La situazione nazionale e internazionale ci mostra sempre di più un mondo in crisi, una crisi che si è aggravata negli ultimi anni con il Covid e il conflitto in Ucraina. A pagare i conti della crisi sono, però, solo cittadini e lavoratori che hanno visto e subito sulla loro pelle un progressivo smantellamento dei diritti acquisiti dopo anni di lotte e l’aumento del costo della vita.
Si allinea a questa situazione generale anche quella di migliaia di lavoratori Whirlpool in Italia: qualche settimana fa Marc Bitzer, amministratore delegato Whirlpool Corporation, ha annunciato che la multinazionale ha avviato una revisione strategica della sua attività in Europa, Africa e Medio Oriente.
Per “revisione strategica” si intende, chiaramente, la strategia dell’azienda: il profitto. Le attività di lavaggio in Turchia sono state cedute lo scorso anno e in questi giorni lo sono quelle in Russia. La Whirlpool è solo una delle tante aziende che hanno sfruttato la pandemia e la guerra per fare i propri interessi: chiudere qui per delocalizzare altrove (segno che la crisi non è di tutti).
Alla Gkn il 9 luglio 2021, oltre 300 lavoratori (esclusi quelli dell’indotto) sono stati licenziati, tra un turno e l’altro (lo avevamo già visto spesso, tra l’altro anche con gli operai Whirlpool di Napoli). Ma loro si sono organizzati e, oggi, ad oltre un anno, grazie alla loro assemblea permanente, neanche un bullone è uscito dalla fabbrica.
Come Sezione Siena-Valdelsa del Partito dei CARC, quindi, riteniamo necessario spingere i lavoratori della Whirlpool e i sindacati a organizzarsi come ha fatto il collettivo di fabbrica GKN e sosteniamo ogni iniziativa vada in questa direzione: bene che le RSU abbiano svolto oggi un presidio in diversi siti italiani, compreso quello di Siena! Ora è necessario rilanciare, fare sì che sia un primo passo per organizzare i lavoratori del sito, senza aspettare che sia troppo tardi.
Il collettivo di fabbrica GKN insegna che i lavoratori sanno quello che va fatto sia per difendere il loro posto di lavoro che per migliorare il lavoro stesso: vanno in questa direzione la proposta di legge antidelocalizzazione e il piano industriale che loro stessi hanno elaborato! Con il loro esempio stiamo vedendo concretamente cosa può voler dire cambiare i rapporti di forza e diventare classe dirigente: gli operai ex Gkn hanno messo al centro il benessere del lavoratore e la tutela dell’ambiente e della salute, non di certo il profitto. È una meta da raggiungere (niente nasce già grande e forte), per farlo è necessario prima di tutto organizzarsi.
Per i tanti operai che vorrebbero, capiscono la necessità di farlo, ma credono che sia impossibile, suggeriamo i seguenti passi:
1 Trova altri due o tre colleghi decisi a darsi da fare: usa ogni occasione e non partire dalla tessera sindacale.
2 Vedetevi (almeno all’inizio) fuori dall’azienda, lontano dall’occhio del padrone.
3 Studiate insieme la situazione: lo stato dell’azienda, i problemi più pressanti, i punti di forza su cui fare leva…
4 Decidete le iniziative da prendere, anche piccole, per raccogliere altri colleghi, difendersi con maggiore efficacia e costruire passo dopo passo rapporti di forza favorevoli.
5 Collegatevi con lavoratori, singoli e gruppi, di altre aziende, con altri comitati e movimenti popolari della zona.
10, 100, 1000 NUOVI CONSIGLI DI FABBRICA!