Pubblichiamo “L’analisi dell’Operazione Speciale russa svolta dal Partito Comunista della Federazione Russa (PCFR) e la risposta dello stesso PCFR alle critiche del Partito Comunista di Grecia (KKE)”, redatto dal Dipartimento Internazionale del Comitato Centrale del PCFR e pubblicato sulla Pravda del 3 giugno 2022.
I compagni greci – nell’articolo: “Sulla guerra imperialista in Ucraina e la posizione del PCFR”, apparso il 23 aprile 2022 sull’organo del partito Risospastis – hanno definito il conflitto in corso come una guerra imperialista, cioè uno scontro tra potenze imperialiste (imperialisti russi e cinesi contro imperialisti USA ed europei) per una nuova spartizione del mondo. Su questa base accusano i comunisti russi, che appoggiano l’operazione speciale dell’esercito russo in Ucraina, di avere una politica filo governativa e filo imperialista, di perseguire una linea di solidarietà con il partito al potere, Russia Unita, e con Putin.
Anche alcuni comunisti del nostro paese sono caduti nello stesso errore dei comunisti greci. Spicca la posizione del Partito Marxista Leninista Italiano (PMLI) che, ponendo NATO e Federazione Russa sullo stesso piano, arriva a celebrare “la resistenza ucraina contro i nazisti russi”.
La risposta dei compagni russi alle accuse del KKE riporta la questione con i piedi per terra ed è di interesse per tutti i comunisti. Fa un’analisi approfondita delle cause e della natura del conflitto in corso e spiega nel dettaglio la loro posizione, quella di chi è coinvolto in prima persona. E, rispondendo alle critiche del KKE, mostra come i principi del marxismo devono essere strumenti per interpretare e trasformare la realtà. Quando diventano dogmi aprono la strada agli errori, alle analisi sballate e di conseguenza all’adozione di linee sbagliate. Buona lettura.
Link al testo russo: https://kprf.ru/party-live/opinion/210691.html
Dipartimento Internazionale del Comitato Centrale del Partito Comunista della Federazione Russa: la Russia combatte il neonazismo in Ucraina
Commento all’articolo del Dipartimento Internazionale del Comitato Centrale del KKE “Sulla guerra imperialista in Ucraina e la posizione del Partito Comunista della Federazione Russa”
Dipartimento Internazionale del Comitato Centrale del Partito Comunista della Federazione Russa – 2022-05-17
Il 23 aprile 2022 il quotidiano “Risospastis”, organo di stampa del Partito Comunista di Grecia, ha pubblicato un articolo del Dipartimento Internazionale del Comitato Centrale del KKE: “Sulla guerra imperialista in Ucraina e la posizione del Partito Comunista della Federazione Russa”.
L’articolo valuta le azioni del Partito Comunista della Federazione Russa in relazione all’operazione speciale condotta dalla Russia in Ucraina e accusa apertamente il partito di una posizione filogovernativa, cioè filoimperialista. Siamo categoricamente in disaccordo con una tale valutazione utilitaristica.
La quintessenza dell’articolo sta nel fatto che, secondo i compagni greci, in Ucraina è in corso una guerra imperialista nell’interesse della borghesia russa e, appoggiando l’operazione speciale, il Partito Comunista di Russia “persegue una linea di solidarietà con il partito al potere, Russia Unita, e con il presidente Putin”.
I compagni greci insistono sulla natura “imperialista” di questa guerra, sulla base della nota affermazione di V.I. Lenin: «La lotta per i mercati e per la rapina dei paesi stranieri, la volontà di stroncare il movimento rivoluzionario del proletariato e della democrazia all’interno dei singoli paesi, il tentativo di ingannare, di dividere e decimare i proletari di tutti i paesi, aizzando gli schiavi salariati di una nazione contro quelli dell’altra a vantaggio della borghesia: questo è il solo contenuto reale, il solo reale significato della guerra»1. Tuttavia, i compagni non dicono che questa affermazione è contenuta in uno scritto di V.I. Lenin sulla guerra del 1914-1918. In esso si tratta in modo specifico della Prima guerra mondiale, che fu essenzialmente una guerra imperialista e predatoria. Ma se non si è dogmatici nel prendere posizione, allora si deve riconoscere che ogni guerra ha le sue specificità.
