Mercoledì 11 maggio. Dopo sei anni è tornata a insozzare le acque del golfo di Napoli la “Truman”, portaerei della Marina militare statunitense. Un colosso a trazione nucleare e altamente inquinante (alla faccia delle belle parole sulla green economy di Manfredi, Draghi cui fanno eco tutte le anime belle della sinistra nostrana) galleggia sullo sfondo del Vesuvio e dell’isola Capri una nave da guerra degli imperialisti USA, quelli che da decenni hanno stabilito a Napoli e nella sua provincia basi militari, centri di controllo e coordinamento sia USA che NATO (Capodichino, Bagnoli, Pozzuoli e Lago Patria per citarne alcune).
Nello stesso momento al porto di Salerno sono pronti a essere imbarcati decine di carri gommati (autoblindo/caccia-carri da combattimento) e cingolati d’assalto e altri mezzi corazzati da trasporto truppe. Tutto nel giardino di casa del presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, che non proferisce parola né tantomeno prende provvedimenti contro le palesi operazioni di ingresso in guerra dell’Italia: che fine ha fatto la sua contrarietà alla guerra e il suo pacifismo padronale? Oltre a dichiararsi contrario all’invio di armi nei suoi monologhi in tv cosa fa, concretamente, nelle sue funzioni istituzionali, per impedire che il porto della sua città sia porto di guerra? Perché non è conseguente a quanto dice, dato che potrebbe far valere il suo peso politico e istituzionale in sede di Autorità portuale? Del resto di promesse e dichiarazioni da marinaio De Luca ne ha fatte tante, come i famosi 20 milioni di euro messi a disposizione degli operai Whirlpool tanto evocati quanto mai visti.
Alle masse popolari invece viene sottoposta una goffa parata di propaganda dell’arrivo del “salvatore” a stelle strisce impegnato a fare esercitazioni e garantire la nostra sicurezza. Una cortina fumogena che gli apparati militari statunitensi hanno congegnato con i propri sottoposti delle autorità italiane, impiegando, ad esempio, militari USA nel lavoro di pulizia e manutenzione dell’anfiteatro campano di Santa Maria Capua Vetere. Soliti mezzucci, piuttosto triti, con cui gli oppressori cercano di guadagnare un minimo di consenso dell’opinione pubblica attorno alle guerre schifose che conducono ai quattro angoli del mondo. Nel secondo dopoguerra erano cioccolate e stecche di sigarette, oggi strampalate azioni benefiche. Ma la sostanza degli occupanti USA non cambia!
Non bisogna lasciarsi intruppare nella guerra contro la Russia che la NATO sta combattendo sulla pelle delle masse popolari russe, ucraine e del Donbass! E non bisogna permettere che questa guerra ricada ulteriormente sulle masse popolari italiane! Fin dal 1991 (lo documentano anche fonti americane come ad esempio il Servizio di Ricerca del Congresso USA) lo Stato USA ha fornito all’Ucraina assistenza militare per miliardi di dollari. A questi si sono aggiunti miliardi di dollari forniti dal Fondo Fiduciario NATO e direttamente dalla Gran Bretagna e dagli altri paesi NATO. La strategia USA-NATO si è sviluppata ancora di più nei primi mesi del 2022: hanno chiesto all’Ucraina di accentuare il suo impegno militare contro le Repubbliche Popolari di Donetsk e Lugansk nel Donbass (repubbliche che, per sottrarsi agli attacchi, chiedono da tempo il riconoscimento della loro indipendenza da parte di Mosca e, dunque, una protezione). Il governo italiano ha sistematicamente fatto e sta facendo la parte che la NATO e il governo USA gli hanno chiesto.
È giusto, quindi, denunciare ogni azione di guerra e organizzare tra le masse popolari e in particolare nelle Forze Armate italiane proteste e sabotaggi contro l’uso delle basi militari, il trasporto di armi, ecc. Al di là delle operazioni di camuffamento, del pacifismo d’accatto e delle rassicurazioni in favore di telecamera di sindaci, presidenti di Regione e capi militari, la verità è che il governo Draghi ha già pienamente coinvolto l’Italia nella guerra in corso e quella guerra le masse popolari non la vogliono!
L’aspetto decisivo è oggi quello di ribaltare ogni operazione militare e tentativo di manipolazione mediatica promosso dai vertici della Repubblica Pontificia. Sono tutte manovre con cui essi cercano di deviare la rabbia e indignazione dei lavoratori e del resto delle masse popolari italiane nei confronti dei gruppi imperialisti e il loro spaventapasseri alla Mario Draghi. Dobbiamo dichiarare guerra ai guerrafondai e a tutti i promotori della prostituzione del nostro paese alla NATO e ai gruppi USA. I comunisti, i lavoratori, gli studenti e tutti gli elementi più attivi delle masse popolari della nostra città devono cacciare, senza se e senza ma, chi fa scempio del nostro territorio e della nostra città per fare queste “passeggiate” di guerra.
Una strada c’è. Si moltiplichino le forme di ribellione e sabotaggio della guerra di Draghi e della Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti. Si organizzino assemblee, manifestazioni e azioni di lotta. Cacciamo Draghi. Bene hanno fatto le decine di attivisti di gruppi meridionalisti e ambientalisti della zona orientale di Napoli che all’arrivo della portaerei hanno affisso uno striscione con scritto “No Nato, no war, jatevenne a’cca”. Che tanti comitati contro Draghi nascano in tutta la regione e il paese, che tutte le organizzazioni operaie, popolari, politiche e sindacali esistenti mettano al centro della propria azione la cacciata dell’attuale governo e l’imposizione di un governo al servizio dei lavoratori e delle masse popolari organizzate. Che anche lo sciopero contro la guerra, l’economia di guerra e il governo della guerra del 20 maggio convocato dai sindacati di base sia ambito di organizzazione, coordinamento e riscossa!
La Federazione Campania del Partito dei CARC chiama tutti i compagni, i lavoratori, gli studenti e il resto delle masse popolari a partecipare alla manifestazione contro il governo Draghi che si terrà sabato 14 maggio a Salerno a partire dalle ore 17.00. La partecipazione a questa mobilitazione è una tappa importante della lotta per cacciare Draghi e imporre un Governo di Emergenza delle masse popolari organizzate nel nostro paese. Questo il modo migliore anche per mobilitarsi e coordinarsi verso lo sciopero generale del 20 maggio!