Lottare contro il disfattismo nel movimento di resistenza delle masse popolari!
Nella giornata di ieri attraverso i social abbiamo appreso di un comunicato della USB Campania che denunciava un’aggressione fisica ai danni del proprio segretario regionale ad opera di “un noto personaggio che da diversi anni svolge un attivo ruolo di provocazione ed intimidazione verso l’Unione Sindacale di Base ed altre esperienze politiche e sociali della città” ma non se ne fa il nome. Tanta la solidarietà espressa sui social, al loro Segretario Regionale, dai lavoratori iscritti ed attivisti del sindacato di base ed a cui come Federazione Campania del Partito dei CARC esprimiamo la nostra solidarietà per l’aggressione subita nella mattinata del 15 maggio.
Nonostante lo scontro fisico, di cui non ci scandalizziamo, non sia una pratica avulsa dalla lotta politica nel movimento di resistenza delle masse popolari (seppur ne rappresenti la forma più arretrata e distruttiva), la mancata rivendicazione di quest’azione da parte degli autori e l’assenza di una denuncia pubblica che ne motivi le ragioni, finiscono per derubricare l’episodio come uno scontro in seno al movimento di resistenza delle masse popolari che non rafforza la nostra classe ma il nemico.
Qualora ci fossero delle ragioni e delle questioni utili al movimento di resistenza delle masse popolari di cui è urgente discutere, invitiamo gli autori a tirarle fuori pubblicamente, a renderle oggetto di dibattito tra i lavoratori, nelle organizzazioni politiche, sindacali, operaie e popolari delle masse popolari.
Farsi giustizia da soli con agguati e aggressioni isolate significa negare la possibilità di sviluppare tale dibattito nella parte più avanzata dei lavoratori. Pensare che questi non possano capire o assumere un ruolo attivo in battaglie di principio interne al movimento rivoluzionario e operaio equivale a dire che la rivoluzione socialista nel nostro paese non si può fare. È una faccia estremista del disfattismo.
Alimentare il dibattito nel movimento di resistenza delle masse popolari della nostra città e del nostro paese di per sé non vuol dire minarne l’unità, anzi è un’azione giusta e va sostenuta se pone al centro questioni necessarie per stabilire come questo movimento deve operare per avere successo, per vincere.
È per questo motivo che, al contempo, non condividiamo le motivazioni con cui USB nel suo comunicato convoca un presidio davanti alla Prefettura di Napoli: «mercoledì 18 maggio – alle ore 16,30 – svolgeremo un Flash/Mob alla Prefettura di Napoli (Piazza Plebiscito) in cui chiederemo un intervento per ristabilire in città le condizioni ottimali per il pieno rispetto dell’agibilità sindacale e sociale la quale è fortemente compromessa da episodi di violenza ed intimidazione come quello accaduto al nostro dirigente sindacale». Come potrebbero mai le autorità dello Stato italiano, quelle che tagliano i diritti sociali, avallano delocalizzazioni e licenziamenti, attaccano e reprimono le libertà sindacali, di organizzazione e di lotta delle masse popolari, ristabilire le condizioni ottimali per il pieno rispetto dell’agibilità sindacale e sociale? Come si può chiedere sicurezza a quelle stesse autorità che vanno a perquisire le sedi dei sindacati conflittuali e di base (come fatto proprio nella sede nazionale di USB) alla ricerca di armi e droga? Ci si fa agnello e si chiede aiuto al lupo!
Nel comunicato USB scrive: «già altre volte abbiamo fatto notare la funzione di inquinamento e di pericolosità di tale soggetto il quale è – oggettivamente e soggettivamente – un personaggio che utilizza modalità di comportamento criminale e camorristico che sono all’opposto degli ideali, dei programmi e delle pratiche del Sindacalismo Conflittuale e di quanti si battono per il progresso e l’emancipazione delle classi subalterne». Come può la richiesta di protezione alle forze dell’ordine alimentare l’emancipazione delle classi subalterne? Il pieno rispetto dell’agibilità sindacale e sociale nel nostro paese sono stati solamente gli operai e le masse popolari organizzate a conquistarlo e garantirlo. Sono i lavoratori di questo paese che devono essere mobilitati per impedire la guerra tra poveri e che le controversie in seno al movimento di resistenza alla crisi vengano risolte nell’ottica dell’avanzamento di questo movimento e non si risolvano in azioni meramente distruttive e controproducenti. I lavoratori posson farlo non le autorità borghesi!