Il compito di un marxista nel determinare la sua posizione in relazione alla guerra è, in primo luogo, definirne esattamente il carattere specifico. Infatti, oltre alle guerre imperialiste, ci sono anche guerre di liberazione nazionale e antifasciste, che hanno acquisito una portata particolarmente ampia nella metà del XX secolo, quando il fascismo e il nazismo sono emersi come fenomeni politici e la lotta di liberazione nazionale si è intensificata sotto l’influenza della Rivoluzione d’Ottobre.
Cosa ha guidato il Partito Comunista nella determinazione della sua posizione.
Nell’elaborare la propria posizione politica sulla questione della conduzione dell’operazione speciale, il Partito ha analizzato le condizioni storiche concrete che hanno oggettivamente portato alla crisi in Ucraina.
Prima della Rivoluzione d’Ottobre in Russia, l’Ucraina, che faceva parte dell’Impero russo, era un paese prettamente agricolo. Per rafforzare la sua industria, su suggerimento di V.I. Lenin, sei regioni industriali della RSFSR a Est e a Sud, che non avevano mai fatto parte dell’Ucraina, passarono ad essa. Tra queste Donetsk e Lugansk. Nel 1939, la Galizia (Ucraina occidentale) precedentemente compresa nella Polonia fu annessa all’Ucraina. Quindi, l’attuale territorio dell’Ucraina è il risultato del suo ingresso nell’URSS. Ed è formato da parti molto diverse tra loro che vanno dalla Galizia (Lviv) dove è forte l’influenza di Polonia, Austria e Ungheria, all’Ucraina orientale, protesa verso la Russia.
L’industria socialista ucraina è fiorita. Alla produzione di metallo e carbone si sono aggiunti i settori dell’aviazione e della missilistica, della petrolchimica e della produzione di energia (4 centrali nucleari) e della difesa. Fu entrando a far parte dell’URSS che l’Ucraina acquisì non solo la maggior parte del suo territorio attuale, ma anche il potenziale economico per diventare una delle prime dieci economie europee.
La dissoluzione dell’Unione Sovietica nel dicembre 1991 provocò contemporaneamente la distruzione della secolare integrazione economica dell’Ucraina con la Russia e la rottura di tutti i legami economici, politici e culturali.
Ora è uno dei paesi più poveri d’Europa. L’industria manifatturiera, ad eccezione della metallurgia, è praticamente distrutta. L’economia dell’Ucraina si basa sui prestiti dell’Occidente e sulle rimesse di persone che sono partite per l’Europa e la Russia in cerca di lavoro. Il tenore di vita della popolazione è diminuito in modo catastrofico e l’emigrazione è aumentata notevolmente. Sono emigrate circa 10 milioni di persone (su 45 milioni), gli specialisti più qualificati.
Il livello di corruzione e differenziazione sociale ha raggiunto uno dei livelli più alti al mondo. Il Paese è sull’orlo di una catastrofe nazionale.
Il colpo di Stato a Kiev come base per fomentare il conflitto
Nel febbraio 2014, con l’apporto diretto degli Stati Uniti e di altri paesi della NATO, c’è stato in Ucraina un colpo di Stato. Il governo legittimo è stato rovesciato. I neonazisti hanno preso il potere. Successivamente, gli USA hanno ammesso pubblicamente di aver investito circa 5 miliardi di dollari nella preparazione del cambio di regime nel paese e nello “sviluppo della democrazia”. Ed è abbastanza ovvio nessuno spenderebbe, in tale maniera, cifre tanto enormi.
Come risultato del colpo di Stato , il potere è stato assunto da persone provenienti dall’Ucraina occidentale, dalla Galizia, dove i sentimenti estremisti nazionalisti, antisemiti, anti-polacchi, russofobi e anticomunisti sono tradizionalmente forti.
Ha avuto inizio, così, l’assimilazione forzata della popolazione di lingua russa. Il divieto della lingua russa e la decisione di trasferire l’istruzione scolastica dal russo all’ucraino hanno incontrato una forte resistenza nelle regioni di Donetsk e Lugansk. La gente si è sollevata in armi.
Nel referendum nazionale dell’11 maggio 2014 l’87% dei cittadini ha votato per l’indipendenza. Quindi, le Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk si sono costituite su iniziativa delle masse popolari e non dietro indicazione del Cremlino.
