Il 19 giugno si è svolto il secondo turno delle elezioni legislative in Francia.
Il principale risultato è l’aggravamento della crisi politica: Macron, eletto Presidente solo due mesi fa, ha perso la maggioranza assoluta in parlamento. Su un totale di 577 seggi a disposizione, ne servono 289 per controllare l’Assemblea nazionale senza fare accordi politici con altri partiti: la coalizione di Macron ne ha conquistati solo 246 (prima ne aveva 341).
Il secondo partito è risultato NUPES (Nuova Unità Popolare Ecologista e Sociale), il fronte di partiti di sinistra promosso da Mélenchon, che in caso di vittoria sarebbe diventato Primo Ministro (e capo del governo). Nonostante gli incoraggianti risultati del primo turno, ciò non è avvenuto: NUPES ha conquistato 142 seggi (ha comunque più che raddoppiato i propri deputati rispetto alla sessantina di parlamentari eletti nel 2017).
89 seggi sono stati assegnati a Rassemblement National (Le Pen): considerando che nel 2017 aveva conquistato 8 seggi, è il partito che oggi ha registrato la crescita maggiore.
La campagna elettorale è stata particolarmente aspra (con accuse di brogli e manovre di sabotaggio denunciate da NUPES) e l’astensione significativa (53,7%).
Ci sono molte considerazioni possibili rispetto ai risultati elettorali, ma tutte confermano la generale tendenza al distacco fra le masse popolari e la classe dominante, i suoi partiti, i suoi politicanti (si sprecano in Francia le analisi di politologi e sociologi sulla “fase di odio per la politica” e “sulla politica che è diventata quasi una questione personale fra i francesi e Macron”).
In questo articolo ci soffermiamo solo su alcune di esse, quelle che – sempre considerando le differenze fra la Francia e il nostro paese – interessano chi guarda alle elezioni politiche del 2023 in Italia come a un’occasione per “dare una batosta” alle Larghe Intese.
1. NUPES è una coalizione elettorale che in un solo mese ha elaborato un programma di governo articolato e completo. Non entriamo nel merito dei punti del programma, ma ci soffermiamo sul metodo utilizzato: “abbiamo rifiutato di mascherare i disaccordi quando non siamo riusciti a superarli nel breve tempo a nostra disposizione. Infatti, su alcuni punti del programma di governo condiviso – 33 su 650 – le organizzazioni politiche che sostengono questo programma, faranno proposte nel dibattito parlamentare per chiarirli o qualificarli. Non abbiamo voluto nascondere nulla su questo tema ed è per questo che, per quanto limitati, questi punti sono riportati alla fine di ogni capitolo del programma di governo condiviso”.
Capito? Il percorso unitario non è stato mandato a monte perché i partiti non hanno trovato l’accordo, ma hanno messo nero su bianco i punti su cui non hanno trovato accordo e hanno rimandato la sintesi al dibattito da fare in parlamento!
2. NUPES è una coalizione elettorale costituita il 1º Maggio 2022 attraverso l’allargamento di Unione Popolare, una coalizione promossa da France Insoumise nel 2021 a sostegno della candidatura alle presidenziali di Mélenchon.
France Insoumise è il partito di maggioranza (e motore) della coalizione. Per inquadrare i risultati elettorali di NUPES bisogna comprendere le caratteristiche di France Insoumise e i motivi per cui dalla sua fondazione (2016) ha raccolto il consenso di una parte significativa (e crescente) delle masse popolari.
Non faremo un’analisi di tipo politico/ideologico.
France Insoumise appartiene al campo della sinistra borghese “di nuovo tipo”, quella cioè che non deriva direttamente dal vecchio movimento comunista. Alcune scelte politiche aiutano a chiarire il suo orientamento.
Durante le mobilitazione dei Gilet Gialli (2018), France Insoumise ha rotto la narrazione dominante nella sinistra francese sulle “manifestazioni reazionarie” e “dirette dai fascisti”, ha riconosciuto il carattere popolare delle manifestazioni, è scesa in piazza per sostenerle e per isolare i gruppi e i partiti reazionari che effettivamente tentavano di cavalcare le proteste.
Durante la pandemia, non si è accodata alla propaganda e alle politiche governative, anzi è stata la principale forza di opposizione, tanto nelle istituzioni che nelle piazze. Analogamente a quanto fatto nel 2018 rispetto ai Gilet Gialli, non ha partecipato alla denigrazione e criminalizzazione del movimento contro l’obbligo vaccinale e il pass sanitario, ma vi ha preso parte e spesso vi si è messa alla testa (anche in questo caso prosciugando la pozzanghera dove sguazzano i partiti reazionari).
Dal 2016 France Insoumise partecipa a tutte le mobilitazioni operaie e popolari, anche quelle più “dure”, che sfociano in scontri prolungati per la feroce repressione poliziesca. Si è sempre e chiaramente schierata contro la repressione e le violenze della polizia francese e lo ha fatto mobilitandosi con coerenza, senza ambiguità e senza nascondersi mai dietro “la ragion di Stato”. Fece scalpore, a maggio 2021, la sua decisione di disertare la manifestazione promossa dai sindacati di polizia (30mila partecipanti) a cui parteciparono tutte le forze sindacali, tutti i partiti e persino il Ministro dell’Interno, Gérald Darmanin.
Una sintesi di questi pochi esempi porta a concludere che France Insoumise non si è posta nella condizione di disprezzare le masse popolari in base a una (supposta) superiorità, ma si è sforzata di interpretare (e sostenere, alimentare e sviluppare) le principali rivendicazioni del movimento popolare.
A proposito di ingovernabilità
I potenti sindacati delle Forze dell’Ordine francesi dicono chiaramente che se la sinistra domani vincesse le elezioni legislative per loro sarebbe un problema. “Ci saranno proteste enormi nelle fila della Police Nationale”, annuncia Yves Lefebvre (segretario generale della sezione del Ministero dell’Interno della Force Ouvrière, un ramo del più grande sindacato di polizia francese ) a Jacobin. “Ho detto che non obbedirò mai a Jean-Luc Mélenchon. La Francia verrebbe data alle fiamme, ma questa volta la Police Nationale si schiererebbe contro il potere politico del momento. (…) Preferisco dover gestire i movimenti sociali contro la riforma delle pensioni con un governo che, qualunque cosa si possa dire a riguardo, ha sostenuto la polizia dal 2017… Con Mélenchon, non ci sarà la riforma delle pensioni, ma invece di manifestare nelle strade contro [la riforma], ci saranno proteste della polizia contro il governo in carica. E sarebbero quasi insurrezionali – da “La polizia detesta Mélenchon”, Jacobin Italia, 18 Giugno 2022.
3. Già il giorno dopo le elezioni, la stampa francese si è concentrata sulla “fragilità” di NUPES: riuscirà a non disgregarsi? Domanda lecita, ma che confonde le acque. Stante la situazione di ingovernabilità, la classe dominante francese ha problemi più pressanti: riuscirà Macron a governare senza dover ricorrere allo scioglimento del parlamento?
Non è una questione di forma, ma di sostanza. NUPES ha allargato le crepe che fanno traballare Macron e i “sospiri di sollievo” della classe dominante per la sua mancata vittoria alle legislative non bastano a sovrastare gli scricchiolii delle crepe che si allargano.