Adesione P.CARC allo sciopero generale del 20 maggio

Il Partito dei CARC aderisce, sostiene e chiama ad aderire e partecipare allo sciopero generale del 20 maggio contro la guerra, l’economia di guerra e il governo della guerra

Il P.CARC aderisce e sostiene lo sciopero generale indetto per il prossimo 20 maggio dal sindacalismo di base e conflittuale con l’adesione di organismi politici e associativi e singoli esponenti della società civile “contro la guerra, l’economia di guerra e il governo della guerra; contro l’invio delle armi in Ucraina e l’aumento delle spese militari; per l’aumento delle spese sociali e dei salari; per il ripristino della scala mobile; per un reddito di base per tutte e tutti”.

Sosteniamo e sviluppiamo la spinta unitaria che caratterizza la costruzione dello sciopero del 20 maggio fino a coagulare in un fronte comune gli organismi, i movimenti e i singoli mobilitati a qualsiasi livello contro la guerra, l’economia di guerra e il governo della guerra. Partendo dalla lotta dei lavoratori GKN contro la chiusura della loro fabbrica, le delocalizzazioni e lo smantellamento dell’apparato produttivo del paese, passando per lo sciopero di USB del 22 aprile, il 25 Aprile e 1° Maggio, arrivando all’assemblea nazionale indetta dal Collettivo di fabbrica della GKN per il 15 maggio e allo sciopero generale del 20 maggio: ogni data, ogni lotta, ogni protesta, tutto indica la necessità di organizzarsi e coordinarsi sempre più strettamente verso l’obiettivo che sintetizza ogni rivendicazione popolare ed è lo strumento  per realizzarla

CACCIARE IL GOVERNO DRAGHI il governo della guerra e dell’asservimento alla NATO e alla UE, della violazione della Costituzione del 1948, della chiusura di aziende, dei morti sul lavoro, dell’impunità per gli stragisti del Ponte Morandi, della privatizzazione dei servizi pubblici e della devastazione dell’ambiente. 

COSTITUIRE UN GOVERNO DI EMERGENZA POPOLARE composto da uomini di fiducia degli organismi operai e popolari e da esse revocabili, disposti e capaci di tradurre in leggi e altre misure le soluzioni indicate da questi organismi: come hanno dimostrato di fare i tecnici, i giuristi, gli economisti e gli ingegneri che proprio gli operai della GKN hanno riunito a Campi Bisenzio per elaborare, su loro indicazione, il decreto legge antidelocalizzazioni e il piano per la mobilità sostenibile.

In questo modo possiamo iniziare ad attuare le misure di emergenza che ci servono: dal ritiro dei soldati e della partecipazione del nostro Paese alle missioni di guerra degli USA e della NATO, alla riduzione delle spese militari e alla chiusura delle basi USA e NATO; dalla nazionalizzazione delle aziende che i padroni vogliono chiudere o delocalizzare a una politica energetica improntata realmente sulla transizione ecologica; dalla calmierazione dei prezzi alla rimessa in sesto della sanità, della scuola e degli altri servizi pubblici.

Solo così possiamo anche solo dare attuazione alla Costituzione del 1948: “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del paese” (art. 3),  “riconoscere a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuovere le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società” (art. 4), “l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali” (art.11), “l’iniziativa economica privata non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana” (art. 41).

Moltiplicare lotte, denunce e proteste fino a rendere il paese ingestibile al governo Draghi e ai suoi padrini e costringerli così a ingoiare “provvisoriamente” un governo d’emergenza, come nel 2018 hanno ingoiato il governo M5S. Un simile governo d’emergenza si avvarrebbe della lezione dei governi M5S, che si sono lasciati infinocchiare e infiltrare: mobilitando su vasta scala le masse popolari, dando un ruolo più importante a organismi aziendali, territoriali e tematici che si moltiplicheranno e rafforzeranno, selezionando collaboratori tra i dirigenti e agenti dell’Amministrazione Pubblica (in primo piano nelle Forze dell’Ordine e nelle Forze Armate), integrandola con elementi affidabili ed epurandola energicamente degli agenti filo USA, filo NATO e di ispirazione nazifascista, renderebbe irreversibile il nuovo corso. Una cosa del genere in Italia avrebbe immediate ripercussioni negli altri paesi imperialisti europei e negli USA: in ognuno di essi tra le masse popolari crescono il malcontento e l’insofferenza per il corso delle cose e tra i gruppi imperialisti sono forti i contrasti d’interesse e di vedute.

Formare organismi operai e popolari in ogni azienda, scuola e territorio, rafforzarli e coordinarli tra loro.

Fare di ogni azienda che i capitalisti vogliono chiudere, delocalizzare o ridurre un centro di mobilitazione contro lo smantellamento dell’apparato produttivo.

Non un uomo, non un soldo, non un lembo di terra per le guerre degli imperialisti USA e della NATO! Mettere fine alla partecipazione dell’Italia alla guerra in corso è l’azione più efficace che le masse popolari italiane possono fare a tutela dei propri interessi particolari e per porre fine o almeno ostacolare la continuazione della guerra e quindi venire in aiuto alle popolazioni colpite.

Nessun sacrificio per mandare armi al governo di Kiev, che usa la popolazione ucraina come carne da macello pur di assecondare le manovre di guerra degli imperialisti USA contro la Federazione Russa.

Nessun sacrificio per arricchire chi specula sui prezzi del petrolio, del gas e dei minerali.

Nessuna tolleranza né contributi pubblici a chi usa la crisi ucraina per espandere il nucleare, le trivellazioni, l’uso del carbone.

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