La Sanac di Massa vive una fase di morte lenta ormai da diversi anni, al pari degli altri tre stabilimenti del gruppo a Gattinara (VC), Vado Ligure (SV) e Grogastu (CA). Si tratta dell’ennesima eccellenza produttiva (mattoni refrattari per la siderurgia) che viene smantellata dai padroni a causa della crisi del sistema capitalista: è una sorte che finora è toccata ad aziende come Whirpool ed Embraco e a cui stanno resistendo da oltre un anno gli operai della GKN di Firenze.
La cosa più grave è che il “protagonista” dello smantellamento di turno non è una multinazionale, un fondo di investimento o un capitalista che se ne va dopo aver spolpato quello che poteva, lasciandosi dietro l’ennesimo capannone vuoto (Massa ne è piena, con tanto di terreni da bonificare come quelli dell’ex polo chimico).
A questo giro è lo Stato a essere responsabile diretto di questa situazione, quella “istituzione” suprema che dovrebbe difendere la “cosa pubblica”, la porta alla chiusura. Infatti, l’azienda è sotto amministrazione straordinaria (quindi con commissario pubblico) da oltre otto anni e l’ultima crisi è causata dal mancato pagamento di 35 milioni di euro di forniture da parte di Acciaerie d’Italia di Taranto. Qui Invitalia ha il 50% delle azioni in comproprietà con la multinazionale indiana Arcelor Mittal, ma il bastone della direzione è saldamente in mano a quest’ultima e si guardano bene dal pagare il debito, con il tipico modo di agire capitalista del “pesce grosso” che ricatta quello piccolo tenendolo per la gola.
Adesso sembra che abbia manifestato il proprio interesse all’acquisto la Dalmia, altra multinazionale indiana che non ha (al momento) basi operative in Europa, e che quindi avrebbe particolare interesse a rilevare il gruppo.
Gli operai però, grazie ai rapporti e al confronto in particolare con gli operai della ex Lucchini di Piombino, si aspettano che il nuovo padrone si presenti come un “salvatore”, chiedendo in cambio drastici tagli salariali e di diritti, come hanno fatto i vari Rebrab e JSW, proprio a Piombino. Della serie: il meno peggio apre quasi sempre al peggio!
La crisi si aggrava implacabilmente e sembra che da settembre mancherà la liquidità necessaria all’attività ordinaria, nonostante ci siano ordini che vanno anche oltre la monocommittenza di Mittal che aveva caratterizzato la gestione finora. Ma alla Sanac sono pronti a difendere quello che chi ci ha lavorato prima di loro ha conquistato con la lotta! E’ una situazione paradossale che gli operai non intendono più subire e da parte nostra sosterremo ogni azione e mobilitazione che verrà messa in campo il prima possibile, senza aspettare “l’autunno caldo” che è veramente troppo lontano: dobbiamo lottare qui e ora come, del resto, in queste settimane abbiamo visto fare agli operai della GKN, ai comitati della sanità della Versilia e fiorentini, ai comitati di Piombino che lottano contro il rigassificatore e a quelli che si stanno opponendo alla costruzione di una base dell’Esercito Italiano nella provincia di Pisa.
Per sfatare un luogo comune (“si va in ferie e di lottare si riparla a settembre”), ricordiamo l’irruzione degli stessi operai Sanac alla festa della Lega del 2019, quando chiamarono in causa l’allora vicepremier Matteo Salvini, che si guardò bene dall’incontrarli, lasciandoli circondati da decine di poliziotti per oltre un’ora, sbugiardando il parolaio di turno: non male come azione di lotta “estiva”!
Conosciamo questa fabbrica e gli operai da anni, e da sempre si sono mobilitati con caparbietà e orgoglio a difesa dello stabilimento che considerano un patrimonio cittadino: non si contano gli scioperi, i blocchi stradali, i presidi sotto la Prefettura, le irruzioni in Comune fatti nel corso del tempo, che sicuramente hanno contribuito a rallentare questo processo e a impedire la chiusura.
