Non il genere ma la classe!

Da qualche giorno l’imprenditrice Elisabetta Franchi è stata condannata per comportamento antisindacale perché ha inviato sanzioni e contestazioni disciplinari alle operaie della sua azienda Betty Blue che avevano aderito a uno sciopero contro gli straordinari che imponeva.

Non si è fermata a questo, nelle ultime settimane si è espressa molto chiaramente su quali siano le condizioni di lavoro per le donne nella società capitalista. La Franchi ha infatti spiegato che nella sua azienda non c’è posto per le under 40 in posizioni di rilievo: “Oggi le donne le ho assunte ma sono anta, questo va detto, comunque ancora ragazze ma cresciute. Se dovevano far figli o sposarsi lo hanno già fatto e quindi io le prendo che hanno fatto tutti i giri di boa e lavorano h24, questo è importante”.

Non si tratta certo solo di un caso isolato o particolare, è di qualche settimana fa la notizia del trattamento ricevuto dalle operaie del supermercato Conad a Pescara, che sono state umiliate e vessate con un pretesto in più, quello dell’assorbente fuori dal cestino. “Voglio il nome e cognome di chi oggi ha il ciclo mestruale, ok? Sennò gli calo le mutande io! Questa storia deve finire…”. Non si è fermata alle minacce la direttrice del supermercato; si è fatta consegnare la lista delle 12 commesse in turno e ha poi incaricato una capo-reparto donna di procedere all’ispezione corporale negli spogliatoi, invitando le dipendenti a togliersi pantaloni e mutandine.

Quello che ha indignato l’opinione pubblica è che si tratta di donne che reprimono, sfruttano e umiliano altre donne. I giornalisti si sono sperticati ad esempio per porre all’attenzione della Franchi come lei abbia fatto figli lavorando.

Ed è vero molto probabilmente. Perché nel capitalismo c’è una netta differenza: una padrona non è uguale a un’operaia!   

È da padroni e padrone che dobbiamo liberarci prima di tutto! Contro di loro dobbiamo far valere tutta la nostra forza.

Non lasciamoci sole a lavoro! Organizziamo dentro le aziende dei gruppi, dei collettivi, per denunciare, monitorare, confrontarci e lottare compatte contro la repressione, per la difesa dei posti di lavoro. Facciamoci forza sulle tante organizzazioni di donne e compagne che su ogni territorio esistono per creare degli sportelli per la denuncia degli abusi sui luoghi di lavoro e per organizzare la lotta a questi. 

È così che rafforziamo anche la lotta comune delle donne e degli uomini delle masse popolari contro padroni e speculatori, contro gli attacchi a diritti e tutele conquistate in passato, contro questo governo guerrafondaio e criminale e contro l’oscurantismo del Vaticano. È così che avanziamo nella conquista della nostra emancipazione!  

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