Elezioni politiche 2023: Navigare in mare aperto anziché annaspare nella pozzanghera

Con le elezioni amministrative dello scorso giugno si è aperta la lunga campagna elettorale per le elezioni politiche del 2023. Le Larghe Intese hanno iniziato le grandi manovre (vedi scissione a destra del M5S); fuori e contro le Larghe Intese è un ribollire di partiti, organizzazioni e aggregati che tessono la tela per costruire liste e coalizioni.

In questo articolo ci concentriamo su questo secondo campo che è ampio e variegato.

Navigare in mare aperto oppure annaspare nella pozzanghera

Chi ha la pazienza di farsi un giro sui siti dei partiti che si pongono contro Draghi e i partiti che lo sostengono scoprirà che, al netto di alcune sfumature secondarie e trascurabili, i loro programmi sono uguali. O per lo meno molto simili.

Giustamente viene da chiedersi il motivo per cui sia tanto difficile superare quell’atteggiamento infantile per cui lunghi confronti “sul programma comune” alla fine saltano per questo o quel cavillo, per personalismi o interessi di bottega (se consideriamo lo scenario più positivo perché in realtà, spesso, nemmeno iniziano).

È l’atteggiamento di chi annaspa nella pozzanghera del teatrino della politica borghese perché non ha la lungimiranza di navigare in mare aperto, perché si assume la responsabilità di stilare una lista di buone intenzioni, ma non quella di indicare un programma di governo del paese, né le misure di emergenza che bisogna attuare.

Cosa impedisce ai partiti, alle organizzazioni e agli aggregati che si oppongono alle Larghe Intese di costruire sul piano elettorale un fronte comune attorno a un programma di governo? La sfiducia nelle masse popolari e in sé stessi.

La sfiducia nella masse popolari (sono tutti pecoroni, corrotti, abbrutiti, ecc.) e la sfiducia in sé stessi (siamo troppo pochi, piccoli, ininfluenti, incapaci, ecc.) abbassano il livello del ragionamento, le aspirazioni e gli obiettivi al punto che ogni discussione è viziata dal proposito di raccogliere qualche voto ed eleggere qualche candidato anziché discutere e ragionare di politica, di come trasformare il paese.

La discussione fra chi si pone l’obiettivo di vincere non è – non può essere – su come rosicchiare qualche seggio, ma sul numero dei ministeri e sui nomi dei ministri del futuro governo del paese! I partiti, le organizzazioni e gli aggregati che si pongono contro le Larghe Intese oggi sono invece talmente sfiduciati che il loro orizzonte si limita a contendere voti ai concorrenti (a chi è più simile a loro) anziché a rovesciare il nemico.

È l’atteggiamento di chi annaspa nella pozzanghera – nella lotta per strapparsi voti a vicenda – perché non ha la prospettiva di navigare in mare aperto, unendo le forze per cacciare Draghi e imporre un governo di emergenza popolare.

Lo spirito di concorrenza assume varie forme, ma in genere la più comune (perché ritenuta comprensibile e giustificata) è l’assunzione del ruolo da “duri e puri”. Vediamo.

I partiti della “sinistra contro le Larghe Intese” alzano muri verso i partiti “meno strutturati ideologicamente” – molti dei quali sono sorti o si sono rafforzati con le mobilitazioni contro la gestione criminale della pandemia, l’obbligo vaccinale e il Green Pass. Basta un niente per definirli “fascisti” o “collusi con i fascisti” o “amici dei fascisti”. Spesso viene preso a pretesto il trascorso più o meno remoto di questo o quel dirigente o portavoce nazionale in partiti della destra, per negare il ruolo che l’aggregato svolge oggi nella lotta contro il governo Draghi.

Un esempio? Il PRC alza muri verso Riconquistare l’Italia.

Per il ruolo di rilievo nella lotta contro le organizzazioni fasciste (scimmiottatori del Ventennio), per la quale abbiamo conquistato tante “medaglie al valore” (denunce, arresti, condanne, decreti penali di condanna) siamo titolati per affermare che questa posizione, apparentemente legittima e comprensibile, è sbagliata e confonde le acque.

I promotori del razzismo di Stato, della violenza antioperaia, della violenza di genere e della persecuzione degli immigrati non sono gli schifosi nostalgici del Ventennio fascista, ma gli schifosi partiti delle Larghe Intese, le autorità e le istituzioni borghesi. Sono i paladini delle guerre promosse sotto l’ombrello della NATO, i promotori della sottomissione all’UE. Sono gli stessi che sdoganano i fascisti e, dall’alto del loro antifascismo padronale, perseguitano gli antifascisti.

I partiti “meno strutturati ideologicamente” alzano muri verso la sinistra che ha sostenuto alcune delle misure reazionarie del governo Draghi durante la gestione criminale della pandemia (in particolare obbligo vaccinale e Green Pass). Spesso viene presa a pretesto la dichiarazione di questo o quel dirigente o portavoce nazionale per negare il ruolo che l’aggregato svolge nella lotta contro il governo Draghi.

