Nel mese di maggio si sono concluse le iniziative di presentazione del P.CARC, ad eccezione di quella di Firenze, rimandata al 2 luglio per la concomitanza con l’assemblea nazionale promossa dagli operai GKN, e di quella di Perugia.
Se a Napoli, Roma e Bologna le iniziative hanno contribuito a sviluppare la conoscenza e le relazioni con altri partiti e organizzazioni, a Milano e Torino l’aspetto principale è stato l’approfondimento della conoscenza della storia e della linea del P.CARC.
In entrambi i casi si è trattato di iniziative utili alla formazione dei compagni che le hanno organizzate e condotte, di occasioni per riunire i membri del Partito e la cerchia di sostenitori e simpatizzanti e discutere assieme di cosa significa promuovere nel concreto la parola d’ordine “Cacciare il governo Draghi e sostituirlo con un governo di emergenza popolare”.
Perché il P,CARC non si candida alle elezioni? Perché i comunisti sono divisi in “mille” partiti? Come si fa a costruire un fronte comune contro il Governo Draghi? Che bilancio tiriamo dell’esperienza dei primi paesi socialisti? Come attivare le larghe masse che sono passive? Com’è possibile che in Italia ci siamo comunisti che sostengono Zelensky?
Queste sono alcune delle tante domande che sono state poste.
Allo stesso tempo, le iniziative hanno fatto emergere anche le difficoltà e le resistenze nel porsi come punto di riferimento per gli elementi avanzati delle masse popolari e le tendenze a ragionare ancora come piccolo gruppo anziché come partito nazionale (piccolo quanto si vuole, ma per niente minoritario).
Riassumendo, quindi, le iniziative hanno contribuito a mettere in chiaro il lavoro che abbiamo di fronte, più che i frutti del lavoro che abbiamo svolto.
A proposito di frutti, è aumentato il numero di chi ha sottoscritto la Tessera Simpatizzante e degli abbonati a Resistenza: è un risultato concreto – e significativo – e trattare apertamente dell’autonomia ideologica, organizzativa e quindi anche economica del P.CARC è la strada per elevare la comprensione del lavoro che conduciamo.
In effetti la domanda che ci sentiamo rivolgere spesso – ma che in molti casi è sottintesa – è: “dove prendete i soldi?”.
Per sua scelta, la Carovana del (nuovo)PCI, fin dalla sua nascita, non riceve alcun finanziamento né pubblico né da privati “facoltosi”. Tutta l’economia si basa e si sviluppa sul lavoro di raccolta tra le masse popolari. Questo vuol dire che la nostra economia dipende dal legame che riusciamo a sviluppare con esse. Questa condizione ci permette di mantenere l’autonomia ideologica e politica dalla classe dominante: non siamo ricattabili.
Per questo rinnoviamo anche qui l’appello a sottoscrivere la Tessera Simpatizzante, ad abbonarsi al giornale o a fare comunque una sottoscrizione economica.