Come abbiamo scritto, sono state tante e variegate le forme di lotta messe in campo dagli operai Sanac e ben vengano ancora le irruzioni nei consigli comunali, i presidi e le “classiche” azioni di lotta del movimento operaio. Però i tempi sono eccezionali, la situazione è di emergenza e vanno trovati ulteriori rimedi e strade per “andare oltre”: nel senso di mettere in pratica nuove e ancora più incisive azioni di lotta, assumere un ruolo superiore in città e nel territorio.
La realtà, la lotta di classe nelle sue varie forme, offre un sacco di spunti e appigli utili. Ad esempio, il presidente della Provincia Lorenzetti (del PD), si è lanciato nel proporre agli operai, durante uno degli infiniti tavoli che hanno portato alla situazione attuale, di piantare una tenda di presidio e protesta sotto le finestre della Prefettura, aggiungendo che gli avrebbe fornito tutto l’occorrente: bene! Che gli vadano a chiedere subito riscontro pratico a tale bellissima proposta, che dimostri che non è la solita sparata in vista delle elezioni comunali del prossimo anno!
Un’altra azione che possono fare, visto che il responsabile di tanti guai è lo Stato, è andare a incalzare politici di ogni genere e colore del territorio affinché facciano interrogazioni parlamentari e organizzino loro stessi dei presidi al Mise del fantasma Giorgetti e dell’altrettanto svanita Todde. Meglio ancora se li fanno chiamando alla convergenza gli operai degli altri stabilimenti Sanac, gli operai della ex Lucchini e dell’ex ILVA di Taranto: il loro destino è legato a doppio filo, lo smantellamento della siderurgia nel nostro paese riguarda anche loro.
Un soggetto perfetto per tali azioni potrebbe essere il massese Riccardo Ricciardi, vicepresidente nazionale del M5S: che faccia valere il suo ruolo, che muova tutte le leve che ha conosciuto in questi anni di frequentazione assidua dei palazzi romani, si renda finalmente utile se vuole recuperare un minimo di credito, oppure continuare a sprofondare con il suo Movimento! Naturalmente, un incalzo simile vale anche per altri parlamentari del territorio come Martina Nardi del PD, Laura Bottici sempre del M5S, Cosimo Ferri di Iv… tutti quelli che in questi anni hanno speso fiumi di belle parole, che continuano a incassare migliaia di euro al mese per fare niente per la Sanac, è il momento che si muovano se non vogliono incappare nella giusta rabbia operaia!
Questi sono alcuni spunti per rilanciare la lotta. Un altro importante metodo lo stanno praticando gli operai in questi giorni: la solidarietà. Infatti, delegazioni della Sanac sono stati costantemente al fianco dei cavatori, che hanno scioperato per quattro giorni consecutivi per il rinnovo dell’accordo territoriale: è ora che il frutto del loro lavoro rimanga sul territorio e non finisca tutto nelle tasche degli speculatori (industriali, economici e ambientali) di turno. Siamo sicuri che questa solidarietà verrà ricambiata, l’esperienza del CdF GKN ci dice questo; questi operai per anni sono andati a sostenere le altre lotte operaie e vertenze di ogni tipo (ambientali, sociali, degli studenti) della Piana fiorentina e il territorio è insorto insieme a loro, rispedendo al mittente l’attacco della multinazionale Melrose.
E’ questo di cui abbiamo bisogno, a Massa e in tutto il paese: di insorgere e prendere in mano la direzione dei territori per porre fine alle politiche lacrime e sangue portate avanti dal (sempre più traballante) governo Draghi e dalle sue diramazioni locali del PD e della Lega, per imporre il governo di emergenza che ci serve – il Governo di Blocco Popolare – e avanzare più speditamente nel fare dell’Italia un nuovo paese socialista: la soluzione di fondo ai disastri economici, ambientali, sociali e produttivi causati dal sistema capitalista giunto alla sua fase morente.
Avanti operai Sanac, organizzarsi e coordinarsi per salvare la fabbrica e il paese!
Nessuno ferma la forza operaia e popolare, quando è organizzata!
Riprendiamoci le fabbriche, i territori e il paese intero, cacciamo Draghi e le Larghe Intese!
Federazione Toscana del Partito dei CARC