Dopo diversi tentativi falliti di impossessarsi delle DPR/LPR, i nazisti di Kiev sono ricorsi al terrore. In otto anni di continui bombardamenti con artiglieria pesante, quasi 14.000 civili sono rimasti uccisi e decine di migliaia mutilati. Le infrastrutture hanno subito gravi danni.
In questi 8 anni, i paesi europei e gli Stati Uniti si sono mostrati del tutto indifferenti al genocidio del popolo russo nel Donbass e, di fatto, hanno giustificato le azioni del regime di Kiev.
E oggi, UE e USA, mostrando un’ipocrisia senza precedenti, parlano della sofferenza delle persone durante gli scontri, ma tacciono sul fatto che l’uso di scudi umani è diventato sistematico da parte di coloro che chiamano “combattenti per la libertà”.
Lo sviluppo del neonazismo in Ucraina
I nostri compagni, nel considerare la situazione in Ucraina, menzionano solo con riluttanza il pericolo della sua fascistizzazione. Eppure uno degli obiettivi principali dell’operazione militare russa in quel paese è la sua de-nazificazione. Anche i membri del Congresso americano e i servizi speciali ammettono che l’Ucraina è diventata il centro del neonazismo internazionale.
Ecco alcuni fatti. Dopo l’invasione dell’URSS da parte di Hitler, nell’Ucraina occidentale, dove, come abbiamo visto, erano forti i sentimenti nazionalisti, antisemiti, russofobi e anticomunisti, si formarono divisioni delle SS per combattere l’Armata Rossa. I nazionalisti locali, con a capo Stepan Bandera, ammiratore di Hitler, iniziarono a sterminare la popolazione ebraica. In Ucraina, Bandera ordinò l’uccisione di circa 1,5 milioni di ebrei: un quarto di tutte le vittime dell’Olocausto. Nel 1944, nell’Ucraina occidentale, circa 100mila polacchi furono brutalmente uccisi nel “massacro di Volyn”. Bandera sterminò i partigiani e bruciò vivi gli abitanti di centinaia di villaggi in Bielorussia.
Dopo la guerra, dal 1945 al 1953, nell’Ucraina Occidentale, ribelli anticomunisti e antisovietici appoggiati da Stati Uniti e Gran Bretagna, hanno usato il terrore contro i civili. In questi anni Bandera ha sterminato circa 50mila civili. Sono i discendenti e i seguaci di questi assassini che hanno assunto il potere dopo il colpo di Stato del 2014. Il tradizionale odio contro i polacchi, gli ebrei e i russi è molto radicato tra i neonazisti che ora controllano l’Ucraina.
L’ideologia nazista si impianta in Ucraina. I fascisti ucraini – che promuovono e partecipano alle atrocità della guerra – assurgono a eroi nazionali. La loro simbologia è fatta propria dallo Stato. Ogni anno si tengono marce solenni in onore dei criminali fascisti. Si titolano a loro strade e piazze. Il Partito Comunista d’Ucraina è stato costretto alla clandestinità. Le intimidazioni e gli omicidi politici di politici e giornalisti sono all’ordine del giorno. Vengono distrutti i monumenti a Lenin assieme a tutto ciò che rimanda all’URSS.
Al momento, gli uomini di Bandera, come avveniva per le SS in Germania, fungono da brigate d’assalto delle grandi imprese. Controllano strettamente ogni mossa del potere statale, ricattandolo costantemente con la minaccia di un colpo di Stato.
La natura dell’attuale Stato ucraino è l’alleanza tra il grande capitale e la burocrazia governativa sostenuta da elementi fascisti sotto il totale controllo politico e finanziario degli Stati Uniti.
Cause e natura dell’operazione militare speciale
Secondo la teoria marxista, il conflitto militare in Ucraina non può essere considerato una guerra imperialista, come sostengono i nostri compagni. È essenzialmente una guerra di liberazione nazionale del popolo del Donbass. Dal punto di vista della Russia è una lotta contro una minaccia esterna alla sicurezza nazionale e contro il fascismo.
Non è un segreto che la milizia del Donbass non sia stata in grado di resistere autonomamente alle migliaia di forze armate ucraine rifornite di armi straniere. Una sconfitta delle milizie avrebbe portato all’annientamento della popolazione di lingua russa, gran parte della quale costituita da cittadini russi. Secondo la Costituzione della Federazione Russa, la Russia ha intrapreso un’azione legittima per proteggere i suoi cittadini e garantire la sua sicurezza nazionale perché non sarebbe stato possibile farlo con altri mezzi.
