa a ad eliminare la responsabilità in solido delle committenze per i furti di salario operati dalle cooperative e dalle ditte fornitrici.

Ci troviamo di fronte a un attacco politico su larga scala contro il diritto di sciopero e soprattutto teso a mettere nei fatti fuori legge la contrattazione di secondo livello, quindi ad eliminare definitivamente il sindacato di classe e conflittuale dai luoghi di lavoro.

Come da noi sostenuto in più occasione, l’avanzare della crisi e i venti di guerra si traducono in un’offensiva sempre più stringente contro i proletari e in particolare contro le avanguardie di lotta.

Contro questa ennesima provocazione poliziesca, governativa e padronale il SI Cobas e i lavoratori combattivi, al di là delle sigle di appartenenza, sapranno ancora una volta rispondere in maniera compatta, decisa e tempestiva.

Invitiamo sin da ora i lavoratori e tutti i solidali a contattare i rispettivi coordinamenti provinciali per concordare le iniziative da intraprendere.

Seguiranno aggiornamenti.

Le lotte contro lo sfruttamento non si processano.

La vera associazione a delinquere sono stato e padroni.

ALDO, ARAFAT, CARLO E BRUNO: LIBERI SUBITO!

SI cobas nazionale

Rispondi

Iscriviti alla newsletter

Abilita JavaScript nel browser per completare questo modulo.

I più letti

Articoli simili
Correlati

Il 29 novembre è sciopero generale! Partecipiamo compatti e costruiamolo insieme

Scarica il Pdf Dopo che Cgil e UIL hanno proclamato...

Sull’esito delle elezioni in Liguria, Emilia Romagna e Umbria

Il Pd festeggia per la “vittoria” in Emilia Romagna...

Sciopero nazionale del personale sanitario, adesioni all’85%

Verso lo sciopero generale del 29 novembre

Lottare per la Palestina e lottare per il proprio paese

Parlare di unità, lottare per l'unità, praticare l'unità