Sul filo del rasoio – Chi tiene in piedi il governo Draghi?

Gli ultimi mesi hanno reso più evidente che mai che Draghi è stato messo a capo del governo per eseguire gli ordini della UE e della NATO, per dire “signorsì” più velocemente dei governi delle Larghe Intese che lo hanno preceduto. Infatti Draghi cerca di ricorrere il meno possibile alle consultazioni col parlamento, ma anche al confronto col suo stesso governo. Prova recente ne è la lettera inviata direttamente alla Presidentessa del Senato Casellati sul DDL Concorrenza in cui scrive: “bisogna vararlo il prima possibile, è un obiettivo fondamentale del PNRR”. Il Consiglio dei Ministri convocato per discuterne il 19 maggio è durato solo 8 minuti!


Sul tema della guerra in Ucraina il ruolo affidato a Draghi sta emergendo con forza sempre maggiore. Draghi prosegue per la strada tracciata dagli imperialisti USA: le armi vanno inviate, la guerra va alimentata, il parlamento e il governo contano nella misura in cui sono d’accordo con le decisioni già prese a Washington.

Ma, secondo il principio per cui lo scopo di ogni capitalista e di ogni gruppo imperialista è valorizzare il suo capitale a discapito di quello degli altri, anche dalla guerra c’è chi può trarne vantaggio e chi ne viene danneggiato. Da questo discendono le enormi contraddizioni che l’acuirsi del conflitto in Ucraina sta generando nella Comunità Internazionale. L’allargamento della NATO a Est su spinta degli USA e la risposta militare della Federazione Russa mettono gli stessi paesi UE di fronte a una scelta difficile: seguire la volontà dell’apparato finanziario-industriale-militare USA oppure garantire gli affari che i capitalisti europei hanno con Mosca che vengono via via compromessi da questa guerra per procura?

In un’intervista del 10 maggio lo ha di fatto ammesso anche Alberto Bradanini, ex console generale d’Italia a Hong Kong e ambasciatore in Iran e in Cina fino al 2015: “I governi europei dovrebbero lavorare a un compromesso, perché è così che finiscono le guerre. Si eviterebbero altri guai per il popolo ucraino e le economie europee. (…) Attraverso la Nato, gli USA tengono l’Europa sotto vigilanza, sterilizzandone ogni anelito verso la sovranità” (il Manifesto).

L’uno si divide in due

Man mano che avanza la crisi, pezzi della classe dominante del nostro paese si staccano, si rivoltano, si riposizionano. Il campo della borghesia è scosso da più parti: “Se ci sono le risorse per le armi, allora un minuto prima ci devono essere le risorse per la sanità – dice Raffaele Donini, PD e assessore alla Sanità in Emilia – Adesso si discute di aumentare la spesa militare. Ma noi è da un anno e mezzo che chiediamo al governo di intervenire in maniera definitiva per la sanità” (Il Fatto Quotidiano, 11 maggio).

“Prima di tutto il nostro Paese dovrebbe fare di tutto, e non mi risulta che lo stia facendo, affinché il conflitto possa cessare. Quando dico fare di tutto significa concertare con altri Paesi europei, in particolare Francia e Germania, una posizione comune nei confronti della schiera di Paesi guerrafondai, con in testa gli Stati Uniti, affinché la smettano, affinché promuovano una tregua e i negoziati, pena una turbativa nei rapporti con gli Usa” ha detto il generale Leonardo Tricarico, ex capo di Stato maggiore dell’Aeronautica (AdnKronos, 25 aprile).

E ancora: “Negoziare, finirla con il pensiero unico e la propaganda, aiutare l’Ucraina a ritrovare la ragione e la Russia ad uscire dal tunnel della sindrome da accerchiamento non con le chiacchiere ma con atti concreti. (…). Italia ed Europa dovranno impegnarsi seriamente a conquistare quella autonomia, dignità e indipendenza strategica che garantisca la sicurezza europea a prescindere dagli interessi altrui” afferma il generale di Corpo d’Armata Fabio Mini in un’intervista del 10 maggio a l’Antidiplomatico.

Tante altre sono le voci che provengono dal campo della stessa classe dominante e che sono destinate ad aumentare: i generali Cucchi e Bertolini, ex diplomatici come Cassini, professori come Orsini e via dicendo.

Se a questo aggiungiamo che il 60% degli italiani è contrario all’invio di armi in Ucraina e alla politica della NATO (fonte: Il Fatto Quotidiano), pure nello stesso governo gli attori del teatrino della politica borghese devono fare dichiarazioni più o meno contrarie alla politica di Draghi per non perdere voti e consensi. Silvio Berlusconi accusa il premier di essere “troppo severo” con Putin, Giuseppe Conte lamenta lo svuotamento di poteri del parlamento, Matteo Salvini fa dichiarazioni contro l’invio di armi, Letta dice che non dobbiamo farci guidare dagli USA….

Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio 
Mario Draghi è il Presidente del Consiglio che ha chiesto più voti di fiducia in proporzione alla durata del suo governo. Da quando è stato nominato nel febbraio del 2021, ha già blindato ben 51 procedimenti, che vuol dire più di 3 voti di fiducia al mese (dati aggiornati al 22 maggio)! Se poi le riunioni del Consiglio dei Ministri, come quella sul DDL Concorrenza, durano il tempo di uno starnuto, è evidente come il teatrino della rappresentanza parlamentare sia definitivamente andato in pezzi. Man mano che la crisi del sistema politico borghese accelera, le stesse istituzioni repubblicane vengono stravolte ed esautorate e crolla anche la finzione del loro ruolo.

Quindi, perché Draghi non cade se è così isolato? Il governo Draghi è tenuto in piedi non per volontà di Conte o Letta, ma principalmente per volontà della comunità dei gruppi imperialisti USA e sionisti, della UE e del Vaticano, che non hanno un’alternativa e gli impongono di marciare dritto nonostante le contraddizioni che la crisi generale alimenta. L’Italia deve sostenere la guerra di accerchiamento della NATO ai danni della Federazione Russa e alimentare le casse e gli interessi dell’apparato finanziario-industriale-militare USA, deve asservirsi ulteriormente alla BCE e attaccare le conquiste economiche e i diritti che la classe operaia italiana ha conquistato dalla vittoria della Resistenza fino alla metà degli anni Settanta: è questo il mandato di governo affidato a Draghi.

Esso si reggerà finché i gruppi imperialisti USA e sionisti, la UE e il Vaticano decideranno di tenerlo in piedi. Oppure finché le masse popolari organizzate non lo cacceranno, sostituendolo con un loro governo d’emergenza.

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