Con il sostegno di USA e UE, Kiev ha sabotato deliberatamente il processo negoziale nel quadro degli accordi di Minsk.
L’Ucraina aveva concentrato 150.000 militari e battaglioni nazisti nel Donbass. Kiev, con il sostegno degli Stati Uniti, si preparava a riprendere il controllo del Donbass con mezzi militari.
Con la benedizione dei suoi capi americani, l’Ucraina si apprestava a lanciare un’operazione militare per impadronirsi del Donbass e poi della Crimea all’inizio di marzo di quest’anno. Ci sono solide prove che confermano l’esistenza di questi piani.
Il regime di Bandera si prepara alla guerra da 8 anni. I militari sono stati sistematicamente indottrinati all’odio contro i russi, si è proceduto a creare aree fortificate e l’esercito è stato rifornito delle armi più moderne.
In linea con i loro obiettivi geopolitici imperialisti, gli Stati Uniti includevano gradualmente l’Ucraina nella sfera dei loro interessi militari, trasformando il paese in una punta di diamante della NATO, con l’obiettivo di combattere la Russia “fino all’ultimo soldato ucraino”.
Già nel dicembre 2021 la Russia aveva proposto agli Stati Uniti di tenere colloqui sul non allargamento della NATO a Est e gli americani evitarono di fornire una risposta diretta. Quindi, nel gennaio 2022, la Russia ha avvertito che, stante questa situazione, avrebbe dovuto adottare misure aggiuntive per proteggere la propria sicurezza nazionale.
Allo stesso tempo, si parlava di schierare armi tattiche statunitensi in Ucraina. L’Ucraina, che dispone di quattro centrali nucleari e di un notevole potenziale tecnico-scientifico, ha avviato i preparativi per dotarsi di un proprio arsenale nucleare.
Con il patrocinio del Pentagono, l’Ucraina ha istituito più di 30 laboratori per sviluppare armi batteriologiche. Ci sono documenti che dimostrano che in questi laboratori si trattavano batteri particolarmente pericolosi, responsabili di malattie letali, e si studiavano i metodi per diffonderli a persone di razze diverse.
Tutto ciò rappresenta una minaccia non solo per la Russia, ma per l’intera umanità.
Si sostiene che si tratti di contraddizioni interimperialiste o di lotte per i mercati e le materie prime. L’incapacità di vedere la componente nazionale delle questioni di classe e la componente di classe nelle questioni nazionali conduce nel regno del dogmatismo.
Gli interessi dell’oligarchia russa in Ucraina sono reali o presunti?
Nel tentativo di dimostrare che la guerra viene condotta nell’interesse della borghesia russa, per impossessarsi delle materie prime e del potenziale industriale dell’Ucraina, i nostri compagni usano la frase di V.I. Lenin sulla natura delle guerre, decontestualizzandola.
Tuttavia, l’affermazione che la leadership russa si stesse preparando a impadronirsi dell’Ucraina in anticipo contraddice i fatti.
Fin dall’inizio, la leadership russa non ha sostenuto l’idea di un referendum sulla formazione delle repubbliche popolari del Donbass.
A seguito degli accordi di Minsk-2, la Russia presumeva a priori che il Donbass sarebbe rimasto parte dell’Ucraina, anche se con una certa autonomia.
Fino all’inizio dell’operazione militare, la leadership russa ha insistito sul rispetto di Minsk-2, che avrebbe lasciato il Donbass all’Ucraina.
Allora, dove stanno i preparativi per un’acquisizione imperialista?
Dal 1991 l’Ucraina, la sua industria e le sue risorse sono state oggetto di supersfruttamento da parte dei monopoli USA e UE. L’oligarchia russa non ha preso parte alla “spartizione della torta” che riguarda gli occidentali.
Inoltre, l’oligarchia russa era contraria all’operazione militare in Ucraina. Stava lottando per integrarsi nell’oligarchia mondiale e subiva già la forte pressione dell’Occidente che la spingeva a influenzare più energicamente il governo per indurlo a preservare l’orientamento filo-occidentale della Russia.
Per di più, gli oligarchi russi hanno sofferto considerevolmente per l’operazione militare russa in Ucraina. Sono sottoposti a sanzioni, si vedono requisire palazzi e yacht, i loro conti bancari vengono congelati.
