Estratti dall’articolo “Ancora sulla controrivoluzione preventiva” pubblicato nel 2000 sul n. 6 de La Voce del (nuovo)PCI.
La borghesia ha iniziato a passare dalla democrazia borghese alla controrivoluzione preventiva tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, quando il capitalismo è entrato nella fase dell’imperialismo ed è iniziata l’epoca delle rivoluzioni proletarie. Il passaggio inizia proprio nei paesi dove la democrazia borghese è più sviluppata e le masse popolari hanno conquistato nel corso della rivoluzione borghese maggiori diritti civili e politici: gli USA e l’Inghilterra. I partiti comunisti (che allora si chiamavano socialdemocratici) ebbero una certa percezione del passaggio. Essa si espresse nella controversia tra revisionisti e rivoluzionari sul ruolo delle elezioni ai fini della conquista del potere e sulla combinazione del lavoro legale con il lavoro clandestino, controversia che imperversò in tutti i partiti a cavallo dell’inizio del secolo XX. Ma tra i rivoluzionari, solo i comunisti russi (i bolscevichi) trassero coerentemente le conclusioni organizzative delle loro posizioni teoriche. E non stettero ad aspettare che la borghesia li mettesse fuori legge, come qualche compagno ancora oggi suggerisce di fare.
In Italia prima, poi in altri paesi dell’Europa centrale, in Germania e in Spagna la borghesia instaura regimi fascisti, regimi terroristici di massa proprio perché in questi paesi non ha ancora instaurato un sistema di controrivoluzione preventiva adeguato alla forza della mobilitazione rivoluzionaria delle masse.
Il regime fascista (1922) è un prodotto nuovo e originale della borghesia imperialista italiana. Le classi dirigenti di molti paesi (Europa, America Latina, Asia) lo ammirano, lo studiano e lo imitano. In tutti i paesi la borghesia e le altre classi reazionarie (che proprio in questo periodo si uniscono ad essa e in qualche modo, tramite il capitale finanziario, si fondono con essa) devono affrontare il problema di far fronte al movimento comunista tenendo conto del ruolo nuovo assunto dalle masse popolari nella società. (…)
I vecchi modi di governare non bastano più. Nei paesi dove non è ancora abbastanza attrezzata a prevenire la mobilitazione rivoluzionaria e quindi questa si sviluppa con più forza, la borghesia ricorre ai vari regimi fascisti, regimi terroristici di massa. Le classi dirigenti dei paesi imperialisti più avanzati sono invece più preparate a prevenire, appoggiano l’instaurazione del fascismo dove è necessario ma non lo adottano nei loro paesi.
W.S. Churchill (1874-1965), che dai primi anni del Novecento era uno dei maggiori uomini politici della borghesia inglese, nel 1927 spiegava ai fascisti italiani: “Nazioni diverse hanno modi diversi di fare la stessa cosa … Se fossi italiano, sono sicuro che sarei stato d’accordo con voi, in tutto e per tutto, contro gli appetiti e le passioni bestiali dei comunisti. In Inghilterra finora non abbiamo avuto bisogno di affrontare questo pericolo e di applicare lo stesso intervento chirurgico. Abbiamo il nostro modo di fare le cose. C’è però una cosa su cui non ho dubbi: che nella lotta contro il comunismo noi riusciremo a estirparlo…. Il vostro movimento ha reso un servizio al mondo intero…. L’Italia ha dimostrato che esiste un modo per venir a capo delle forze sovversive, un modo che porta la massa del popolo a una reale collaborazione con l’onore e gli interessi dello Stato”.
(…) Cosa distingue il regime di controrivoluzione preventiva dalla democrazia borghese e dal fascismo?
Il regime della controrivoluzione preventiva si distingue dalla democrazia borghese perché la borghesia abbandona la difesa dei diritti democratici e pone la “sicurezza nazionale” (cioè la stabilità e conservazione del regime) al di sopra dei diritti individuali, civili e politici. Lo Stato non si subordina più al rispetto di essi. Non c’è niente di ciò che è riconosciuto dalle leggi o dall’uso e dal costume come diritto che la borghesia rispetta se nuoce (se reputa che nuoccia) alla stabilità e conservazione del suo regime. Essa non si arresta di fronte a nessuna legge e a nessun delitto. (…) La dottrina della sicurezza nazionale sostituisce per la borghesia la dottrina della democrazia e dei diritti civili e politici dell’individuo. Questa sostituzione esprime in campo teorico il passaggio che si opera in campo politico.
Il regime della controrivoluzione preventiva si distingue dal fascismo aperto (dominio terroristico della borghesia) perché la borghesia usa la repressione e il terrore non contro le masse popolari in generale, ma unicamente contro i rivoluzionari.
A volte diciamo che la borghesia sta conducendo una guerra di sterminio contro le masse popolari. Questa affermazione è perfettamente vera, a condizione di intenderla in modo giusto. La borghesia oggi uccide migliaia di proletari, schiaccia migliaia (e a livello mondiale miliardi) di uomini, donne e bambini, rovina la vita di milioni di persone. Perfino una istituzione borghese come l’ONU ammette che ogni anno nel mondo 11 milioni di bambini muoiono per malattie curabili, fame, malnutrizione e stenti. Sono le vittime della borghesia imperialista. Ma essa non li uccide per mano di soldati, di poliziotti, con la repressione, con le armi, con i campi di concentramento, le camere a gas e la violenza aperta. Lo fa con le sue normali, ordinarie, “pacifiche” misure economiche. Cadono vittime dei rapporti sociali come se cadessero vittime di calamità naturali. La borghesia ti licenzia, ti aumenta il costo del riscaldamento, ti lascia solo acqua inquinata, ti lascia nella miseria, nell’ignoranza, ecc. Ti lascia come unica via di sopravvivenza un lavoro di merda, la prostituzione, la vendita di un rene, ecc. Ma tutto questo non lo impone con i suoi soldati, poliziotti e squadristi. Anzi soldati, poliziotti e squadristi a volte intervengono a reprimere o a alleviare alcune di queste cose, gli abusi.