Questa è la faccia legalitaria del disfattismo. E se a promuoverlo è un sindacato di base e alternativo è certamente più grave e dannoso di un singolo o di un piccolo gruppo. Che questi fatti siano occasione di dibattito e confronto per i compagni e i lavoratori di USB. Ma non solo.
Il silenzio delle altre organizzazioni sindacali, politiche e sociali della città rispetto a quanto accaduto è un segnale inequivocabile di dove il disfattismo porti. La degenerazione e la concorrenza alimentate dalle concezioni sbagliate delle dirigenze sindacali è un chiaro limite all’avanzamento del movimento di resistenza delle masse popolari, un ostacolo allo sviluppo dell’aspirazione da parte delle migliori forze del proletariato all’unità di classe, alla cacciata del governo Draghi e di tutti i partiti delle Larghe Intese.
Siamo alle porte di uno sciopero generale, giornata in cui a Napoli, ad esempio, si terranno ben tre piazze diverse. Anche questo è un segnale di divisione e disfattismo che si lancia ai lavoratori. Questo, insieme a quanto accaduto al segretario regionale di USB, deve diventare occasione di dibattito e confronto nel movimento sindacale, occasione di crescita e sviluppo dell’unità d’azione e del protagonismo delle masse popolari nella costruzione di un fronte per la cacciata del governo Draghi e compiere passi avanti nella gestione della società.
Rompere il disfattismo! Quando indichiamo come disfattista una posizione o un’azione, l’intento non è quello di giudicare – e semmai denigrare – gli autori o gli aggregati sociali di cui fanno parte. Che nel movimento di resistenza delle masse popolari sia presente il disfattismo è un dato. Da quando esiste la divisione della società in classi, la classe dominante ha la necessità di seminare disfattismo tra gli oppressi, convincerli che nulla possono fare senza rivolgersi e sottomettersi alla classe dominante, che non possono organizzare e promuovere una propria azione autonoma e cambiare lo stato di cose presenti. Compito delle avanguardie è imparare a vedere il disfattismo, inquadrare in che modo si esprime e contrastarlo sul piano teorico e pratico.
Rompere col disfattismo oggi per chi ancora gode della fiducia di settori della classe operaia, dei lavoratori e delle masse popolari perché in questi anni e decenni è rimasto al loro fianco nei fronti di lotta, perché ha condotto le lotte rivendicative con onestà, perché non ha rinnegato la storia del movimento comunista, perché vuole si realizzi quanto la democrazia borghese ha promesso, significa innanzitutto infondere a sua volta fiducia in chi lo segue. Smetterla di attendere soluzioni dai vertici della Repubblica Pontificia, di rivendicare a loro quello che non possono ne vogliono dare e assumersi responsabilità politica. Smettere di fare opposizione in eterno, di fare solo resistenza, e porsi come dirigente, come responsabile, come componente di un governo di emergenza che sia punto di riferimento per il movimento delle masse popolari che cresce, si organizza, si coordina, si articola.
Rinnovando la solidarietà ai lavoratori di USB per l’aggressione subita dal segretario regionale Vincenzo De Vincenzo, rilanciamo la partecipazione degli operai e delle masse popolari allo sciopero del prossimo 20 maggio. Che sia quello l’ambito in cui alimentare la battaglia per imporre condizioni favorevoli all’agibilità politica e sindacale per gli operai e il resto dei lavoratori. Che sia quello l’ambito per alimentare l’organizzazione e il coordinamento dei lavoratori di tutta la città al di là delle sigle sindacali di appartenenza. Che sia quello l’ambito in cui confrontarsi sull’unità di classe e la necessita di mobilitarsi nell’obiettivo comune di cacciare il governo di Draghi il guerrafondaio e imporre un Governo di Emergenza delle masse popolari organizzate.