Non abbiamo la minima simpatia per coloro che hanno saccheggiato la Russia per tre decenni e ora vengono privati del loro bottino. Vogliamo semplicemente sottolineare che l’oligarchia russa non solo non era interessata all’operazione militare, ma ne addirittura ha sofferto. Rifiutandosi di sostenere questa operazione, le grandi imprese hanno perso non solo proprietà e denaro, ma anche influenza all’interno del gruppo dirigente russo.
Vi invitiamo a prestare attenzione. Quali forze di classe si sono opposte ferocemente all’operazione militare russa in Ucraina? Innanzitutto il grande capitale monopolistico, i suoi rappresentanti politici nell’ambiente liberale e i loro lacchè “creativi” tra la cosiddetta intellighenzia.
Naturalmente riconosciamo l’esistenza di contraddizioni interimperialiste, il desiderio dei predoni imperialisti di impadronirsi delle risorse naturali ed energetiche di altri paesi. La Russia è una vittima dei piani dell’Occidente di trasformare il nostro paese in una fonte di materie prime a basso costo. Ci opponiamo a questi piani da decenni. Ma non crediamo che la Russia, nonostante tutti i difetti del suo attuale sistema politico, basato sul potere del grande capitale, si sia trasformata da un giorno all’altro in un predone dello stesso genere. La lotta in Ucraina ha un carattere fondamentalmente diverso, che sfida i dogmi.
La posizione del Partito Comunista
Il PCFR è stato il primo a definire la natura del regime che ha preso il potere in Ucraina durante le proteste di Maidan nel 2014. Da allora in poi, tutte le attività del Partito si sono basate sull’essenza di classe dei processi politici in corso.
Siamo sempre stati critici nei confronti della politica estera della leadership russa, che di fatto ignorava gli interessi dei popoli che fino a poco tempo fa facevano parte dell’unico Stato sovietico.
Coloro che seguono attentamente le nostre azioni (e presumevamo che i compagni greci conoscessero a fondo i nostri documenti) sapranno che è stato il PCFR a chiedere costantemente dal 2014 il riconoscimento delle repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk. Nessun altro partito politico in Russia ha fatto tanto per sostenere la popolazione del Donbass. Fin dall’inizio, abbiamo sostenuto il ritorno del Donbass in Russia. Non è il PCFR a seguire “la linea del partito al governo, Russia Unita, e del presidente Putin”, ma sono questi che, sotto la pressione di imperativi storici, devono intraprendere la strada su cui il Partito Comunista della Federazione Russa ha ostinatamente insistito per tre decenni.
In questa situazione, è giusto dire che sosteniamo quasi ciecamente la politica di Putin in Ucraina?
I comunisti russi partecipano attivamente alla difesa delle LPR/DPR. Centinaia di membri del partito comunista stanno combattendo i nazisti come membri delle forze armate di queste repubbliche. Decine di comunisti sono morti in questa lotta. Il PCFR, negli ultimi otto anni, ha inviato in queste repubbliche 93 convogli con 13.000 tonnellate di aiuti umanitari e ha ospitato migliaia di bambini giunti in Russia per offrire loro riparo e cure mediche.
In tutti questi anni, il Partito Comunista della Federazione Russa ha chiesto alla leadership russa di riconoscere l’indipendenza del Donbass.
Francamente, non ci fa piacere sentire i nostri compagni greci parlare con una punta di disprezzo delle “cosiddette repubbliche popolari” del Donbass perché si tratta di repubbliche popolari nate per volontà espressa del popolo.
I cittadini delle LPR/DPR le hanno difese a costo di migliaia di vite civili e militari negli otto tristi anni di resistenza all’aggressione strisciante dei nazisti di Bandera.
È una questione di notevole importanza che a combattere gli uomini di Bandera non sia solo l’esercito russo, ma anche le unità della milizia dello stesso Donbass tra cui sono presenti in gran numero comunisti e minatori.
Dove sta la “tutela degli interessi dell’oligarchia?” I nostri compagni che quotidianamente rischiano la loro vita difendono anche gli interessi degli oligarchi russi? Oppure difendono gli interessi delle persone comuni che sono diventate vittime dei neonazisti che hanno preso il potere in Ucraina?
Bisogna essere davvero molto restii a guardare le cose per quel che sono per affermare che il PCFR sta agendo in linea con il gruppo dirigente.