La borghesia uccide, abbrutisce e tortura migliaia e milioni di persone attraverso i rapporti economici. Ma se tu concepisci i rapporti sociali capitalisti come ovvi, naturali, i migliori possibili, eterni, allora anche queste vittime ti sembrano inevitabili, come lo sono anche le vittime dell’inquinamento, delle calamità “naturali”, degli incidenti sul lavoro, del traffico, delle epidemie, ecc. Perché effettivamente nell’ambito dei rapporti sociali capitalisti ogni conquista delle masse, ogni misura di sicurezza, ogni misura antinquinamento costituisce un costo in più, una nuova spesa generale di produzione, un aggravio che penalizza i capitalisti che la mettono in opera.
Con la controrivoluzione preventiva la borghesia cerca di usare soldati, poliziotti, squadristi e magistrati solo contro i rivoluzionari. Controllo universale e repressione selettiva e silenziosa: essere al corrente di tutto, per intervenire solo in caso di necessità e “con il bisturi” (con “interventi chirurgici”). Questo è l’obiettivo nel regime della controrivoluzione preventiva. (…)
Con la controrivoluzione preventiva la borghesia riconosce che le masse hanno assunto un ruolo nuovo nel movimento della società, ben diverso da quando erano composte di lavoratori dispersi e isolati, ognuno alle prese con le particolarità del proprio signore. Sa di essere seduta su un barile di esplosivo. La sua attività nei confronti delle masse è improntata alla divisione in partiti e fazioni non corrispondenti agli effettivi contrasti di interessi, alla diversione delle loro passioni dai problemi reali verso futilità e immaginazioni, alla promozione di evasione dalla realtà (superstizioni, droghe, spettacoli, miti). Ha sviluppato una raffinata tecnica del potere che utilizza sistematicamente i più moderni ritrovati delle scienze biologiche e psicologiche di cui promuove allo scopo lo sviluppo su larga scala. Ha esteso su larga scala l’uso delle droghe fisiche e spirituali. Quello che la borghesia non può eliminare è l’esperienza quotidiana e capillare dello sfruttamento e dell’oppressione insiti nei rapporti sociali capitalisti.
I cinque pilastri del regime di controrivoluzione preventiva
1. Mantenere l’arretratezza politica e in generale culturale delle masse popolari. A questo fine diffondere attivamente tra le masse una cultura d’evasione dalla realtà; promuovere teorie, movimenti e occupazioni che distolgono l’attenzione, l’interesse e l’attività delle masse popolari dagli antagonismi di classe e le concentrano su futilità (diversione); fare confusione e intossicazione con teorie reazionarie e notizie false. Insomma impedire la crescita della coscienza politica con un apposito articolato sistema di operazioni culturali.
2. Soddisfare le richieste di miglioramento che le masse popolari avanzano con più forza; dare a ognuno la speranza di poter avere una vita dignitosa e alimentare questa speranza con qualche risultato pratico; avvolgere ogni lavoratore in una rete di vincoli finanziari (mutui, rate, ipoteche, bollette, imposte, affitti, ecc.) che lo mettono ad ogni momento nel rischio di perdere individualmente tutto o comunque molto del suo stato sociale se non riesce a rispettare le scadenze e le cadenze fissategli.
3. Sviluppare canali di partecipazione delle masse popolari alla lotta politica della borghesia in posizione subordinata, al seguito dei suoi partiti e dei suoi esponenti. La partecipazione delle masse popolari alla lotta politica della borghesia è un ingrediente indispensabile della controrivoluzione preventiva. La divisione dei poteri, le assemblee rappresentative, le elezioni politiche e la lotta tra vari partiti (il pluripartitismo) sono aspetti essenziali dei regimi di controrivoluzione preventiva. La borghesia deve far percepire alle masse come loro lo Stato che in realtà è della borghesia imperialista. Tutti quelli che vogliono partecipare alla vita politica devono poter partecipare. La borghesia però pone, e deve porre, la tacita condizione che stiano al gioco e alle regole della classe dominante: non vadano oltre il suo ordinamento sociale.
4. Mantenere le masse popolari e in particolare gli operai in uno stato di impotenza, evitare che si organizzino (senza organizzazione, un proletario è privo di ogni forza sociale, non ha alcuna capacità di influire sull’orientamento e sull’andamento della vita sociale); fornire alle masse organizzazioni dirette da uomini di fiducia della borghesia (organizzazioni che la borghesia fa costruire per distogliere le masse dalle organizzazioni di classe, mobilitando e sostenendo preti, poliziotti, affini: le organizzazioni “gialle”, come la CISL, le ACLI, la UIL, ecc.), da uomini venali, corrompibili, ambiziosi, individualisti; impedire che gli operai formino organizzazioni autonome dalla borghesia nella loro struttura e nel loro orientamento.
5. Reprimere il più selettivamente possibile i comunisti. Impedire ad ogni costo che i comunisti abbiano successo: quindi che moltiplichino la loro forza organizzandosi in partito; che elaborino e assimilino una concezione del mondo, un metodo di conoscenza e di lavoro e una strategia giusti, che svolgano un’attività efficace; che reclutino, che affermino la loro egemonia nella classe operaia. Corrompere e cooptare i comunisti, spezzare ed eliminare quelli che non si lasciano corrompere e cooptare.