Un esempio? Riconquistare l’Italia alza muri verso Potere al Popolo.

Per il ruolo di rilievo nella lotta contro la gestione criminale della pandemia, per il sostegno e l’internità al movimento contro il Green Pass (anche qui non sono mancate denunce, multe, DASPO e processi… senza contare gli attacchi che pure abbiamo subito dalla sinistra su citata) siamo titolati per affermare che anche questa posizione, apparentemente legittima e comprensibile, è sbagliata e confonde le acque.

I veri promotori delle discriminazioni di Stato, della sospensione dei lavoratori, della repressione nelle piazze, della persecuzione di insegnanti e studenti sono i partiti delle Larghe Intese, le autorità e le istituzioni borghesi. Sono quelli che hanno interessi diretti nelle speculazioni, nello smantellamento della sanità, ecc.

Se i duri e puriguardassero meglio la realtà e adottassero una politica di classe (distinguere gli interessi delle masse popolari da quelli della borghesia imperialista), si renderebbero conto che i promotori dello sfruttamento, del razzismo, della repressione, del Green Pass, della devastazione della sanità, della scuola, dell’ambiente, ecc. sono sempre gli stessi.

Sarebbe maturo, lungimirante e positivo se tutti coloro che si oppongono al loro programma di lacrime e sangue si unissero in un fronte comune che sostiene e promuove la mobilitazione nelle aziende, nelle scuole e nelle piazze e che conduce la battaglia comune anche in campo elettorale.

Navigare in mare aperto anziché annaspare nella pozzanghera

Per motivi diversi, molti nostri lettori storcono il naso quando sentono parlare di elezioni. È vero, delegare all’esito delle elezioni la possibilità di cambiare il paese è una pura illusione.

Non basta che un partito “antisistema” vinca le elezioni per formare un governo che faccia gli interessi delle masse popolari e, tanto meno, per garantire che quel governo faccia ciò per cui è stato formato. La parabola del M5S ne è stata una dimostrazione.

La questione è: ben sapendo che non è dalla competizione elettorale che si determinano le sorti del paese, perché precludersi uno strumento per rendere dura la vita alla classe dominante? Perché precludersi l’opportunità di darle una batosta?

Finché la classe dominante ha bisogno di nascondere il suo marcio sistema politico dietro una parvenza di democrazia e finché il teatrino della politica borghese ha la funzione di legittimare l’opera della classe dominante agli occhi delle larghe masse, la classe dominante è costretta a ricorrere alle elezioni. Anche se fa di tutto per controllarne preventivamente gli esiti (leggi elettorali, soglie di sbarramento, liste bloccate, ecc.), le elezioni non sono solo una “fastidiosa liturgia”, sono una manifestazione del malcontento e dello scollamento fra le masse popolari e la classe dominante, le sue autorità e istituzioni.

Siamo un piccolo partito con il senso della realtà: sappiamo perfettamente che non bastano né le nostre sole forze, né le attuali relazioni che abbiamo con una parte della classe operaia e delle masse popolari per determinare il contenuto e lo svolgimento della lunga campagna elettorale che abbiamo di fronte. Ma avere il senso della realtà non significa precludersi una strada solo perché è difficile percorrerla.

Parteciperemo attivamente alla campagna elettorale per le elezioni politiche del 2023 per favorire le condizioni necessarie a costituire un governo di emergenza delle masse popolari organizzate.

Non presenteremo nessuna lista identitaria, valuteremo l’opportunità di candidare membri del nostro Partito in liste unitarie anti Larghe Intese.

Interverremo in tutti “i tavoli aperti” con l’obiettivo di far convergere tutti i partiti, le organizzazioni e gli aggregati contro le Larghe Intese attorno a un unico programma di governo per costruire un fronte unito anche sul piano elettorale.

Continueremo a intervenire sugli organismi operai e popolari affinché siano loro a definire le misure che servono al paese, affinché irrompano nella campagna elettorale anziché subirla e decidano loro chi devono essere i candidati al parlamento, i ministri e il capo del governo.

Spingeremo tutti coloro che vogliono candidarsi contro le Larghe Intese a fare da subito quello che promettono di fare una volta eletti, a mettersi al servizio dell’organizzazione dei lavoratori e delle masse popolari, a usare i soldi (tanti o pochi che siano) e le relazioni che hanno per sostenere gli organismi operai e popolari anziché per stampare santini, manifesti e volantini pieni di buone intenzioni.

In definitiva, daremo il nostro contributo a chi vuole uscire dalla pozzanghera in cui si annaspa e vuole usare le elezioni per navigare in mare aperto, per costruire il governo che serve ai lavoratori e alle masse popolari.

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