L’intensità della lotta politica di classe in Russia è più alta che mai. La persecuzione dei comunisti e dei sostenitori del partito, anche dopo l’inizio dell’operazione militare in Ucraina, mostra che non c’è armonia di classe tra il PCFR e l’attuale gruppo dirigente al potere. Si possono citare molti esempi di nostri compagni sottoposti a repressione. La nostra risposta alla persecuzione dei nostri compagni è solida.
Allo stesso modo, siamo veementi critici della politica socio-economica del governo. Nessun altro partito in Russia può affermare di essere stato più esplicito nelle sue critiche alle autorità.
Nel corso dei trent’anni trascorsi dal colpo di Stato anticomunista del 1991 abbiamo fornito ampie prove della nostra risoluta lotta contro la fazione al potere. Ecco perché il nostro partito gode di un così ampio sostegno delle masse.
Nelle elezioni per la Duma di Stato del settembre 2021 il PCFR ha ottenuto quasi il 19% dei voti. E questo nonostante la ben oliata e consolidata macchina di brogli elettorali. E pensiamo che il livello effettivo del sostegno popolare sia molto più alto. Questo perché, nello spirito del marxismo-leninismo, cerchiamo di studiare attentamente gli interessi e l’umore delle persone. Per inciso, sostenendo l’operazione speciale russa in Ucraina, il PCFR ha espresso la volontà della stragrande maggioranza dei cittadini russi.
Quanto alle accuse di “flirtare con sentimenti nazionalisti e forze nazionaliste”, siamo orgogliosi di dichiarare che il PCFR è la principale forza patriottica di sinistra in Russia.
Consideriamo la protezione degli interessi del popolo russo e degli altri popoli che da secoli vivono insieme ai russi, principalmente ucraini e bielorussi, un nostro dovere internazionalista. Negare la portata storica del “mondo russo” o civiltà russa, a nostro avviso, è altrettanto assurdo quanto negare la valenza dell’antica civiltà greca.
Quando Manolis Glezos strappò la bandiera nazista dall’Acropoli, fu guidato non solo dagli interessi di classe, ma anche dall’orgoglio nazionale dei greci, che si unirono risolutamente nella lotta contro l’occupazione tedesca.
Atteggiamento della comunità internazionale di fronte agli eventi in Ucraina
Nonostante i politici e i media occidentali – che pretendono con arroganza di rappresentare “l’opinione pubblica mondiale” – partecipino apertamente alla guerra a fianco dei neonazisti, i più grandi paesi dell’Asia e dell’Africa, il Medio Oriente e l’America Latina (che sanno per esperienza diretta cos’è il neocolonialismo europeo e americano) pensano giustamente che, in Ucraina, la Russia combatta contro il mondo unipolare guidato dagli Stati Uniti.
I Paesi, la cui popolazione costituisce il 60% della popolazione mondiale, sostengono l’operazione russa o assumono una posizione neutrale.
Una posizione aggressiva è assunta solo da chi nel 1941 partecipò alla guerra contro di noi come alleato dei nazisti. Sono i paesi europei, così come gli Stati Uniti e la Gran Bretagna, che si stanno dando parecchio da fare per rimettere in funzione la macchina militare nazista dopo la sconfitta della Prima guerra mondiale. Oggi la Russia è di nuovo in lotta contro il fascismo e contro coloro che lo sostengono in Europa e negli Stati Uniti.
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Memori dei meriti eroici del Partito Comunista di Grecia nella lotta contro il nazismo e contro la dittatura militare, respingiamo categoricamente l’idea che i nostri compagni possano consapevolmente passare dalla parte di coloro che ora cercano di schiacciare la Russia per mano dell’Ucraina.
Ribadiamo ancora una volta il nostro profondo rispetto per il KKE, partito che ha dato un enorme contributo alla rinascita del movimento comunista e operaio internazionale dopo la distruzione dell’URSS nel 1991. Tuttavia, le dichiarazioni dei nostri compagni a volte suonano come verità indiscusse. Noi siamo per il dibattito tra compagni, che ha sempre aiutato i comunisti di tutto il mondo a comprendere l’essenza degli eventi e a valutarli approcciando ad essi correttamente e in modo autenticamente marxista.
1V.I. Lenin, I compiti della socialdemocrazia rivoluzionaria nella guerra europea, Opere complete, vol.21, p. 9, Editori Riuniti, Roma1966. [N.d.R.]