Di fronte a comunisti che lottano e lavorano per la costituzione di un governo d’emergenza popolare molti compagni, più o meno apertamente, si chiedono: dite che siete comunisti e poi lottate per un governo borghese?
Proviamo a rispondere a questa domanda. Prima di tutto chiariamo che come comunisti sappiamo che la soluzione definitiva al marasma i cui siamo immersi è l’instaurazione del socialismo nel nostro paese. A questo è dedicato tutto il nostro lavoro.
Il problema che ci siamo posti è: come arriviamo al socialismo? Che fare qui e ora?
È più che evidente a tutti i compagni che le necessità delle masse popolari sono impellenti e che dobbiamo dare una risposta immediata. Bene, l’esperienza che raccogliamo dalla storia del movimento comunista è che i comunisti devono occuparsi della questione del potere fin da subito perché non diventeremo mai forti finchè non ci occuperemo di questo, cioè di far dirigere la società alla classe operaia e alle masse popolari.
La domanda successiva che ci siamo posti è stata: come arrivare a creare le condizioni affinché gli operai e le masse popolari imparino a dirigere la società da oggi? Come fare se sono proprio quelli che non vogliono saperne più di comunismo? Noi comunisti raccogliamo un’eredità gloriosa quanto nefasta, l’eredità del vecchio PCI e del suo tradimento verso operai e masse popolari. Chi si diceva difensore delle conquiste strappate, chi mostrava tutto ciò che faceva come passi per costruire il socialismo, ha tradito la loro fiducia.
Quindi perché affidarsi di nuovo ai comunisti nel nostro paese?
Consapevoli delle condizioni di debolezza in cui il movimento comunista è, sappiamo oggi che dobbiamo promuovere una scuola pratica per le masse popolari. Una scuola attraverso cui il movimento comunista riacquisti autorevolezza.
Per questo da comunisti lottiamo per un Governo d’emergenza popolare. Perché è un passo che “sta nelle corde” delle masse popolari, perché è un progetto per cui lottare e in cui forgiarsi. Non un governo di comunisti, ma un governo progressista che difende i diritti dallo smantellamento, che difende il tessuto produttivo e i servizi pubblici.
Un simile governo è uno strumento di lotta, nell’imporlo, nel difenderlo, nell’attaccarlo laddove non fa quanto deve fare. Lottare per un governo d’emergenza è uno strumento per costruire rapporti di forza nel sistema capitalista. Cosi come la sua stessa esistenza esaspera le contraddizioni del sistema capitalista perché un governo che salvaguarda il lavoro, che nazionalizza, che salvaguarda la sanità, la scuola, che difende l’ambiente è incompatibile con la gestione capitalista della società. È incompatibile con Confindustria e con chi ha interesse invece di fare guerra alle masse popolari per il proprio profitto. Non si tratta quindi di un governo risolutivo o che procederà verso il socialismo attraverso riforme. Si tratta di uno strumento per fare un passo avanti verso la rivoluzione socialista.
Le condizioni per farlo già ci sono; il nostro paese è un pullulare di mobilitazioni. Non è vero che niente si muove, niente si muove come prima: nascono e si mobilitano organismi che prescindono dalle mobilitazioni tradizionali e dalle organizzazioni sindacali tradizionali. Sono strutturate dal basso e formate da operai, da lavoratori, da giovani. Non è la quantità il problema principale, ma quanto questi organismi marciano verso un obiettivo comune. Il Collettivo di fabbrica della GKN ha dimostrato come un solo organismo riesce a muovere un intero territorio, a coordinare altri organismi da nord a sud del paese e a estendere la propria esperienza (vedi le interviste del 26 marzo a Firenze).
Decine – non milioni ma decine – di collettivi come quello della GKN e coordinati formano una rete che crea ingovernabilità per Draghi, che crea rapporti di forza per esprimere un potere, per dettare l’agenda di un governo! Crea rapporti per decidere chi deve starci al governo (non solo tramite elezioni, pensiamo ai commissari, ai comitati tecnico-scientifici decisi a tavolino), su mandato diretto e revocabili con la mobilitazione nel caso non facciano quello che sono chiamati a fare. Il presupposto per cambiare i rapporti di forza del paese è che collettivi, comitati, assemblee marcino compatti per uno sbocco politico, che è l’unico sbocco possibile per ogni singola lotta.
Individuare il nemico comune principale è il primo passo ed è anche il passo su cui condurre politiche comuni tra diversi partiti comunisti. Oggi cacciare il governo Draghi è una lotta comune e uno strumento per costruire questa rete, per costruire una nuova governabilità e non farlo sostituire con un altro servo della NATO, dell’UE e dei padroni.
Verso questo obiettivo i comunisti devono sostenere ogni forma di mobilitazione che contrasta le politiche criminali del governo Draghi e sviluppare politiche comuni contro il nemico comune.
Questo è il passo concreto per creare le condizioni del socialismo, per una nuova governabilità oggi e non domani.